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GLI ANNI PIÙ BELLI di Muccino : confusi, urlati, appassionati (recensione)

- 28/02/2020
Gli Anni Più Belli (recensione)


GLI ANNI PIÙ BELLI è il dodicesimo passo che Gabriele Muccino compie nella sua personale ricerca del tempo perduto. Malinconico e isterico, fragile e romantico, torna il cinema che guarda agli italiani di ieri che arrancano nel presente.

Giulio, Paolo, Riccardo e Gemma sono amici fin dall’infanzia.
Nel loro percorso verso l’età adulta si perderanno e si ritroveranno mille volte, mentre intorno a loro l’Italia (e il mondo) cambia proiettando paure e speranze sulle persone.

Gabriele Muccino è uno di quegli autori/registi che sembrano non saper raccontare qualcosa che si scosti dal loro vissuto.
Se Ozpetk deve necessariamente affidarsi alle sue “Fate” e alle sue “Mine Vaganti”, Muccino guarda alla sua generazione di uomini e di donne disillusi che maldestramente sopravvivono al presente, costantemente in debito col passato.

Gli anni più belli di Muccino (recensione)
Pierfrancesco Favino e Micaela Ramazzotti in GLI ANNI PIÙ BELLI di Gabriele Muccino

GLI ANNI PIÙ BELLI racconta con tenerezza la vita di 4 giovani ragazzi pieni di speranze che si sono conosciuti nei primi anni ’80. Il loro legame, apparentemente saldo, andrà più volte a rompersi quando cuore e ambizioni si frapporranno tra loro e i loro desideri.
Sullo sfondo, alla televisione, passano gli anni, scanditi da quegli eventi che sono rimasti impressi nella Storia: la caduta del muro di Berlino, Mani Pulite, l’ascesa di Berlusconi, l’attacco alle Torri Gemelle, il Movimento 5 Stelle. E passano alla radio le canzoni che tutti conosciamo su cui spicca la voce di Baglioni che ha composto anche un brano per questo film.

Muccino cerca di trovare le ragioni che ci portano a deragliare, a sbagliare, a ferire le persone che più amiamo, a ripercorrere gli errori dei nostri genitori che tante volte abbiamo rinnegato e giudicato; e talvolta sembra riuscire a stringere tra le mani i cuori pulsanti dei suoi personaggi, a scandirne il battito, a leggerne l’anima, ma poi… si perde tra banalità e ridondanze e cliché.

Puntualmente i personaggi dei suoi film (ma diciamo di buona parte del cinema nostrano) per parlarsi devono urlarsi contro, devono imbruttirsi, accanirsi, accusarsi, come se fossero incapaci di far sentir la loro voce.
Ma – sarebbe opportuno ricordare – questo evidenzia più i difetti che i pregi di una recitazione che è quasi sempre innaturale. Lo si evince nella prova attoriale dei suoi giovani interpreti che tentano di ricalcare modi e toni dei loro corrispettivi e modelli adulti, ma inciampando su troppa teatralità che non appartiene a quella generazione.


GLI ANNI PIÙ BELLI trova una sua ragione di essere proprio quando invece suggerisce, immagina, traccia delicatamente gli impeti trattenuti e quando sono gli attori principali a scendere in campo.
Si evince il desiderio di riscatto e di accettazione nei gesti di un contenuto Pierfrancesco Favino; tocca il cuore la perseveranza di sopravvivere a se stesso di un ottimo Claudio Santamaria.

Ma è sopratutto negli slanci del cuore e di un amore non vissuto che Muccino riesce a volare poco più in alto, libero, senza freni e senza troppa retorica. Il bravo Kim Rossi Stuart veste i panni di un insegnante senza cattedra alle dipendenze di una madre ammalata, incapace di costruire un rapporto solido col sesso opposto, ma perdutamente innamorato di colei che gli spezzò il cuore da ragazzo. Una sempre uguale Micaela Ramazzotti è la ragazza dal carattere turbolento, colei che volontariamente o meno mette in discussione ogni cosa, ogni equilibrio, poiché lei per prima manca di un equilibrio, sempre in difetto, che pensa di non meritare niente e che si accontenta di quello che le viene dato.

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Il cast de GLI ANNI PIÙ BELLI di Gabriele Muccino

Per tutti i protagonisti arriverà una redenzione dopo anni trascorsi a sbagliare e nella notte di un capodanno guarderanno al futuro con la consapevolezza che qualunque direzione essi possano prendere l’importante è tenere con sé le cose che fanno stare bene. Eppure lo sguardo incerto di Gemma, su cui aleggia per una frazione di secondo un’ombra di paura (?), ci fa presagire che forse la felicità è adesso, forse già dimenticata nella giovinezza e che forse GLI ANNI PIÙ BELLI sono già stati vissuti. Ora tocca ai nostri figli vivere, sbagliare, amare, ricordare.

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Ossessionato dal trovare delle costanti nelle incostanze degli intenti di noi esseri umani, quando non mi trovo a contemplare le stelle, mi piace perdermi dentro a un film o a una canzone.

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