Trentanovesimo giorno di quarantena.
Proprio oggi apprendiamo che la quarantena è iniziata in molte nazioni non occidentali. Quando si dice pandemia si intende che tutti, nessuno escluso, avrà il medesimo problema.
Παν (pan) δημος (demos) ossia di tutto il popolo, di tutta l’umanità appunto.
Dall’Equador alle Filippine, dalla Malesya all’Angola, i governi di tutto il mondo si stanno adeguando alle procedure di contenimento del contagio.
Nei giorni futuri avremo modo di vedere le abissali differenze dei popoli. Quanto costi fare una quarantena in una bidon ville e quanto sia differente vivere in nazioni povere e prive di strutture sanitarie.
Prevedo che il coronavirus implementerà le differenze tra Nord e Sud del mondo e noi osserveremo come questo flagello distruggerà i fragili sistemi e le piccole conquiste di quelle nazioni martoriate da secoli dal macigno di debiti pubblici, instabilità politica e l’incancrenimento della sudditanza economica dai paesi ricchi.
Nel giro di poche ore arrivano notizie inquietanti.
In Equador, nella città di Guayaquil, il focolaio della nazione sudamericana, sta accadendo la medesima crisi bergamasca: moltissime persone sono decedute e i servizi funerari sono al collasso. I familiari sono stati invitati ad abbandonare le salme in strada e di dar loro fuoco. Le immagini non hanno nulla a che fare con le pire funerarie di Varanasi, l’orrore nel vedere accanto all’immondizia i corpi arsi fa raggelare qualunque cronista. La sindaca ha chiesto al governo centrale la licenza a poter costruire una fossa comune per le vittime di coronavirus. In Equador non vedremo mai le colonne di militari che spostano le salme in altre province per assicurarne degna sepoltura e, credo fortemente, non ci sarà la forza di nessuna Antigone creola ad impedire questa barbarie.
Se avete sogghignato alle dichiarazioni iperboliche del Governatore della Campania Vincenzo de Luca, dovete sapere che nelle Filippine il premier ha suggerito alla popolazione di prendere a fucilate i passanti che non rispettano la quarantena.
Le Filippine hanno delegato a Rodrigo Duterte dal 2016 la gestione di questa popolosissima nazione-arcipelago in cui convivono moltissime etnie e lingue ufficiali diverse. Sono tenuti assieme da questa linea dispotica e ruspista che , negli ultimi anni ha liberalizzato l’uccisione dei tossicodipendenti per strada creando sentenze capitali extragiudiziarie: un vero e proprio clima di terrore, rigore e fondamentalismo patriottico filippino. Questo premier, autodefinitosi l’Hitler delle Filippine, ha condannato più volte Papa Francesco, Obama e chiunque abbia provato a criticarlo. Con milioni di filippini in quarantena Duterte ha ulteriormente implementato il suo potere mettendo a tacere qualunque pulsione democratica ed assicurandosi l’impossibilità di organizzare qualunque manifestazione di dissenso.
Non molto lontano dalle Filippine, il governo di Kuala Lumpur ha emanato le prime direttive e i messaggi di rispetto delle regole. Prendendo ispirazione dalla campagna mediatica italiana sono comparse sui social, in tv e sui giornali vignette a prova di analfabeta e a prova di qualunque Simone de Beauvoir della Penisola di Malacca.
Tra di essi spicca il vademecum indirizzato alle donne malesi. Un pacchetto di regole declinabili solo alle donne fattrici affinché continuino a truccarsi ed essere avvenenti. Gli stessi cartelli invitano le femmine a non usare il sarcasmo con i maschi e, come se non bastasse, esortano le donne a non dover chiedere aiuto nei lavori domestici e nell’accudimento della prole. Negli ultimi anni in Malesya sono avvenute diverse manifestazioni femministe messe a tacere dai vari governi che si sono succeduti.
Questo è solo l’inizio.
Comprendere cosa stia accadendo nel mondo in questo momento spero ci faccia rendere conto di come l’umanità proceda e si stia evolvendo. Le nazioni in via di sviluppo dovrebbero far ben riflettere l’occidentale che in questo momento vive questa parentesi comoda casalinga. Le nostre nazioni occidentali determinano gli andamenti economici del resto del mondo, e con essi l’evoluzione delle nazioni in via di sviluppo che inevitabilmente, lasciate a marcire nella loro indigenza e scarsa istruzione, sono il riflesso distorto della società occidentale, miope da troppi anni ed adagiata sulle proprie comodità domotiche, per rendersi conto che attorno a noi esiste un mondo fatto di stenti, dittatori e sudditi del nostro benessere.
Oggi, 2 aprile 2020, la metà dell’umanità è in quarantena: quattro miliardi e cinquecento milioni di abitanti a cui non è concessa la libertà individuale di poter uscire di casa.
Mal comune mezzo gaudio?
Provate a chiederlo a Pilar che vive con i suoi 6 figli in una baracca a Manila.