Ventiseiesimo giorno di quarantena.
La situazione non cambia. Gente per strada noncurante del rischio. Cani stremati che ormai hanno fatto pipì ovunque. Forse il messaggio non è chiaro: stiamo vivendo una pandemia globale e chiunque può essere contagiato. Inoltre aumentando i ricoveri, se, malauguratamente vi rompete un osso, vi affettate una mano o siete colpiti da un infarto, non troverete posto in ospedale. E non lo troveranno nemmeno le persone che diligentemente stanno a casa in quarantena. La gente muore, muore sul serio e la vita delle persone non vale una passeggiatina oppure un video per dimostrare che in giro non c’è nessuno. Oggi è volato via un altro zio, Zio Nicola, fratello di zio Leonardo morto ieri per coronavirus. Ero molto legato a lui, è la copia identica di mio nonno! Ogni volta che mi vedeva era “Wué Ciaramelle (patronimico di famiglia)!” Ed era subito unione, festa, tavola imbandita per Zio Nicola e Zia Erminia di ritorno dalla Svizzera.
Era Famiglia.
La cosa più crudele in assoluto è che nessuno della mia famiglia potrà partecipare alle esequie. Non abbiamo il diritto di porgere l’estremo saluto ai nostri cari.
Oggi però ho assistito ad una delle più belle forme di unioni mediatiche.
Oggi le radio di tutta Italia si sono unite per ricordarci che facciamo parte di una comunità. Legati dalla stessa lingua madre e dalla stessa voglia gioiosa di vivere di noi italiani. La radio, inoltre, è il mezzo di comunicazione che in questi giorni mi ha aiutato a risollevarmi dalla costrizione casalinga. Le mie “incursioni” da “redattore in quarantena” su Radio Delta1 mi hanno dato la possibilità di sforzarmi a vedere il lato positivo di quello che, mio malgrado, sono testimone dal primo giorno in Italia.
Ringrazio dal profondo del mio cuore MaryJo e tutta la redazione di Radio Delta 1.
E ringrazio voi che state leggendo quotidianamente le mie parole.
Vi riporto il mio intervento fatto oggi in onda. Libere riflessioni su quel mezzo di comunicazione che ci seguirà ovunque noi vogliamo andare…
W LA RADIO
Bhè la radio c’accompagna da tanto, da sempre. È nelle case, nell’aria tra la gente. È nella storia delle persone e delle famiglie.
“Alza il volume della radio” si dice quando passano una bella canzone per sedimentare un ricordo.
“Sei come una Radio” si dice a chi parla costantemente.
E poi “Con la radio si può scrivere, Leggere o cucinare, Non c’è da stare immobili, Seduti lì a guardare, E forse proprio questo,Che me la fa preferire È che con la radio non si smette di pensare” come cantava Finardi….
Ricordiamolo: la radio è una invenzione italiana che ha avuto una diffusione planetaria.
C’era una radio, mi raccontava mia nonna Angelina, che messa a volume basso basso da suo padre era accesa per difenderla dalla paura, quando il rumore delle bombe era il costante sottofondo di un’Italia in guerra.
C’era una radio, Radio Londra, che il venticinque aprile del ’45, annunciò che “la guerra è finita!”
C’era una radio quando i nostri genitori si sono innamorati. Nel loro primo candido abbraccio in una cinquecento, il sottofondo del loro amore.
C’era una radio quando l’Italia vinse il mondiale. Era l’82 ed erano tutti al mare.
C’era una radio che suonava nella Peugeot di mio padre, mentre mia madre si contorceva nel travaglio per mettermi al mondo e cantava Battiato per distrarsi dal dolore. “Cuccuruccù paloma!” tra una contrazione ed un altra.
C’era una radio accesa quando ho baciato per la prima volta, e la seconda e la terza ancora…
C’era una radio anche quando ho dedicato una canzone al mio Amore.
C’è una radio che trasmette tutti i giorni un segnale alle stelle, chissà se poi qualcuno ne catturi le frequenze…
C’è una radio che trasmette tutti giorni a Whuan in Cina ed ha accompagnato la quarantena di chi era militarmente costretto a casa.
E c’è una radio che trasmette mentre vi dico queste cose. Una radio che ha accolto le mie parole che nell’aria si propagano e raggiungono anche chi mi è più distante.
Una radio che mi ha fatto uscire con la mente da queste quattro pareti, simbolo costante, di questo pericolo imminente.
Evviva le radio di tutto il mondo, evviva chi le ascolta e chi le tiene come sottofondo…
della propria vita…
che ricomincerà sempre e per sempre.