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Sri Lanka, dove si uccide in nome di Buddha

- 07/12/2019
sri lanka buddismo


Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare di religione o di credo, e la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, e sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell’insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell’osservanza dei riti.

Articolo 18 della Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo

Assieme al 1° articolo della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo (“Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza” ), il 18 forma il cuore centrale, il più sacro della Dichiarazione Universale, rivolgendosi all’intero genere umano: credenti, non credenti, atei ed agnostici.

Argomento spinoso quella della religione, che ha portato (porta e porterà) allo scontro gli uomini che in nome di una divinità piuttosto che di un altra si sono massacrati nel corso della Storia. 

Spesso, quando parliamo di scontro di “ religioni” o più in generale di scontro di civiltà, come va di moda dire negli ultimi anni, si pensa sempre alle 3 religioni monoteiste, quelle “grandi”, come si suol dire. Le altre religioni considerate “minori” invece passano in sordina, pensando che non abbiamo fedeli (o che il loro numero sia molto esiguo) o che non siano nemmeno una religione: è il caso del Buddismo ( da intendersi in ogni sua corrente), che è comunemente pensato come una filosofia, un insieme di insegnamenti atti a perseguire l’armonia e la pace tra gli uomini, e più in generale con tutti gli esseri viventi.

Vero… ma non verissimo. È il caso dello Sri Lanka, dove già da qualche anno, nel silenzio e nell’indifferenza sia del governo di Colombo che dell’intera comunità internazionale, i buddisti perseguitano gli altri fedeli, con particolare accanimento sui Cristiani e sui Musulmani. 

attentati religiosi sri lanka
Gli scontri in Sri Lanka tra buddhisti e forze dell’ordine (fonte: Nikkei Asian Review)

Perché i buddisti perseguitano i credenti delle altre religioni?

Lo Sri Lanka è un paese a maggioranza buddista di “corrente“ Theravada, letteralmente la scuola degli anziani (diverso da quello Tibetano e da quello sino-giapponese di corrente Mahaiana), e rappresentano circa il 70% di tutta la popolazione. Il resto registra un 12% di Indù, 10% di musulmani e un 8% di cristiani. Nonostante la Costituzione ed altre norme, tra le quali la DUDU, garantiscano il diritto di espressione e di religione, la Corte Suprema nel 2003 ha stabilito che lo Stata debba proteggere costituzionalmente solo il Buddismo, prima religione del paese, e che le altre religioni non abbiano gli stessi diritti.    

Politicamente, il paese è diviso da anni di guerra civile con i gruppi separatisti Tamil (di religione Indù) ed ha visto l’inasprimento del conflitto politico in vista delle ultime elezioni presidenziali del novembre 2019 che hanno visto la vittoria di Gotabaya Rajapaksa. Il neo presidente, che ha avuto un ruolo fondamentale durante la guerra civile guidando l’esercito ed uccidendo migliaia di separatisti Tamil, attraverso la retorica populista dell’uomo forte del “Noi contro loro” e dell’ideologia di tipo conservativo, ha promosso un modello di politica basato sull’ossessione per la sicurezza

Ecco che tutto ciò che è diverso fa paura, minaccia la stabilità. Le altre confessioni quindi sono viste come una minaccia all’unità nazionale che vede nel Buddismo l’unica religione possibile. 

art 18 dichiarazione dei diritti umani
Art 18 della Dichiarazione dei Diritti Umani

Durante questo periodo di pre-elezioni, nel paese si sono moltiplicati episodi di violenza da parte delle frange più estremiste di buddisti verso persone di confessione differente; è il caso degli attentati di Pasqua del 2019 che hanno colpito diverse chiese e un paio di hotel,  facendo oltre 200 morti e 500 feriti

Possiamo parlare quindi di mera violenza religiosa, o si tratta  piuttosto ancora una volta di una violenza politica basata sul diverso, e che vede nella diversità di religione la divisione più insormontabile e temibile? 

Se questo modello politico basato sull’esclusione dell’altro, non troppo diverso da quello che si vorrebbe “importare” anche in altri paesi occidentali, ha portato anche la confessione pacifica per eccellenza che è quella buddista ad uccidere, cosa succederebbe se lo stesso modello entrasse in contatto con confessioni che pacifiche non sono? 

“ L’odio non si spegne con l’odio, ma con l’amore: questa è la legge Eterna.“ 
[Siddhartha Gautama, alias il 1° Buddha] 

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