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CORONAVIRUS. Diario di un redattore in quarantena -Giorno 27-


Ventisettesimo giorno di qarantena.

Il demone della Casalinga ha preso il sopravvento.

Questa mattina mi sono svegliato senza sveglia alle 7.15 minuti.

Mentre metto su la moka sento solo due ambulanze passare. Finalmente, forse, sta diminuendo il flusso mattutino delle sirene.

Mentre rifletto su come organizzare il mio sabato, – Ejàlamiseria! È sabato!– , fissando il vuoto nella cucina, catturo con gli occhi uno spruzzatore viola. Sgrassatore a base di candeggina. Unico ed inimitabile. Lo fisso meditabondo come il Dalai Lama in preghiera ascetica nella sua villa a Miami. Lui mi fissa con sguardo ammiccante tentando di sedurmi con le sue sinuose curve progettate da un designer qualunque di Taiwan.

Vuoi vedere la schiuma? Dai! Dai, oggi voglio sterminare batteri con te! Schiaccia il mio grilletto e ti renderò un uomo felice…”

“Ma ti ho usato ieri e l’altro ieri. Ho fatto persino due volte le piastrelle!”

Non è abbastanza, credimi, mi devi spruzzare su tutte le superfici di nuovo… non te ne pentirai… sarà un grande piacere detergere casa ancora una volta… Devi usarmi in tutte le posizioni… in tutti i luoghi, in tutti i lati…

“Ma non era la canzone di Scanu!?”

Pazzo! Tu devi pulire… pulire! Pulire! PULIRE!!!!

E fu così che ho spolverato tutte le superfici, igienizzato tutte le maioliche, lavato anche le intercapedini delle saldature del ferro battuto del cancello, aspirato fino all’ultimo acaro delle poltrone, poi ho anche scopato.

Solo il pavimento.

Questa attività è stata assolutamente terapeutica: ho sfogato la frustrazione e l’odio che covava dentro di me. Essere uccelli in gabbia è terribile. Meglio essere uccelli in gabbia in voliere pulite.

Ecco, pulendo ho lavato nel mio animo quella frustrazione terribile.

Consiglierei a tutti di annientare il germe emozionale dell’intolleranza in questo modo.

Ma così non è….

Prima di sedermi nella mia postazione di scrittura mi sono fatto un giro nei social. Mai come oggi ho notato quanto tempo passino le mie conoscenze a filmare, postare e sputtanare il prossimo. Dietro le tende dei loro domicili, come cecchini nazisti sulla linea Gustav, mandano foto segnaletiche, urlano come ossessi e scaricano la loro frustrazione a passanti, avventori, ciclisti, netturbini che sono per strada.

La parte intollerante del paese pareva dormiente sui balconi cantanti. Tra un Fratelli d’Italia e un Sarà perchè ti amo, l’unità e la solidarietà pareva ristabilita come quando Grosso segno l’ultimo rigore a Berlino nel 2006.

Invece no!

La nostra parte intollerante, come un’ orrenda fenice di nome Giorgia, è risorta dalle ceneri. C’è sempre un valido motivo per incazzarsi con qualcuno. Che sia negro, frocio, donna, runner, padrone di cane, l’odio torna sempre a galla. Non c’è nulla da fare…

Avrei dovuto immaginarlo però…

Ora siamo rinchiusi in casa, ma fino a qualche mese fa eravamo una popolazione assolutamente divisa e scomposta che si urlava contro a prescindere. Pesci azzurri contro Verdani, Fratelli di Melma contro Radical chic e così via.

Rinchiuderci tutti in casa, per chissà quanto tempo, non è il modo sociologicamente corretto per educare una nazione, soprattutto se essa è bombardata da informazioni che aumentano l’asticella dell’ansia. Il corso del dibattito democratico del popolino, che si interfacciava nei mercati, nelle piazze e nelle stazioni, è stato sospeso e con esso il confronto tra pari cittadini che in qualche modo converge gli umori.

Ora rinchiusi in casa tutto è stagnante: pensieri, parole e idee.

Chissà cosa accadrà quando usciremo dalle nostre tane per riveder le stelle.

Nel frattempo vi consiglio vivamente di trovare il vostro detergente del cuore per scaricare la tensione pulendo e scopando.

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Di origine Abruzzese, ma ramingo come un nomade. Di molteplici interessi ogni sabato su Bl Magazine con la rubrica BL LIBRI.

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