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Maturità: più che un esame, l’incubo perfetto di ognuno di noi

- 20/06/2019


Alzi la mano chi non ha mai copiato.

Alzi la mano chi non ha provato qualsiasi metodo per sfangarla alla maturità. Siamo in periodo di esami, di quadri, di prove scritte e orali.

L’esame più brutto della vita. Quello che non scorderai mai. Che continuerai a sognare a distanza di secoli. Quell’esame che, per quanto tu possa avere problemi con il lavoro, ansia per una presentazione in riunione, angoscia per un progetto che potrebbe saltare, non sarà mai, e dico mai, come la strizza prima dell’esame di maturità! Quella sfera di incertezza, quella sensazione di essere totalmente nelle mani di un’altra persona.

Il non sapere se quella persona ti valuterà per le tue conoscenze scolastiche o ti farà scontare la sua antipatia per te, cresciuta durante i cinque anni in classe.

La paura di dimenticarsi tutto, di non aver memorizzato niente, di fare scena muta. La paura di ricevere domande che vanno a toccare argomenti, gli unici, che in cinque anni non hai mai studiato.

La spocchia, l’arroganza e la strafottenza con cui ti siedi davanti alla commissione d’esame, pronto ad essere interrogato, crolla in un istante, in quel millesimo di secondo in cui domandano semplicemente “da cosa partiamo?”. Finisce tutto lì. Ma prima di arrivare all’orale ci sono gli scritti

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All’orale, bene o male, puoi sdrammatizzare, impietosire, piangere, svenire, vomitare e comunque riuscire ad arrivare alla fine. In qualche modo. Magari senza dignità, con la consapevolezza di aver “guadagnato” quel voto. Ma hai finito. Allo scritto no. Nero su bianco. Tu, il foglio e le domande. Allora scatta l’ingegno.

DOVE POSSO SCRIVERMI TUTTE LE RISPOSTE?

Quei posti impensabili dove infilare i foglietti illeggibili scritti la notte prima in miniatura. Bigliettini che, per colpa dell’ansia e della fretta, non riuscirai mai a leggere. Quella sudorazione in eccesso che ti cancella le cose che con cura ti sei scritto ovunque, per superare quel momento. La speranza di esserti trascritto in qualsiasi forma possibile le risposte giuste alle domande giuste.

dove nascondere bigliettini esami
Tutti i posti sono validi per nascondere i bigliettini

Le ipotesi più gettonate sono: scrivere sotto la suola delle scarpe, ma dovresti misteriosamente cambiarti calzatura prima di entrare o volare fino a scuola. Nel braccio, ma ci vorrebbe una maglietta a maniche lunghe, giusto un attimo sospetta essendoci 40 gradi. Scritti sulle cosce coperti dai pantaloncini corti, ma avendo messo l’obbligo di un abbigliamento umano (no canottiere, no ciabatte, no shorts) calarsi i pantaloni durante uno scritto non andrebbe bene.

Ai miei tempi per esempio, con il mio gruppo, mettemmo i “bignami” ( i librino con i riassunti per gli esami di tutte le materie), nella scatola dello sciacquone. Quindi sarebbe bastato andare in bagno. Niente. Adesso gli sciacquoni sono tutti incassati nel muro. Non trovando luogo alcuno dove poter lasciare ai posteri dei temi o delle risposte alle prove, non resta che sperare nel suggerimento. Ma anche quello cela delle insidie. In ogni classe ci sono la secchiona o il secchione che, alla maturità, non aprono bocca.

Li potresti ricattare. Minacciare. Nulla. Allora, quando con sguardo tagliente rispondono “non lo so”, quando hanno chiaramente già finito di rispondere a tutte le domande, non ti resta che pregare. E proprio in quell’istante, con la vita che ti passa davanti e il foglio ancora bianco, capisci che stai ripagando tutte le battute e tutte le ingiurie che hanno subito durante l’anno. 

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Che poi diciamocelo. L’esame di maturità è solo culo. Devi avere quel fascio di luce divina che ti avvolge per passare incolume la più brutta ora della tua vita. La fortuna che ti venga chiesta l’unica cosa che ricordi di cinque anni sui banchi. Anni passati a fare scritte sul diario. A scrivere bigliettini a quello che ti piaceva. A fare il registro parallelo per schivare come un pugile le interrogazioni.

Sì, lo so, a tutto questo devo aggiungere “ai miei tempi” perché adesso invece delle scritte si fanno tatuaggi. Invece dei bigliettini d’amore vanno direttamente al sodo nei bagni e si filmano. Al posto del registro di classe si fanno i facsimile delle denunce. Sì, perché oggi se un ragazzo viene interrogato e non è  preparato, scatta l’incontro con il preside e la denuncia al professore per danno alla persona del povero alunno (capra). 

Insomma, si deve studiare. Che poi anche quello a volte non serve molto. Oddio, forse non si può dire. Una cosa è certa: non credete alla baggianata che il voto dell’esame alla maturità vi segnerà per la vita. Quisquilie e pinzillacchere. Io sono uscita con un voto normale e nonostante ciò mi sono laureata, ho trovato lavoro e conduco una vita normale. Il problema principale è smettere di sognare quell’esame! Un incubo ricorrente di un momento terribile  che, nonostante siano passati anni, ancora faccio.

Credo che il mio subconscio desideri continuare a fare questo sogno solo per il gusto di svegliarmi e godermi quell’assoluto relax del pensiero “era solo un sogno“.

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