Il prossimo 9 febbraio la Svizzera sarà chiamata al voto per decidere se abolire l’estensione tra i crimini d’odio anche degli episodi legati alla discriminazione e alla violenza omofobica.
La modifica alla norma penale, approvata nel dicembre 2018, ha messo sullo stesso piano l’odio razzista e quello religioso con quello di tipo omofobico. L’autore di un reato contro la norma in questione rischia una pena che può arrivare fino a 3 anni di reclusione.
A sostenere il NO alla legge sono soprattutto i partiti conservatori, populisti e di ispirazione religiosa, come l’Unione Democratica Federale (UDF), i Giovani UDC e l’Alleanza Evangelica Svizzera (AES), i quali temono che, se la legge passasse, si andrebbe incontro ad una limitazione della loro libertà di pensiero, un caso pericoloso di censura. Questo è legato al dibattito circa l’opportunità di estendere il concetto di matrimonio egualitario anche alle coppie dello stesso sesso, ai quali ovviamente i partiti conservatori sono contrari.
Tuttavia, anche alcuni esponenti della comunità lgbt vicini ai partiti conservatori non vedono di buon occhio la legge contro l’omofobia, in quanto vedrebbero nella legge una sorta di “degradazione a minoranza bisognosa di protezione” del movimento lgbt, che invece rivendica la “normalità” anche in queste prerogative.
A sostenere la legge, invece, è la Chiesa Evangelica Riformata di Zurigo, che attraverso il suo presidente Michel Muller si è dichiarata “Totalmente in disaccordo” con quanto espresso dall’Alleanza evangelica, aggiungendo che “Sostenere il referendum che chiede l’abolizione della legge contro l’omofobia è un atteggiamento molto poco cristiano” e che “è poco onesto utilizzare la difesa della libertà di espressione come argomento forte.”
È molto comune che in Svizzera i cittadini vengano chiamati ad esprimersi sulle leggi approvate dal Consiglio Nazionale con un referendum popolare, questo perché vi è un sistema di richiesta molto snello (bastano 50mila firme per proporre un quesito referendario) e non è previsto alcun quorum.
A Zurigo l’omofobia è fuori controllo
La necessità di una legge contro l’omofobia emerge chiaramente se si pensa ai gravissimi episodi che, nell’ultimo anno, hanno interessato la città di Zurigo. Un’escalation di aggressioni, tutti di matrice omofobica, hanno visto vittime giovani ragazzi gay curati “a suon di botte” da violenti balordi di origine straniera.
L’ultimo episodio è stato registrato una settimana fa, a capodanno, quando due ragazzi di 19 e 24 anni, alle 2 di notte e nel pieno dei festeggiamenti per il nuovo anno, sono stati avvicinati da quattro individui sui vent’anni, i quali dopo aver chiesto ai due giovani se fossero gay, hanno prima rovesciato in faccia il cocktail di uno dei due e poi ricoperti di calci e pugni i due malcapitati, ferendoli gravemente in tutto il volto.
Ma è solo l’ultimo caso di una sequenza inquietante di aggressioni, tutti concentrati a Zurigo. Lo scorso 17 maggio, infatti, alcuni ragazzi hanno attaccato uno stand informativo sulla Giornata Mondiale contro l’Omofobia rimuovendo bandiere arcobaleno e distruggendo cartelli e materiale informativo. E il 16 settembre una coppia di ragazzi di 26 anni, nella centralissima zona di Niederdorf, all’uscita da un locale erano intenti a scambiarsi un bacio quando sono stati circondati da 5 coetanei che hanno cominciato a offenderli con termini come “fr*ci”, “str*nzi”, “mostri” e “scarafaggi”.
Questi sono solo alcuni degli episodi denunciati: a margine del gay pride di Zurigo dello scorso giugno si sono registrate almeno tre aggressioni a omosessuali e la help line per crimini d’odio contro omosessuali e transgender delle organizzazioni LGBT registra almeno due casi alla settimana.
C’è un comune denominatore di tutte queste aggressioni? Pare di sì. La testata 20minuten è andata a caccia di risposte intervistando alcuni ragazzi gay.
“Essere insultati fa parte della quotidianità” afferma Marko, 23 anni, avvicinato dal giornalista davanti al club gay Heaven di Niederdorf. Dice di essere stato vittima di un’aggressione solo poche settimane fa con un suo amico: “Volevamo scappare, ma era già troppo tardi. Ci chiamavano “froci” e ci picchiavano. Ho rimediato un occhio nero e delle contusioni“.
Il modus operandi è sempre il medesimo: prima chiedono se si è gay e poi arriva la molestia o il pugno.
Da più parti sembra essere chiaro che faccia parte della quotidianità di un uomo gay a Zurigo essere insultato, vedersi fare lo sgambetto o sputare addosso. Ma perché l’atmosfera nella scena gay della Città sulla Limmat, un tempo rilassata, è diventata tesa? Dietro queste aggressioni ci sarebbero ragazzi di età compresa tra i 20 e i 30 anni di origine balcanica, o svizzeri di seconda nazionalità, magari su di giri per aver bevuto qualche bicchiere di troppo.
Secondo alcuni ragazzi di origine serba intervistati da 20minuten, “i gay possono essere curati con un po’ di botte. Essere gay è una malattia, è contronatura” dichiara un ragazzo, il quale assicura che nel suo gruppo di amici è normale picchiare uomini omosessuali: “Se dei gay si baciano in pubblico devono calcolare di poter essere pestati. La colpa è loro“. Secondo un altro giovane “Essere gay è un difetto nel cervello. Non si può curare“, dichiara. “In fondo si parla di “Adamo ed Eva”, non di “Harald e Peter. Agli uomini veri piace leccare le parti intime delle donne, è sempre stato così“.
fonti: riforma.it, gas.social, 20min