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Il vibratore: un vero alleato delle donne in quarantena.

- 29/03/2020


Se vivi da sol*, con i tuoi genitori o con * tu* coinquili*, lontan* dal* tu* partner anche tu starai riscontrando l’ennesimo effetto collaterale della quarantena: niente baci, abbracci, grattini. Ma soprattutto niente sesso.

Premessa: In questo articolo parlerò prevalentemente di donne in coppie eterosessuali, soprattutto nella seconda parte dell’articolo. Perché il punto non è il sesso di per sé ma i rapporti fra persone: e molti dei rapporti di potere fra maschi e femmine si giocano sulla sessualità.

Il sesso è un bene di prima necessità?

Certo, il sesso non è indispensabile ma sicuramente fa parte della nostra vita. Leggo di donne e uomini, sposati e non, che si lamentano di dover stare necessariamente a casa con il proprio marito/moglie/compagn*, che non lo sopportano più, che hanno bisogno di spazi (in Cina il numero dei divorzi si è triplicato. Probabile che ciò accada anche in Italia!).

Ma tantissime altre persone hanno il problema opposto: non vedono e non possono vedere * propr* compagn* da settimane. Certo, alcuni possono vedersi rimanendo a distanza, facendo la spesa insieme ma ognuno per il proprio nucleo familiare, altri invece solo via Skype per colpa della distanza. Sicuramente il sesso, a meno che state passando la quarantena insieme (fortunelli!), è estremamente vietato (cosa più del sesso è “a stretto contatto” in effetti?!).

In un momento di ansia e stress come questo, come si fa per distendersi? Beh, per chi ha la possibilità, la soluzione viene da se: vibratore.

Parlo a nome di chi ha la possibilità di utilizzarlo: non essendo un bene di prima necessità non lo puoi reperire nei sexy shop (attualmente chiusi!) e non puoi fartelo mandare da Amazon o simili. Però scommetto che in tantissim* ne hanno uno nel cassetto o ne hanno comprato uno quando era possibile, anche se hanno paura ad ammetterlo e non lo dicono in giro.

Certo, la privacy è fondamentale, ma siamo certi che sia solo questo? Moltissime donne hanno timore di confessare di masturbarsi (figurati di avere un giocattolino che aiuta!) per paura di essere giudicate male. E’ arrivato il momento di mettere le cose in chiaro.

Iniziamo però con un po’ di storia. Riprenderemo il discorso fra un po’, ve lo prometto.

La storia del vibratore

Oggetti di forma fallica erano usati per pratiche sessuali almeno dall’antica Grecia, ma il primo oggetto vibrante per la stimolazione genitale femminile fu usato in Francia nel 1734: venne chiamato “tremoussoir”, funzionava tramite un meccanismo a molla e veniva utilizzato come pratica medica per curare le donne affette di isteria, senza alcuna connessione dichiarata con il sesso (sicuramente avrete visto il film Hysteria del 2011).

Precedentemente a questi macchinari, i medici (che erano prevalentemente uomini) utilizzavano la masturbazione manuale per dare sollievo alle pazienti. Quindi, in soldoni, il vibratore è stato inventato non per il piacere femminile ma per facilitare il lavoro dell’uomo e per evitare loro i crampi alle mani.

Meglio non pensarci, va’.

Scena del film “Hysteria” di Tanya Wexler del 2011

Nel 1869 un fisico statunitense mise a punto il “manipulator”, apparentemente il primo vibratore a vapore: aveva la forma di un tavolo a cui era collegata una sfera, oggetto che esercitava la stimolazione, avviata da un macchinario che scaldava l’acqua a 100°. Altro sistema per la stimolazione genitale piuttosto comune era la “doccia pelvica”, un forte getto d’acqua indirizzato verso l’area genitale delle pazienti (una pratica che, in effetti, è utilizzata tutt’oggi nelle nostre docce!)

Successivamente inventarono nel 1883, il primo vibratore elettromeccanico (quello che si vede nel film Hysteria, per intenderci!). Nel 1899 arrivò invece il primo vibratore a batteria e ce n’erano davvero pochissimi in commercio poiché utilizzato solo dai medici. Ma successivamente arrivò il vibratore elettrico, brevettato nel 1902 dall’azienda statunitense Hamilton Beach e fu il primo pensato per la vendita al grande pubblico: i vibratori domestici venivano pubblicizzati come massaggiatori, utili a sciogliere la tensione muscolare, e rivolti sia agli uomini che alle donne. Fu il quinto “elettrodomestico” a entrare nelle case.

Negli anni Venti i vibratori cominciarono a essere usati nell’industria pornografica e ad essere pubblicamente associati a pratiche sessuali, quindi diventò impossibile, per la moralità dell’epoca, continuare a pubblicizzarli come strumenti medici.

L’oggetto che conosciamo noi come vibratore nasce negli anni Sessanta, in pieno periodo di rivoluzione sessuale: è del 1968 il brevetto del primo vibratore senza fili. Nel frattempo le diagnosi di isteria venivano rimosse dalla psicoanalisi e sostituite con interpretazioni più dettagliate legate a stati di depressione o crisi psicologiche, con conseguenti terapie. La scienza è una roba un po’ lenta su certi fronti, ma bisogna continuare ad avere fiducia.

Oggi fortunatamente abbiamo vibratori di tutti i tipi: elettrici, a batteria, wireless, con diverse intensità di vibrazione, di forme diverse (non per forza falliche, ovviamente) e per la stimolazione per donne e uomini.

