Ha sfilato domenica sera rendendo orgogliosa l’intera nazione birmana Swe Zin Htet, prima ragazza apertamente lesbica a partecipare al concorso di bellezza Miss Universo. Non suona tropo strano, detto così. Lo è, però, se pensiamo che Swe proviene da una nazione, il Myanmar, dove l’omosessualità è ancora criminalizzata.
Swe Zin Htet non ha vinto, ma ha di certo già iscritto a chiare lettere il suo nome nella storia del concorso.
Dopo la vittoria della sudafricana Zozibini Tunzi, Zin Htet si è scusata con i suoi fans su Facebook e Instagram (dove conta circa 23mila followers) per non aver raggiunto la top 20 scrivendo “sry…“, ricevendo tuttavia numerosissimi commenti di supporto da parte dei suoi fans di tutto il mondo.
La Miss Universe Organization, entre promotore dell’evento, ha anche sostenuto Zin Htet per essere stata “coraggiosa abbastanza” da condividere la sua storia in una dichiarazione pubblicata poco dopo la competizione, commentando la sua partecipazione in una nota: “Siamo onorati di offrire una piattaforma a donne forti e di ispirazione come Miss Universo Myanmar, che hanno il coraggio di condividere le loro storie uniche con il mondo” ha scritto la presidente del gruppo Paula Shugart.
“Promuovere l’uguaglianza”
Nessuna ragazza, in 67 anni di concorso, aveva mai reso nota la propria omosessualità prima di Zin Htet. La concorrente, conosciuta dai suoi fan come “Superman“, ha riferito a Missosology di aver raggiunto la consapevolezza del suo orientamento sessuale cinque anni fa, pur decidendo fare coming out nel tentativo di “promuovere l’uguaglianza” e la “libertà di scelta“. “Ho capito nel 2015 fa quale fosse orientamento sessuale. È personalmente piuttosto impegnativo, ma oggi sento di avere una voce più grande e la posizione migliore per promuovere questa causa“.
“Voglio che il mondo accetti la comunità LGBTQ + e il proprio diritto di scegliere il proprio percorso e la ricerca della felicità”, ha dichiarato Swe a Missosology. Dopo essere stata eliminata, ha pubblicato un collage di foto su Instagram con la bandiera arcobaleno e la parola “Proud”.
Nonostante Zin Htet debba tornare in un paese che condanna la sua sessualità, ha dichiarato al settimanale Glamour che spera che il suo atto di coraggio consenta non solo a più birmani di aprirsi, ma che ispiri anche altri concorrenti di concorsi di bellezza.
Solo lo scorso anno, fece discutere la presenza in concorso di Miss Spagna, Angela Ponce, prima concorrente donna transgender a partecipare a Miss Universo. Nel 2012 la canadese Jenna Talackova fu squalificata dalla gara perché nata biologicamente uomo.
Diritti LGBT in Birmania
La sezione 377 del codice penale del Myanmar, retaggio dell’era coloniale britannica, vieta i rapporti omosessuali, considerai al pari della zoofilia, e, insieme alle multe, prevede una pena fino a dieci anni di reclusione. Tuttavia, negli ultimi anni la legge non è stata mai applicata.
Oltre al divieto generale di rapporti omosessuali, in Myanmar è un crimine diffondere negligentemente una malattia sessualmente trasmissibile, produrre, vendere o distribuire materiali o canzoni dal contenuto equivocabile e addirittura vieta di prendere parte a qualunque cerimonia, anche simbolica, che veda protagoniste due persone dello stesso sesso.
Ovviamente, è del tutto escluso il riconoscimento dei matrimoni gay e delle unioni civili contratti all’estero.