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NUOVO CINEMA PARADISO: il cinema come luogo sacro e di memoria della collettività

- 30/03/2020


Vattinni! Chista è terra maligna!

Nuovo Cinema Paradiso

Credo di aver visto numerosi film ma davvero pochi sono riusciti a toccarmi dentro come Nuovo Cinema Paradiso. Probabilmente solo Volver di Pedro Almodovar e Rocco e i suoi fratelli di Luchino Visconti sono riusciti a destabilizzarmi per giorni e di più. Poiché un’opera come questa, che continua a scorrere impetuosa nel cuore di chi l’ha vista a distanza di anni, andrebbe accolta più in maniera sentimentale che ragionata, cercherò di essere quanto più oggettivo possibile.

Un debutto fallimentare e un futuro da classico del cinema

Quello di Nuovo Cinema Paradiso è stato un percorso unico e meraviglioso, un film dato praticamente per spacciato alla sua uscita nel 1988 e notato soltanto l’anno successivo al Festival di Cannes del 1989 dove ottenne il Grand Prix Speciale della Giuria fino a conquistare l’America, diventando uno dei film in lingua straniera più amati di sempre. Dopo aver ottenuto l’ambito Oscar come miglior film straniero esattamente 30 anni fa, il 26 marzo del 1990, è praticamente diventato istantaneamente un classico del cinema mondiale.

Verrebbe da dire un’arte davvero strana ed imprevedibile quella del cinema. A tal proposito Steven Spielberg disse alla cerimonia dei David di Donatello 2018: “Ai ragazzi dico credete sempre alla vostra voce interiore, non rinunciate mai alle vostre idee”. In effetti il regista del film Giuseppe Tornatore all’uscita del film aveva solo 32 anni, giovanissimo, eppure con un’altra, ma già poderosissima, regia cinematografica alle spalle, ispirata alla vita del boss della camorra Raffaele Cutolo, “Il Camorrista” del 1986.

Franco Cristaldi e Giuseppe Tornatore agli Oscar 1990

Come detto in precedenza il film,  prodotto da Franco Cristaldi, fu alla sua prima uscita un disastro assoluto, ottenendo uno “strano” successo solo presso una piccola sala di Messina. L’accoglienza fu talmente disastrosa che il regista, in una recente intervista, ricordò come il gestore della piccola sala messinese, oggi non più esistente, invogliasse la gente ad entrare gratis ed addirittura ripagare il pubblico di tasca propria se il film non fosse stato gradito. Tuttavia il primo montaggio del film di 173 minuti non ottenne mai il favore del pubblico e della critica, giudicandolo a tratti (secondo me molto ma molto ingiustamente) prolisso.

Fu per merito di un’intuizione del produttore (sforbiciò gran parte della storia tra Salvatore ed Elena) a rimontare un’edizione internazionale del film della durata di 123 minuti e a renderlo fruibile per il mercato estero dopo la presentazione al Festival di Cannes del 1989. Il successo fu strepitoso ed inarrestabile, coronato dall’ambita statuetta agli Academy Awards del 1990, diventando col tempo uno dei più celebrati ed iconici film della storia del cinema.

Ad oggi l’edizione più vista e conosciuta è certamente l’edizione internazionale voluta da Cristaldi la quale sembra configurarsi più come una nostalgia del passato filtrata attraverso gli occhi del cinema. Tuttavia il (vero) film concepito da Tornatore è molto più complesso di ciò che potrebbe sembrare.

Nuovo Cinema Paradiso: l’ultimo incontro tra Totò ed Elena (solo nella versione integrale)

La trama è piuttosto semplice ed è nota ai più. Si basa sull’amicizia tra un bambino di nome Salvatore di Vita detto Totò (interpretato da Salvatore Cascio nel suo periodo infantile, considerato un bambino prodigio all’epoca del lancio del film, da Marco Leonardi nella fase adolescenziale e da Jacques Perrin nella fase adulta) e un proiezionista di nome Alfredo (interpretato da un indimenticabile Philippe Noiret), nel paese immaginario di Giancaldo, nella Sicilia del dopoguerra. Intuite le capacità di Salvatore, Alfredo spingerà sempre di più il ragazzo fuori dalla sua terra natìa verso la carriera di regista, facendolo rinunciare per caso (o probabilmente per calcoli di Alfredo) al suo amore per una donna, Elena. Tornato a casa dopo trent’anni per il funerale del vecchio proiezionista ripercorre i ricordi della sua vita, dalla sua amicizia con Alfredo fino suo amore tormentato per Elena.

A ben vedere, e soprattutto per chi conosce il cinema successivo di Tornatore, il film non è proprio una celebrazione nostalgica dell’arte cinematografica in senso stretto, quanto piuttosto un’autobiografia sognata attraverso il cinema stesso.

Basti pensare che la maggior parte dei luoghi mostrati nel film, a parte la piazza centrale di Giancaldo, sono realmente quelli in cui il regista è cresciuto, come ad esempio le città di Bagheria e di Cefalù alle porte di Palermo. Da notare che Giancaldo è il nome del monte che sovrasta Bagheria.