Le donne godono anche senza un uomo.

Tornando al discorsetto di prima, con questa quarantena il sesso non lo vediamo nemmeno dalla finestra. Ma, come suggerisco nel titolo, ho una buona notizia: le donne possono avere orgasmi anche senza un uomo! E per le donne che vivono separati dai propri compagni questo lo sanno bene.

Ribadiamolo a gran voce. Le donne possono godere anche senza un uomo. Ciò non rende l’uomo inutile, ovviamente. Ma in caso di mancanza ce la possiamo fare benissimo da sole

Per molte donne tutto questo è scontato, ma mai sottovalutare la possibilità di conoscere anche solo una persona (forse soprattutto maschietti, ma anche qualche femminuccia) che, sotto sotto, pensi che la donna in realtà dovrebbe avere come unica funzione sessuale quello di dare piacere all’uomo e nulla più. Anzi, la donna che si provoca un orgasmo da sola viene considerata una poco di buono o una puttana.

Il dualismo “santa o puttana” è tristemente noto a tutt*: in una società patriarcale le donne possono essere o l’uno o l’altro e non hanno scampo. Se sei libera sessualmente e vivi il sesso con naturalezza per te stessa, certo non puoi essere etichettata come santa. Sei santa solo ed esclusivamente se non provi alcuna fame sessuale, se non per soddisfare tuo marito/compagno.

Nulla di più sbagliato! Masturbarsi non solo non è un qualcosa di sporco, ma un modo per entrare in contatto con il proprio corpo e conoscerlo meglio. Farlo ci rende più sicure di noi nella vita di tutti i giorni ma rende anche più piacevole il sesso con il proprio partner. Cosa c’è di meglio di fare del buon sesso sapendo esattamente cosa ti piace di più?

Moltissime donne non lo fanno perché pensano di essere sbagliate. Tantissime, invece, dicono di non farlo ma in realtà lo fanno per paura di essere giudicate male. Ma un po’ le capisco, effettivamente non è bello subire slut shaming (ovvero il processo in cui le donne vengono attaccate per la loro trasgressione dei “codici di condotta sessuale“, ovvero ammonite per comportamenti o desideri che sono “più sessuali” di quanto la società trovi accettabile) sia da parte di una sola persona sia da più persone diverse.

Il problema sta, come al solito, nello stereotipo della donna imposto dalla società, che ci vuole silenziose, che occupano poco spazio, femminili, pronte a soddisfare qualsiasi voglia del proprio uomo che sia in cucina o in camera da letto (perché bisogna essere sensuali, ma solo per lui). Senza alcun tipo di fame: di cibo, di potere, di sesso.

Una soluzione comunque c’è: se tutte noi iniziassimo ad ammettere, con molta naturalezza e sincerità che ci masturbiamo perché ci piace farlo e perché è assolutamente naturale farlo… forse riusciremmo a riappropriarci dell’atto di per sé, considerato negativo e volgare.

Sentiamoci libere di renderci felici senza doversi sentirsi dare della tro*a. Iniziamo a liberare la nostra sessualità senza paura. E, al contrario, se non ti piace (davvero) masturbarti, sentiti liber* di ammetterlo senza alcun tipo di giudizio.

È questa per me, la libertà sessuale.

Anche perché le donne provano piacere grazie alla clitoride, e non dalla penetrazione!

Sicuramente nessuno qui ne è sorpreso, ma va ribadito. Il pensiero che la donna possa godere senza un uomo è fondato e l’anatomia ci viene in soccorso: la penetrazione provoca piacere, ma in pochissime donne provoca l’orgasmo. Ripeto: non sto dicendo che l’uomo non sia indispensabile, anzi. Però non è nemmeno strettamente necessario e obbligatorio per venire.

Anche perché in realtà l’unico tipo di orgasmo esistente è quello clitorideo, come evidenziato dagli studi di Masters e Johnson. Il concetto che esista un orgasmo vaginale è erroneo: l’orgasmo clitorideo avviene per stimolazione diretta della clitoride, mentre quello impropriamente detto “vaginale” avviene per stimolazione indiretta, tramite penetrazione. Il raggiungimento dell’orgasmo tramite il coito è, però, piuttosto rara negli individui di sesso femminile

L’idea che il sesso sia esclusivamente penetrativo è un fondamento della società patriarcale. L’inserimento del pene nella vagina è perfetto per la riproduzione, ma non per la stimolazione sessuale, perché la clitoride è collocata all’esterno e più in alto.

Quindi?

Quindi possiamo affermare con molta tranquillità e certezza che se vogliamo smontare il patriarcato persino durante questa quarantena basta davvero poco: masturbatevi. E se potete leggete, informatevi, guardate video sulla parità di genere e sul femminismo. Ma tra un intervallo e un altro, e se vi va, masturbatevi.

E se lo avete già nel cassetto, con un bel giocattolino.

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Classe 1990, Pescarese di adozione. Attivista transfemminista e co-fondatrice del Collettivo Zona Fucsia, si occupa da sempre di divulgazione femminista. È speaker radiofonica e autrice in Radio Città Pescara del circuito di Radio Popolare con il suo talk sulla politica e attualità "Stand Up! Voci di resistenza". Collabora nella Redazione Abruzzo di Pressenza. È infine libraia presso la libreria indipendente Primo Moroni di Pescara e operatrice socio-culturale di Arci.

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