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BEARITY POSTA: Trash… chic!

- 24/05/2018


Se volete partecipare alla nostra posta del cuore, per confessare i vostri segreti più nascosti, anche in forma anonima, o semplicemente per chiederci consigli, l’indirizzo di posta a cui fare riferimento è redazionebearslicious@gmail.com
Il nostro Michelangelo è a vostra disposizione per fare chiarezza sui vostri sentimenti, accogliere le vostre rivelazioni o semplicemente leggere i vostri punti di vista sul mondo.

Scriveteci!

Ecco la lettera di oggi:

Ciao Michelangelo,

da qualche settimana ho scoperto con sommo piacere BL magazine.Devo dire che leggere i vostri articoli, che toccano temi così diversi in modo così agile e fruibile, accompagnando il mio caffè mattutino, sta diventando una piacevole abitudine.

Apprezzo molto anche il tuo angolo della Posta. Trovo molto intelligente il progetto di creare un canale diretto con i vostri lettori (siamo d’altronde nell’epoca della comunicazione),attraverso una forma “leggera” come può essere una posta del cuore, che riesce però a toccare in qualche modo temi sui quali sempre meno spesso abbiamo l’occasione di riflettere.

“Perché non partecipare?” mi sono chiesto,ed eccomi qui. Niente problemi di cuore questa volta. Vorrei sottoporti qualcosa di  assolutamente frivolo, dal quale possiamo però trarre qualche spunto di riflessione a parer mio interessante. Ammesso e non concesso che tu decida di rispondermi.

Partiamo dalla premessa che sono un ragazzo curioso, ho un’intelligenza tutt’altro che geniale, ma sicuramente molto vispa. Ho sempre letto di tutto, dai fumetti ai grandi classici della letteratura, dai romanzi harmony alla saggistica. Posso godere tanto di un colossal cinematografico come di un cinepanettone e in tv posso passare da un dibattito politico a una puntata di uomini e donne, ritrovandoci sempre qualcosa di interessante. Insomma, ritengo che ogni forma di espressione umana sia da considerarsi in qualche modo degna di nota. Quello che però a me pare così ovvio e “naturale”, sembra non esserlo per la quasi totalità delle persone che frequento. Dal mio compagno alla mia cerchia di amici, mi capita spesso (soprattutto sui social) di venire attaccato ogni qualvolta manifesto il mio interesse verso certi tipi di intrattenimento.

Diciamolo schiettamente: amo il trash, amo la tv spazzatura e i film di serie B. Al di là di ogni retorica sull’interesse che posso provare sui contenuti non intenzionali (sicuramente presenti) di certi programmi, li guardo soprattutto perché mi divertono. Le critiche che mi vengono mosse sono le solite: guardo cose degradanti, stupide, che veicolano messaggi dannosi (anche se su questa si potrebbe discutere) e che spengono il cervello di chi le guarda. Tra chi dichiara a gran voce di essersi sbarazzato ormai da anni del proprio televisore, a chi si intristisce così platealmente per il degrado della “nostra povera Italia”, passando per la sempre più rinfoltita schiera di indignati, stufi e disgustati, è ormai sempre più facile essere travolti da biasimo, critiche e, sempre più spesso, insulti. Non che la cosa mi tocchi. Sono perfettamente consapevole che, se il mio cervello potesse lasciarsi spegnere da un programma TV,sarebbe lecito domandarsi quanto potesse davvero essere acceso da principio.

Il mio cruccio (e perdonami se mi sto dilungando) riguarda ben altro. Fermo restando che ognuno è libero di guardare ciò che preferisce e di giudicarlo come gli pare, ciò che mi colpisce di più è la differenza numerica tra l’assordante coro di chi, disperato, reclama ai media cibo di qualità per le loro menti così esigenti, e l’esiguo seguito che, per esempio, ritrovo quando invece propongo qualcosa di culturalmente più “impegnato” (un film, un libro o anche solo un pensiero). Ma neanche questo è in sé e per sé un vero problema. Non sono certo qui per dare dell’ignorante a nessuno perché magari non legge Camus, o perché non conosce Lars von Trier (sono anzi nettamente contrario a questo tipo di atteggiamento). Questo piccolo, banale esempio te l’ho riportato per accompagnarti a riflettere su di una tendenza un po’ più generale che ha investito molti altri aspetti della nostra realtà.

Sono sicuro che avrai già letto tra le righe e non è assolutamente mia intenzione portare la politica su Bearity Fair. Parliamo quindi, sulla base di quanto raccontato, che so, del Grande Fratello.  Ci basta non guardarlo e gridare al mondo quanto ci disgusti, per poterci definire automaticamente acculturati? Possiamo costruire la nostra integrità solo sull’asprezza delle nostre condanne? Io ho il timore che ci stiamo perdendo qualche passaggio fondamentale. Da quando il puro dissenso è diventato un valore, e la negazione fine a sé stessa ha guadagnato una forza tale da non farci più sentire l’esigenza di una risposta alternativa?

Perdonami se mi sono dilungato, ma mi piacerebbe molto sapere ce cosa ne pensi tu Michelangelo.

