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I disturbi alimentari in quarantena. Intervista alla Dott.ssa Marina Manieri.

- 09/04/2020


Sono ormai quasi quattro settimane che siamo rinchiusi in casa per diminuire il più possibile il contagio del Covid-19 e ognuno di noi sta reagendo in maniera diversa.

C’è chi ha iniziato a fare yoga, chi ha iniziato a leggere tutti i libri in sospeso che aveva in libreria, chi sta iniziando a dilettarsi con le dirette Instagram o di qualche altro social. Ognuno ha trovato il suo sfogo contro l’ansia e lo stress del periodo ma c’è una componente che accomuna più o meno tutti: il cibo.

Il cibo “croce e delizia il cor” ed è diventata componente fondamentale del nostro isolamento. La Dott.ssa Marina Manieri, Dietista e Nutrizionista di Pescara, ce ne parla in maniera più approfondita.

Durante questa quarantena il nostro rapporto con il cibo è cambiato? Se si, come?

“Nelle ultime settimane abbiamo assistito ad una modifica sostanziale del nostro stile di vita: sono comparsi tanti divieti, tante nuove regole e questo inevitabilmente ha coinvolto il nostro stile alimentare. Siamo passati da un momento storico in cui il fast food, nel senso proprio del termine, l’ha fatta da padrone, a causa degli impegni professionali infatti c’era poco tempo da dedicare alla preparazione del cibo, e questa condizione presentava il problema della semplificazione dei pasti. Ad oggi invece, le persone si ritrovano chiuse in casa con poco o molto poco da fare: perciò è inevitabile che l’attenzione ricada sulla preparazione dei pasti quotidiani, e ciò ci porta a sperimentare nuove ricette, anche lunghe e complesse, sia per impiegare il tempo che per gustarne alla fine i prodotti. Il cibo infatti è, come alla fin fine è sempre stato, un grandissimo catalizzatore emotivo; ed è per questo che in un momento di incertezza e fragilità come quello che stiamo affrontando, molte persone tendono a concentrarsi di più su di esso, con esiti spesso catastrofici, se si è a dieta o se si ha un disturbo alimentare.”

Quindi per chi ha dei disturbi alimentari lo stare a casa può intensificare il problema? 

“In realtà l’esperienza della quarantena è particolarmente dura per tutti coloro che non godano di un’ottima salute mentale; anche soggetti sani presentano piccoli sintomi, come ad esempio gli sbalzi d’umore. Per chi sta combattendo una lunga e dura battaglia, come può essere quella di rieducarsi ad un’alimentazione sana e funzionale per il corpo, la modifica del setting abituale può portare a non pochi problemi. In particolare, i soggetti che soffrono di abbuffate compulsive o di bulimia nervosa sono sicuramente più esposti al rischio di abbuffarsi, e questo perché mancano le ordinarie occupazioni, come il lavoro, lo sport o il tempo dedicato alla socialità, che minimamente le distraggono dall’ossessione per il cibo, tenendo la mente occupata altrove.”

Cosa si intende per disturbo alimentare?

“I disturbi alimentari comprendono un grosso gruppo di disturbi del comportamento, tutti inerenti alle modalità di consumo dei pasti, alle loro dimensioni e frequenza.

Nonostante i più conosciuti siano l’anoressia e la bulimia nervosa, negli ultimi anni è emerso prepotentemente anche il binge eating disorder, ovvero il disturbo da abbuffate compulsive. I soggetti affetti da questo tipo di disturbo tendono ad ingerire grandi quantità di cibo, e a non compensare in nessun modo; e questo negli anni porta all’insorgere dell’obesità, con tutte le complicanze che questa condizione si porta dietro.”

C’è un nesso tra i disturbi alimentari e la pretesa della società di essere costantemente in forma e belli?

“Gli ideali trasmessi dalla società attraverso i media rappresentano uno dei fattori socio-culturali che possono giocare un ruolo sia predisponente che perpetrante in queste malattie; ovviamente però essi da soli non bastano ad innescare il disturbo alimentare, che solitamente compare dopo un fattore precipitante, solitamente un trauma, un evento avverso. Certo è che la divulgazione di modelli corporei, e la loro promozione ad ideale di bellezza e quindi di “accettazione” da parte della società, spesso genera un bias cognitivo del tipo “se non rispondo a questo canone nessuno mi vorrà bene“, e questo spesso è terreno fertile per tutte quelle che sono le fragilità psicologiche. Pertanto sarebbe meglio evitare di proporre qualsiasi modello: nonostante negli ultimi anni fortunatamente molte case di moda ed i media stessi si sono dati da fare per non proporre esempi estremi di magrezza, purtroppo ancora non basta; anche proporre ideali “curvy” o “fitness” determina sempre lo stesso pensiero, cioè il tacito monito della rispondenza ad un canone pur di essere accettati.”

