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MADEMOISELLE – Quello che le donne non dicono (recensione)

- 06/09/2019


MADEMOISELLE arriva con 3 anni di ritardo, nonostante fosse stato accolto più che bene a Cannes nel 2016.
Un’opera sontuosa ed elegante e raffinata che conferma la maestria del regista coreano Park Chan-wook.

Anni ’30. La Corea è sotto il dominio giapponese.
Un avido uomo d’affari è intenzionato a sposare la bellissima Hideko per impossessarsi della sua fortuna e perché il suo piano si compia le affianca una dama di compagnia, la giovane Sooke, ragazza coreana che ha il compito di guadagnarsi la fiducia della sua padrona e convincerla che lui sia l’uomo giusto per lei.
Ma il rapporto tra le due donne diventa via via sempre più complesso e ambiguo.

MADEMOISELLE (2016)
La geometrica bellezza di MADEMOISELLE

Il regista coreano Park Chan-wook è ormai un consolidato narratore che ama spiazzare il suo pubblico.
Qui si ispira al celebre romanzo “Ladra” di Sarah Waters, ma sposta l’ambientazione dalla Londra di fine ‘800 alla Corea degli anni ’30.

MADEMOISELLE è un tessuto prezioso che nella sua interezza non presenta imperfezioni sia nella forma che nel contenuto e ogni filo narrativo si interseca perfettamente creando un intreccio via via sempre più interessante e malizioso.

Probabilmente manca un certo cinismo e una certa calcolata crudeltà dei suoi primi lavori come “OLDBOY” (2003) o “LADY VENDETTA” (2005), ma tutti gli elementi della sua poetica, qui, in questo film, Park Chan-wook li assembla con una certa vanità di fondo tipica di chi sa di saper fare il proprio mestiere.

Fin dal principio egli ci inganna e nei tre capitoli in cui il film è diviso andranno a cambiare i toni e le finalità: si passerà quindi da situazioni quasi tragicomiche ad altre più erotiche, dal dramma al thriller fino al genere romantico su cui sono appuntate però due scene quasi horror.
Nel mezzo una storia di tradimenti e morbosità, vizi e virtù, sesso e fantasie saffiche , passione, rivalsa e vendetta.

Le due straordinarie interpreti di MADEMOISELLE: Kim Tae-ri e Kim Min-hee

Nella compiaciuta e geometrica bellezza di MADEMOISELLE c’è però qualcosa che vibra, una melodia nascosta, qualcosa che va oltre il semplice piacere estetico.
Alle scenografie ora claustrofobiche e ora severe, ma bellissime; alla fotografia accurata e celebrativa; alla regia puntuale e minuziosa; a una forma che può apparire mero esercizio di stile si contrappongono due meravigliose creature che riempiono questo opulento contenitore.

Sono le donne di MADEMOISELLE a conferire anima e sangue e umori e potere al film.
Le due splendide protagoniste, l’esordiente Kim Tae-ri e la più nota Kim Min-Hee, donano umanità e verità a due personaggi che difficilmente potrete dimenticare.
La resilienza e l’audacia di queste due donne sono il cuore pulsante di questa storia.

Di fatto quest’opera è un inno alla donna nelle sue infinite sfumature che il limitato (e limitante) occhio maschile può solo scorgere e sottovalutare.
L’uomo, nelle sue perversioni e nella sua patetica ricerca del piacere (sia esso fisico o materiale), guarda alla donna come oggetto di cui servirsi per arrivare ai propri scopi, si fa scudo e vanto della propria cultura e della propria ricchezza che sono solo sterili ornamenti o maschere per celarne disagi e meschinità.

Le donne di MADEMOISELLE sono invece fenici e sirene e guerriere e angeli e streghe, sono appassionate e volitive, sono vive, complicate, profonde come l’oceano, sono fiori che crescono su dura roccia nonostante le intemperie tentino di piegarle e sprofondarle.

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Ossessionato dal trovare delle costanti nelle incostanze degli intenti di noi esseri umani, quando non mi trovo a contemplare le stelle, mi piace perdermi dentro a un film o a una canzone.

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