La prima parte del film è sicuramente quella più leggera, in cui Tornatore ricostruisce abilmente l’immaginario popolare siciliano del dopoguerra, poverissimo ma animato da un’innata umanità ed allegria. C’è il pazzo del villaggio che pretende di avere per sé la piazza dopo la mezzanotte, il prete intransigente che censura i film ritenuti sconvenienti per la povera comunità di Giancaldo, la prostituta che accende le prime fantasie degli adolescenti… una folta folla personaggi macchiettistici tanto cari a Tornatore che sembrano provenire dal cinema di Fellini. Il luogo principale d’incontro di questi personaggi è il cinema nella piazza centrale, un cinema inteso non semplicemente come svago ma come essenza stessa di una società che riprendeva a sognare dopo la guerra ma anche un cinema che svolge la funzione di formatore della memoria collettiva di un popolo.

Nuovo Cinema Paradiso: Totò bambino seduto nel cinema in una scena del film

Probabilmente la seconda parte, riferendomi all’edizione integrale, in cui vene raccontata l’adolescenza di Totò risente di lungaggini di sceneggiatura ma è un punto assolutamente cruciale del film: la goliardia, la povertà ma in fin dei conti piena di speranza verso il futuro lascia spazio all’amarezza. La consapevolezza di vivere in una terra difficile e l’illusione di un amore non realizzato spingeranno Totò a cercare fortuna verso il continente per trenta lunghi anni, anche grazie all’azione di Alfredo diventato per Totò un padre-amico ideale. Solo la morte di quest’ultimo spingerà Totò, ormai famoso ed acclamato regista, a tornare nella sua terra natale, a confrontarsi coi fantasmi (e con l’amore mai dimenticato) del suo passato, mentre la Sicilia in cui era cresciuto, compreso il Cinema Paradiso, stanno per essere spazzati via per sempre ma non dalla memoria di chi a Giancaldo aveva vissuto per tutta la sua vita. Commovente la finale distruzione del cinema mentre il pazzo del villaggio rivendica ancora la sua proprietà sulla piazza, ormai sommersa da automobili.

A dominare sul film e a legare i suoi episodi svetta, intramontabile, la colonna sonora di Ennio Morricone. In effetti quello creato da Giuseppe Tornatore e da Ennio Morricone è un connubio così perfetto di immagini e musica da non riuscire minimamente ad immaginare questo film senza la musica del grande compositore italiano. La musica di Morricone composta per il film non funge semplicemente da accompagnamento agli episodi del film ora divertenti ora tristi e nostalgici ma si impadronisce con forza della nostra anima restituendo allo spettatore l’esatta essenza della struggente vita di Salvatore Di Vita.

https://www.youtube.com/watch?v=2AOWWTilu6Q
Nuovo Cinema Paradiso: Scena finale

La Sicilia nel cinema di Giuseppe Tornatore

La Sicilia con le sue tradizioni, la sua storia millenaria, la sua gente, i suoi paesaggi sconfinati e ricchi di contrasti ha da sempre catturato la suggestione e la fantasia dei registi e non è un caso che Giuseppe Tornatore sia probabilmente il più grande, o quantomeno, il più internazionale regista italiano degli ultimi trent’anni. Ma perché la Sicilia agli occhi dei registi appare così affascinante? In una recente intervista il regista ha riposto molto semplicemente che “la Sicilia è Cinema”, alludendo al fatto che essa sia un serbatoio inesauribile di storie, drammatiche o comiche nonché un autentico palcoscenico all’aperto.

Nei suoi film di ambientazione siciliana esso sembra catturarne l’essenza ed addirittura la luce e i profumi, soprattutto nei successivi Malèna e Baarìa, purtroppo opere poco apprezzate, o meglio, poco comprese dalla critica nostrana. Nonostante le ricostruzioni sceniche siano vigorosissime è sbagliato considerare le operazioni di Tornatore alla stregua di grandi opere a sfondo storico – sociale come ad esempio La meglio gioventù di Marco Tullio Giordana. Esse sono più che altro delle rievocazioni quasi in chiave mitologica sella sua terra natia, una sorta di Sicilia ideale, (da notare che nei film di Tornatore alle ambientazioni siciliane autentiche non corrisponde mai un luogo realmente esistente), osservate attraverso il filtro del ricordo.

La fotografia candidata all’Oscar di Lajos Koltai in Malèna (2000)

Ecco quindi alcuni motivi ricorrenti che legano Nuovo Cinema Paradiso, L’uomo delle stelle, Malèna e Baarìa come ad esempio l’attenzione per gli aneddoti popolari che vanno dalle antiche processioni paesane ai primi amori, al signorotto del paese, alla vecchiette che spettegolano fuori dalla chiesa, ai giochi dei grandi fino al dramma della guerra, alla ricostruzione e al significato della militanza politica, tutti dominati dalle note di Ennio Morricone.

Nuovo Cinema Paradiso è uno di quei film che restano impressi nel cuore dello spettatore per tutta la vita. Un cinema non fatto di calcoli e perfezione ma di passione ed emozioni forti. Un’indelebile inno alla vita, all’amore e la bellezza del cinema, arte straordinaria ed avvolgente come quei baci finali proiettati sullo schermo a cui il regista Salvatore Di Vita non riesce (nessuno ci riesce sigh!) a sottrarsi alle lacrime.

Da visionare rigorosamente in versione integrale per cogliere in pieno il senso del film.

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