DARK PHOENIX chiude una delle saghe più interessanti del panorama Marvel nel modo peggiore possibile. Che gli sceneggiatori e il regista si siano fumati le ceneri da cui risorge la presunta Fenice?
Posso solo gridare … #LumierePerdonali !
Durante una missione di salvataggio Jean Grey viene a contatto con una misteriosa fonte di energia. Tornata sulla terra ella avrà dei poteri sovrumani che però non è capace di controllare.
Non saranno pochi a farne le spese.
Intanto una stirpe aliena pare essere molto interessata al potere della giovane Grey.
Ok. La Disney che tutto muove e tutto rompe e tutto cambia, avendo acquistato i diritti sulla Marvel, ora ha potere decisionale anche sul destino degli X-Men. Quindi questo film doveva necessariamente chiudere il cerchio perché in futuro possa forse ripartire da zero.
Ed è qui il problema. DARK PHOENIX sta esattamente lì, sullo zero assoluto! Non hanno chiuso una saga, ma l’hanno presa, ci si sono puliti il deretano e hanno tirato la catena dello sciacquone.
Ma prima che pensiate che io sia una persona orribile, voglio spendere del tempo per i punti a favore:
1) Jessica Chastain (che presto vedremo nel secondo capitolo di IT) è davvero inquietante e riesce ad esser convincente anche quando recita un copione privo di senso.
2) Jennifer Lawrence – sebbene non le doni molto il blu – fa sempre la sua porca figura, qui nelle vesti di una povera Cassandra del mito greco, me la mostrano fin troppo poco prima di… IO VI QUERELO!
3) Michael Fassbender. Basta una sua ruga perché si aprano le acque in sala; una smorfia di dolore, un occhio languido e sogni di essere piegato al suo volere come un tubo di ferro (ok, stiamo scadendo nel porno! Sorry!)
Tutto il resto è noia.
Non solo la sceneggiatura ha buchi più grandi del buco nero recentemente fotografato nello spazio e non solo non ha alcun senso logico con quanto visto nei precedenti capitoli, ma fa di peggio.
DARK PHOENIX arruola un cast di buon livello per parlare del niente e ridicolizza anche quel poco di appetibile che c’è in un film del genere: i superpoteri.
Dobbiamo necessariamente vedere una ragazza che ha il potere di improvvisare un videoclip musicale in mezzo ai boschi?
Dobbiamo davvero credere che Tempesta sia più a suo agio nello “sfornare” cubetti di ghiaccio per rinfrescare i cocktail piuttosto che governare gli elementi naturali?
Davvero uno dei nuovi Xmen ha il potere di combattere i nemici con le proprie treccine allungabili?
E poi c’è lei, la protagonista, o presunta tale, la Dark Phoenix del titolo, la Jean Grey più insulsa del grande schermo che ha la sola fortuna di avere un viso ormai noto ai più perché eroina di quel GOT che tutti amano.
Eppure Sophie Turner pare più attenta al suo trucco che alla recitazione e non è quasi mai vera. Il suo dramma esistenziale alla Dawson’s Creek in salsa soap opera sudamericana è quasi stucchevole, tanto che non ha senso ricordare ai presenti che ella non possa controllare il suo potere prima di tentare di uccidere mezzo cast. Un tampax avrebbe forse mitigato il suo ciclo corrosivo.
Tra qualche combattimento privo di pathos ed effetti speciali che ci fanno quasi rimpiangere quelli dei film anni ’80, si arriva alla resa dei conti che altro non è che uno scontro confuso e confusionario sull’ennesimo treno in corsa.
In tutto questo poi Magneto e Xavier sono alle solite: anche i loro diverbi di pensiero hanno rotto, la finissero a letto assieme avrebbe un senso.
Che dire poi di quegli alieni venuti da chissà dove per recuperare il potere racchiuso in Jean Grey? Pure le controfigure e gli stuntman hanno avuto maggiore rilievo e personalità.
In definitiva questo DARK PHOENIX che pare più il nome di un gelato, si scioglie sotto gli aliti degli sbadigli che si sono perpetrati lungo tutta la visione. Insapore e scontato.
Di positivo c’è che se non altro è finita. Confidiamo che nel prossimo, lontano futuro, dimentichi di questo scempio, possano fare un film che risollevi le sorti di questi Xmen che ora sono sotto coltri di cenere e banalità.