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Ghosting, ecco cos’è la nuova patologia dei Millenials

- 06/02/2020


Ghosting. Ecco il nome della nuova patologia che affligge le nuove generazioni ma che ahimè coinvolge anche noi “avi“.

Si tratta di un fenomeno che prevede, in amore o in amicizia, di sparire senza lasciare traccia. La capacità e la volontà di terminare una relazione senza dare spiegazioni. Chiudere ogni canale di comunicazione con l’altro. Sparire come fantasmi e quindi “il ghost”.

Della serie, ci mancava anche questa! Relazioni profonde, amicizie, condivisione di momenti, risate, lacrime, affetto, tutto sparito nel nulla da un secondo all’altro. La cosa interessante è che ovviamente non c’è una motivazione chiara, non ci sono spiegazioni da dare. Un megapulsantone ON/OFF che viene pigiato senza motivo. Una pratica diabolica che è stata riconosciuta come diffusissima e almeno l’80% della popolazione ha avuto a che fare con questo tipo di esperienza. Come ha affermato anche il New York Times, consiste nel “mettere fine ad una relazione interrompendo tutti i contatti ed ignorando i tentativi di comunicazione del partner”.

Il ghosting è diventato una vera e propria moda. Un po’ alla Mago Merlino, “alakazam“, e da un minuto all’altro non hai risposte a messaggi o telefonate. Invisibili a occhio nudo. Silenziosi e indifferenti alle chiamate o ai messaggi. La totale assenza di interesse nei confronti dell’altra persona. Cancellati i ricordi, i momenti, via tutto. Cestinato. Il Ghoster non ha pietà. Non gli interessa spiegare. È convinto che sparendo dia spiegazioni, che la sua assenza improvvisa e la totale assenza di interesse sia un messaggio chiaro senza però dirlo in faccia.

Generazione dei millenials che, sovrastati da tutti questi mezzi di comunicazione riescono a comunicare sempre meno. Pare che questa patologia racchiuda in se una motivazione ancor peggiore: la fuga dalle responsabilità emotive. L’assenza di carattere di affrontare le cose come stanno a parole, vis-à-vis. 

Ghosting e zomboeing

Il ghoster proprio per questo è anche narcisista, e spinge l’altra persona a dubitare di se stessa, autosvalutarsi accollandosi così ogni colpa. Ma, come diceva Corrado, “non finisce qui!”. Già, perché nella creatività e della ricerca di modi per ferire le persone abbiamo anche lo “zombieing”. Quando, dopo esser sparito senza motivo, il fantasma riappare sotto forma di zombie e rientra nella nostra vita ma solo per controllare non per un vero e proprio riavvicinamento. In generale queste “patologie” rappresentano una strategia per uscire da situazioni scomode con eleganza. Si ma eleganza per loro non per chi la subisce!Sensazione spiacevole. Senso di impotenza. Totale incapacità di comprendere il motivo oltre alla continua attesa di ricevere risposta. E tac, ecco come cadiamo nel controllo totale del prossimo. Senza accorgersene siamo in balia del potere dell’altro. 

Ma quanto diamo modo a queste persone di monitorare il nostro tempo e le nostre emozioni? Quanto tempo ci si mette a uscire dalla sindrome della vittima del ghosting? È tutta una questione di autocontrollo. Di ridimensionare l’altra  persona, senza dare troppa importanza, cercare di rimuoverla con un click altrettanto velocemente.

Chi subisce ghosting rimane traumatizzato e perde fiducia nei rapporti interpersonali perché teme che da un momento all’altro, la persona a cui si è affezionato, possa sparire nel nulla. Quindi perché rischiare ancora? Si va sempre più bella chiusura e nella paura di donarci a chi poi come un fantasma sparirà. A chi avrà solo la funzione di vampiro energetico che una volta preso ciò che doveva prendere sparirà nel nulla come se noi non fossimo mai esistiti. Unico modo è tenere occhi aperti, notare comportamenti ambigui e sperare che il nostro partner non voglia diventare improvvisamente un ricordo solo nostro. 

Ricordare sempre le parole dello psicologo statunitense Wayne Walter Dyer: “Come gli altri mi trattano è il loro percorso. Come io reagisco è il mio.”

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