Who is afraid of gender? (chi ha paura del gender?) Come recita la nota canzone di Immanuel Casto e Romina Falconi.
Prendo spunto da un articolo uscito qualche settimana fa su “La Stampa” di Torino (24/02/2018) dove si dice che il Comune del capoluogo Piemontese ha ritirato il permesso di occupazione di suolo pubblico del Bus-Antigender, un autobus che avrebbe dovuto girare per la città mettendo in guardia i genitori dai pericoli che della teoria del gender può riservare ai loro figli.
Ma esattamente, che cos’è la teoria del gender? E perché fa così paura?
Tutto nasce durante la metà degli anni 90, in USA: Dale O’Leary, attivista cattolica e conservatrice che un paio di anni dopo la Conferenza Mondiale delle Donne del 1995 di Pechino, pubblica un libro dal titolo “The Gender Agenda: Redifining Equality” ove, riportando gli divergenze politiche avvenute durante suddetta conferenza tra i c.d. gruppi “pro-famiglia” e le associazioni femministe e LGBT, inizia a far circolare una visione errata del termine gender (genere),iniziando a parlare di una vera e propria teoria a sé stante, la teoria del gender, riferendosi e travisando i c.d. studi di genere (gender studies) ossia quell’approccio multi-inter disciplinare nato negli anni 70 sulla sessualità e l’orientamento di genere
Secondo la visione di questa nuova teoria, questi studi di genere sarebbero una sorta di estremizzazione dei movimenti femministi laici rivoluzionari tipici di quegli anni che nasconderebbero in verità un progetto chiaro e ben definito di sovversione e distruzione dell’ordine naturale ( dato dalla divinità e non dalla Natura), minando la famiglia e la società, intesa come comunità religiosa, alla base di questo ordine.
Per i suoi sostenitori la teoria del gender affermerebbe che non ci siano differenze tra maschi e femmine e che il sesso, e di conseguenza la sessualità, possa essere scelto e variato al bisogno: sesso e sessualità come status “ liquido” al quale poter passare volontariamente in modo facile e veloce, come un cambio d’abito, a seconda delle occasioni, mescolando i ruoli e appunto sovvertendo l’ordine naturale: che mondo sarebbe quello dove una donna è libera di scegliere il proprio lavoro, tipo l’astrofisico, e magari l’uomo decidesse di restare a casa coi figli? Una situazione del genere sarebbe infatti causa di confusione sociale e i figli crescerebbero con una sessualità confusa, deviata non sapendo bene il proprio ruolo nella società.
Ovviamente la cosa non funziona proprio così… questa teoria mescola differenti teorie ed approcci, da quella queer a quella femminista, creando un sistema unitario, organico ma NON SOSTENUTO dagli ambiti di ricerca che questa teoria tira in ballo. Parlare di teoria o di ideologia gender, è un modo per prendere posizione contro i diritti LGBT o il femminismo, sottintendendo che entro questi due movimenti vi sarebbe una strategia politica nascosta da ricondurre alla più ampia teoria del complotto, creando paura, basata sull’ignoranza e sui pregiudizi, per far passare concetti molto lontani dalla tolleranza e dall’eguaglianza tra esseri umani all’interno della società moderna.