Cosa possono fare le persone che hanno questi problemi per evitare che si aggravino in questo periodo?

“Intanto poiché i disturbi alimentari richiedono un trattamento psicologico, è bene non interromperlo, ma continuare con le sedute di psicoterapia online, se possibile, mantenendo il filo con il proprio terapeuta; dal punto di vista nutrizionale è bene operare in maniera simile, continuando a sentire il nutrizionista per dei piccoli feedback settimanali, spunti e consigli. E’ per questo che io per i miei pazienti realizzo dei brevi video, e rimango sempre disponibile al telefono e su whatsapp, soprattutto ora che si trovano ad affrontare questa nuova sfida. Oltre a questo, è con le piccole scelte quotidiane che si decide il proprio destino: molte sono le strategie da adottare, da tenere un diario alimentare a fare una spesa che comprenda solo alimenti non troppo calorici e che necessitano comunque di preparazione, in modo da sfuggire alla compulsività del momento.

Sicuramente però è importante avere un atteggiamento mentale di auto-cura, non di giudizio o lotta verso se stessi: questo è alla base della riuscita di ogni progetto di cambiamento.”

Perché secondo te le classiche diete “3 chili in 3 giorni”, molto spesso completamente sbilanciate, sono ancora divulgate dalle riviste di moda?

“Purtroppo sono decenni che le riviste, soprattutto quelle dalle letture meno impegnate, propongono queste “diete”, solitamente dai nomi fantasiosi e dall’ancor più fantasioso razionale scientifico: si va dalla dieta del minestrone, a quella del pompelmo, a quella del gelato… ad ogni modo la cosa che accomuna queste proposte, oltre alla loro improbabile riuscita, è quella di fare presa su alcune categorie di persone che non vogliono impegnarsi usando l’alimentazione per aggiungere salute al proprio corpo, ma semplicemente vogliono poter dire a se stesse di stare facendo qualcosa, di solito per “dimagrire”.

Ed il paradosso è proprio qui, in questo termine, perché il concetto di dimagrimento è un concetto complesso che interessa molte variabili, e non è accomunabile alla semplice perdita di peso. Il segreto è chiedersi: “cosa sto perdendo?” Spesso infatti seguendo queste “diete” si tendono a perdere diversi chili soprattutto nelle fasi iniziali, poiché inducendo una malnutrizione, il corpo ha la necessità di abbattere la massa magra, che ha un costo metabolico elevato; per poi bloccarsi subito dopo e recuperare il peso perso dai muscoli accumulando grassi. E questo innesca il famoso effetto yo-yo, in cui la persona è intrappolata in un circuito di diete errate che ripete ciclicamente, guadagnando sempre qualche chilo in più, aumentando la frustrazione e la sofferenza.”

Qual è quindi la soluzione giusta?

“Va da sé che è sempre meglio affidarsi ad un professionista competente, evitare i “consigli” dati da persone che gravitano attorno al mondo del fitness, dell’estetica ma non hanno i titoli per parlare di nutrizione; iniziare un percorso individuale in cui si tenga conto anche delle personali difficoltà, orari e preferenze, e soprattutto, approcciare a questo progetto con una forma mentis che non sia semplicemente quella di vedere i numeri scendere sulla bilancia, ma comprendere e conoscere il proprio corpo per capire cosa, come e quando lo si sta perdendo, in un percorso che diventa didattico al fine di lasciare la persona in grado di gestirsi autonomamente, tornando ad essere padroni del proprio corpo.”

Potete leggerne di più su https://www.blmagazine.it/la-dieta-della-quarantena-i-consigli-della-nutrizionista/, dove troverete un approfondimento sull’alimentazione durante la quarantena.

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Classe 1990, Pescarese di adozione. Attivista transfemminista e co-fondatrice del Collettivo Zona Fucsia, si occupa da sempre di divulgazione femminista. È speaker radiofonica e autrice in Radio Città Pescara del circuito di Radio Popolare con il suo talk sulla politica e attualità "Stand Up! Voci di resistenza". Collabora nella Redazione Abruzzo di Pressenza. È infine libraia presso la libreria indipendente Primo Moroni di Pescara e operatrice socio-culturale di Arci.

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