Sia benedetto il giorno.
Arriveranno a partire da domani, in escusiva per l’Italia su Tim Vision, gli episodi della terza stagione de Il racconto dell’ancella, meglio conosciuta in tutto il mondo come “The handmaid’s tale“, serie tv prodotta da Hulu/MGM ideata da Bruce Miller e basata sull’omonimo romanzo di Margaret Atwood.
Saranno tredici gli episodi della nuova stagione dell’acclamata (e premiatissima agli Emmy) serie distopica ambientata nella misogina e oppressiva Repubblica di Gilead, nei quali finalmente sarà data una risposta ai numerosi interrogativi che ci ha lasciati il cliffangher della seconda serie.
Private della propria autodeterminazione, legalmente stuprate, schiave della riproduzione, oppresse dalla dittatura che non permette loro di imparare a leggere. Tutte le donne di Gilead, ancelle, marte, mogli ed economogli, sono pronte alla Resistenza. C’è ancora un barlume di speranza, nel teocratico mondo dell’America sventrata dal fanatismo religioso, perché il regime dei comandanti sia sovvertito e possa essere restaurata la libertà. June, ovviamente, è pronta a fare la sua parte.
The Handmaid’s tale: dove eravamo rimasti
L’ultimo episodio della seconda stagione si è concluso con un evento fondamentale: la fuga di June (Elizabeth Moss) organizzata dalle Marte e dalla Resistenza ha fatto sì che la piccola Nichole (così ribattezzata da Serena Waterford) fosse tratta in salvo grazie a Emily (Alexis Bledel), incontrata durante la folle corsa verso il Canada e aiutata da Lawrence (Bradley Whitford), comandante di Gilead coinvolto anch’egli nella Resistenza. June, invece, una volta scoperto che il cuore stesso di Gilead è ormai corrotto, decide di restare per distruggere il regime dall’interno e portare in salvo la piccola Hanna, sua primogenita.
Su chi potrà fare affidamento June? Sicuramente su Serena Waterford (Yvonne Strahovski) , che messa da parte la sua imperturbabilità, abbiamo visto sacrificare le velleità di diventare madre per dare a Nichole un futuro da donna libera. Inoltre, le le violenze di Gilead sembrano aver compromesso irreversibilmente la sua fedeltà ai dogmi di un mondo che lei stessa ha voluto creare. Sarà abbastanza determinata e coraggiosa da guidare le altre mogli alla rivolta?
E cosa accadrà a zia Lydia (Ann Dowd)e il Comandante Waterford (Joseph Fiennes)? Mentre la prima giace sanguinante riversa sul pavimento di casa Lawrence, con un coltello conficcato dietro la schiena da Emily, il secondo è stato braccato da Nick (Max Minghella) nella propria stanza, minacciato con una pistola.
The Handmaid’s Tale: anticipazioni terza stagione
I trailer rilasciati da Hulu lasciano ben poco all’immaginazione: la lotta di June per riprendersi Hannah ed eliminare Gilead sarà senza quartiere. Ma per fare questo avrà bisogno di alleati. Potenti alleati, che sarà importante scegliere con cura.
Se dal trailer scopriamo subito che zia Lydia non è morta – lo stesso Bruce Miller ha dichiarato che sua tempra è inscalfibile anche con un pugnale – è molto probabile che sulla donna peseranno le scelte di alcune delle sue ancelle, e che uno sguardo al suo difficile passato, appena accennato nella narrazione di questi ultimi episodi, riesca a domare la sua implacabile severità e fedeltà alla causa di Gilead. Ciò che è certo è il graduale ammorbidimento del carattere della donna, che più di una volta ha fatto cadere la maschera di inflessibile istitutrice mostrandosi materna e – quasi – comprensiva, richiama suggestioni trascorse che sarebbe opportuno indagare.
Rivedremo Nick, che ha finalmente mostrato anche a Fred le sue vere intenzioni, le Marte, che nell’ultimo episodio abbiamo scoperto essere coinvolte nella Resistenza molto più di quanto non immaginavamo, e il professor Lawrence, ideatore del sistema economico di Gilead e implicato nella fuga di Emily. Sarà lui il personaggio cardine sul quale la Resistenza, se davvero comincerà ad avere una forma strutturata, potrà fare affidamento. Ma una domanda sorge spontanea: cosa spinge uno dei pilastri di Gilead a tradire gli ideali di una nazione che ha contribuito a fondare?
Gilead e le Ancelle: mai così attuale
Una Gilead tragicamente sempre più simile alla vera America e al suo volto conservatore. Le politiche anti-trans di Donald Trump, le severe norme antiabortiste dell’Alabama (in arrivo anche in Georgia), la messa in discussione di diritti che si credevano acquisiti, per le donne ma non solo, mostrano Gilead per quello che è: non un futuro distopico, ma ciò che potrebbe emergere dall’incubo di politiche repressive incontrollate.
Del resto, quanto è più simile a Gilead un mondo in cui gli uomini si arrogano il diritto di fare dell’utero delle donne ciò che reputano più giusto?
E ancora: le elezioni europee di qualche settimana fa hanno portato alla luce, proprio qui in Italia, la nuova disposizione del Ministro dell’Interno sul nominativo delle donne coniugate presente sulla tessera elettorale. Al proprio cognome “da nubile” si è aggiunto, d’ufficio, quello del marito: non è forse a Gilead che le donne da riproduzione sono chiamate con il patronimico relativo alla casa a cui sono assegnate?
Possa il Signore schiudere.