Sedicesimo giorno di quarantena.
Ieri notte in molti hanno svuotato i supermercati h24 di tutta Italia. I General Managers della grande distribuzione brindano mentre io rimango attonito per la seconda volta in due settimane, per la stessa vicenda. Insomma, la storia non insegna e la mamma degli scemi è una neocatecumenale amena a parti trigemellari…
Detto questo oggi volevo porre le mie riflessioni sui lati positivi della cattività forzata.
Devo ammettere che è alquanto arduo per uno zingaro felice come me essere recluso!
Mantenere la distanza di sicurezza di almeno un metro. Chi di voi non ha quell’amico o quella conoscenza che per ogni affermazione tira pacche o schiaffetti alla spalla? Ecco, ora per legge non lo possono fare più! Abbiamo momentaneamente interrotto i “tocchini”, quella simpatica categoria di persone che volontariamente invadono e stuzzicano quella privatissima area invisibile attorno a noi. Finalmente queste persone dovranno rimanere al posto loro. Noi tutti dobbiamo prendere spunto dalla Capoeira quella lotta- danza angolese- brasiliana dove i due contendenti non si devono toccare mai!
Lavarsi le mani accuratamente. Ricordo che qualche anno fa lavoravo per una ditta che si occupava di import export di fibre di carbonio. Il titolare, attempatissimo abruzzese dagli indubbi talenti circensi (un pagliaccio sfondato di soldi) mi aveva preso in simpatia e, quando voleva, mi ordinava di seguirlo in giro per l’italia e all’estero. Capitava spesso che ci fermavamo in autogrill per “cambiare l’acqua al pesce” [cit.], anche perchè sospettavo di una sua disfunzione prostatica. Una volta ultimata la procedura di svuotamento vescicale, io mi fiondavo a lavarmi le mani. Lui invece si dirigeva al bar: “Ti tì lavà li mane gne le femmene!” e rideva. Ammesso e non concesso che il lavaggio delle mani non sia assoluta prerogativa femminile, oggi possiamo rivendicare che dobbiamo lavarci le mani spesso: tutti, tuttissimi!
Evitare gli assembramenti con molte persone. Questa è una vera e propria manna dal cielo. Rifletteteci bene. Ma a chi piace veramente l’effetto sardina in scatola per festeggiare, partecipare a conferenze, danzare o ascoltare musica? Per un po’ di tempo la sventurata ipotesi di ritrovarsi accanto ad un devoto dell’ascella pezzata è scongiurato!
Rimanere a casa. Mi è accaduto più volte di dover trascorrere interi giorni nelle mura domestiche. Dovete sapere che quando ero piccolo accadeva spesso che non si poteva uscire a causa delle nevicate copiose che si accumulavano nel territorio circostante la Majella. Mio padre comunque doveva andare a lavoro dato che era “La Signora Guardia di Gessopalena”: l’unico lavoro declinato al femminile in Abruzzo… -in effetti il Guardio fa un po’ schifo a sentirlo-. Io e i miei fratelli stavamo a casa con nostra madre, anch’essa bloccata con noi dato che anche la sua scuola era chiusa. Mia madre tirava fuori il valigione delle foto e ci raccontava di quei momenti impressi sulla carta stampata. Organizzava il lavoro domestico coinvolgendoci nel pulire, riordinare e riorganizzare la casa. Inoltre, noi tre figli maschi, eravamo obbligati ad entrare nel suo tempio personale: la cucina! La aiutavamo ad impastare, friggere, guarnire e decorare qualunque cosa fosse commestibile e ci ripeteva a mo’ di mantra “ dovete imparare a farlo! Non troverete mai una donna come me!”. Nel frattempo, nell’alto dei cieli, Sigmund Freud ci osservava rabbrividendo….
Questa parentesi malevola che ormai noi tutti, sessanta milioni di italiani, stiamo vivendo all’unisono
sarà, forse, solo un ricordo.
Come la nevicata del ’56.
e speriamo che ci sia una futura Mia Martini a cantarla….