La scorsa settimana i telegiornali hanno dato risalto ad una notizia, relativa ad una decisione della Corte di Strasburgo “sull’ergastolo ostativo” (ne abbiamo parlato qui), che potrebbe, ma assolutamente non dovrebbe, cambiare, a meno per chi scrive, il nostro sistema penitenziario.
Per capire una presa di posizione così netta, che si spera venga largamente condivisa, occorre spiegare ed analizzare alcuni elementi che bisogna conoscere onde evitare di esprimere un giudizio senza aver cognizione di causa.
Il termine ergastolo in questo caso dovrebbe essere spiegato meglio.
In Italia, infatti, col termine ergastolo si intende sia l’ergastolo condizionale che l’ergastolo ostativo, e solo di quest’ultimo in realtà si è occupata la Corte di Strasburgo.
Differenza tra ergastolo condizionale ed ergastolo ostativo
L’ergastolo condizionale può essere applicato per diversi reati tra i quali: l’omicidio volontario con talune aggravanti, strage dolosa, traffico di esseri umani con circostanze aggravanti quali la violenza sessuale oppure la riduzione in schiavitù, violenza sessuale reiterata, recidiva e aggravata da, ad esempio, prolungati atti persecutori o lesioni gravissime che possano condurre alla morte della vittima, dai legami familiari o ancora da violenza sessuale perpetrata sui minori, alto tradimento e molti, molti altri reati ancora.
L‘ergastolo ostativo, che ha attirato l’attenzione della Corte di Strasburgo, è un istituto tipicamente italiano applicabile solo in caso di omicidio volontario, aggravato con l’associazione mafiosa, in assenza di collaborazione con la giustizia.
Ergastolo ostativo: l’analisi
Sarebbe lecito domandarsi perché l’ergastolo ostativo ed in realtà il carcere duro hanno generato tutto questo interesse e perché più volte sia stata sollevata la questione di legittimità costituzionale, ed infine si sia arrivato a disturbare Strasburgo.
Partiamo col dire che in Italia la pena detentiva non ha scopo punitivo ma riabilitativo. In buona sostanza chi sbaglia va sì in carcere, ma lì deve trovare la strada per migliorarsi, riabilitarsi ed evitare di ricadere negli stessi errori.
Appare evidente, anche a chi è crudo di diritto, che una tale impostazione assomiglia più ad una barzelletta che ad una norma.
Probabilmente il mio essere Avvocato mi ha reso cinica ma, soprattutto alla luce di alcuni fatti di cronaca, ritengo che una pena punitiva ci darebbe una maggiore certezza, o meglio sarebbe una garanzia maggiore, un deterrente più efficace al fine di evitare la commissione di alcuni reati.
Da questa base nacque l’idea dell’ergastolo ostativo, che fu fortemente voluto da due magistrati ed uomini straordinari, Paolo Borsellino e Giovanni Falcone, ed al contempo lo stesso fu fortemente osteggiato da soggetti come Totò Riina.
Per le suddette ragioni chi è condannato al carcere duro non potrò godere di tutta una serie di agevolazioni che sono concesse anche a chi è stato condannato all’ergastolo condizionale. Chi viene condannato all’ergastolo ha diritto ad alcuni benefici, si pensi alla semilibertà, oppure può usufruire di permessi-premio.
Ed ancora, se il detenuto tiene una buona condotta ed un comportamento che induce a credere che lo stesso si sia ravveduto, dopo 26 anni di carcere può essergli inoltre concessa la libertà condizionale.
Nell’ergastolo ostativo nessuna di queste agevolazioni verrà concessa.
L’assenza di queste agevolazioni ha portato la CEDU, in data 13 Giugno 2019, che stava analizzando il caso di un boss mafioso, Marcello Viola, ad affermare che il trattamento cui lo stesso era sottoposto era “inumano e degradante”.
La Corte di Strasburgo, come il resto d’Europa, ignora la pericolosità del fenomeno mafioso, di quanto il suddetto mafioso può incidere sul corretto funzionamento dello Stato e della stessa Giustizia.
La Corte di Strasburgo prima di parlare di trattamento inumano e degradante dovrebbe correttamente informarsi sull’azioni compiute direttamente o commissionate da quegli stessi uomini che oggi invocano il diritto alle cure oppure ad un trattamento più mite.
Dovrebbero forse ricordare che la vita di un bimbo sciolto nell’acido, una donna uccisa, uomini uccisi in delle stragi che rimarranno impresse nelle memoria ha più valore del diritto alla semilibertà o dei permessi premio.
La Corte di Strasburgo DEVE tacere perchè non conosce una piaga che per anni, ed ancora oggi, colpisce lo Stato Italiano. La Corte di Strasburgo DEVE tacere perché non conosce la storia delle vittime dei mafiosi, la Corte di Strasburgo DEVE tacere perché non conosce l’iter che ha portato, nel 1992, all’approvazione del carcere duro e dell’ergastolo ostativo.