Un caro abbraccio.

 

 

Ma buongiorno! Non immagini con quale meraviglia e quanto stupore abbia accolto questa tua lettera.

Intanto come padrone di casa di questa rubrica e di Bearity Fair ti ringrazio per l’apprezzamento, poi devo renderti atto di averci visto lungo sulle finalità di questo angolo, e di tutto progetto BL Magazine.

Questo mio spazio, nello specifico, vuole essere uno spazio presso cui aprire dibattiti, confronti e luogo dove sviluppare il nostro senso critico e le nostre coscienze.

Mi capita fin troppo spesso di annaspare nelle stesse diatribe che mi hai descritto , sono anni che mi spendo per affermare che non tutto è rapportabile ad una definizione di “nero o bianco”; scale di grigi, colori accesi e brillanti o densi e netti, ci danno la possibilità di rappresentare il mondo mettendoci sempre qualcosa di noi stessi.

Inizio dicendoti che anche io amo il trash ma, nello specifico, di cosa parliamo esattamente?
Cosa vogliamo designare con questo termine, col quale ormai investiamo tutta una serie di esternazioni, di personaggi e di trasmissioni tv?

Pensiamo solo solo al Grande Fratello: in quindici edizioni ci ha regalato dei momenti a dir poco imbarazzanti, dove imbarazzanti erano e sono le discussioni all’interno della casa e in studio e, dove imbarazzanti erano e sono i “personaggi” e le persone (è d’uopo farne un distinguo) che rappresentano sì loro stessi, ma riflettono quel che è già presente nella nostra società; non creano movimenti originali, fanno da “antenne sociali” e viene riprodotto quel che già è presente nella nostra cultura!

Comprendo benissimo che valorizzare, riprodurre o addirittura supportare questo tipo di televisione possa spaventare coloro i quali pensano che la gente si instupidisca davanti a certi programmi, ma tu, io e parecchie altri sappiamo benissimo che questi progetti televisivi nascono dalla necessità delle persone di tirare fuori quel demonietto che esige di vedere gente che urla, che si dispera, che racconta i fatti più intimi e privati. La voce subdola e suadente di quel demonietto ci sussurra all’orecchio che: “… Tizio ha sbagliato a a comportarsi in quel modo con Caio inducendo Sempronio a fare una sfuriata e a bestemmiare…” , facendoci sentire un po’ sollevati dal non essere stati noi a “combinarla grossa”.

Chi detiene una buona capacità critica, riuscendo a filtrare e codificare atteggiamenti e linguaggio, riesce a partecipare ad uno spettacolo senza introiettare un modello diversamente da chi ha un’inclinazione a porsi poche domande o è portatore dello stesso schema.

Insomma, l’idea che mi sono fatto è che certe forme di intrattenimento siano più risposta ad un’esigenza, che ispirazione a uniformarsi ad un dato profilo.

Devo essere sincero, e oggi mi va anche di essere meno politically correct, ho sempre un po’ preso le distanze da chi improvvisa la caccia alle streghe piuttosto che coinvolgere gli altri in un clima intellettuale alternativo.

Anni fa, un caro amico che stimo infinitamente e per cui provo un grande affetto, mi disse che se avesse avuto potere decisionale avrebbe eliminato certi tipi di Show a favore di un intrattenimento che promuovesse una “buona cultura”. Non mi trovò d’accordo, in quanto trovavo questo concetto del “so io cosa ti può far bene” un po’ filo dittatoriale, un tantino regime che esercita il monopolio.

Le persone hanno il diritto di scegliere cosa seguire, fermo restando che sono assolutamente a favore di promuovere anche altre forme di svago.

Trovo fuorviante demonizzare certi spettacoli e altrettanti conduttori, creando figure “horrorifiche” come Barby L’ammazzacultura o Marja la Sanguinaria!

Loro semmai hanno saputo intercettare la voglia degli spettatori di assistere al pubblico lavaggio dei panni sporchi, la smodata curiosità di spiare la gente! La tv così diventa il buco della serratura da cui reperire le immagini che si è sempre cercato di carpire; lo schermo diventa quel cortile presso cui le donne e gli uomini si sono sempre radunati per ricamare sui fatti altrui, o comunque il luogo dove un gruppo ristretto di amici si è sempre incontrato per “appropriarsi “ della vita di chi gli sta intorno. Ergo, nulla di nuovo all’orizzonte.

Quello che cambia è semmai che a differenza di un tempo, in cui queste situazioni erano sì estese nella consuetudine, ma rimanevano circoscritte nella loro valutazione, oggi portate in tv, sono soggette a critica e valutazione, sono suscettibili di un controllo (etico) che magari faceva anche fatica ad essere introdotto.

Per come la vedo io, il peggio di quello che vediamo nei vari reality, o in certi format, è il peggio di ciò che comunemente ritroviamo fuori, e girarci dall’altro lato e fare finta che non esista è ancora più pericoloso della cosa in sé!

Un esempio: quel che successe al GF con Clemente Russo e combriccola! Dove venne fuori la bruttura di una subcultura machista. Se non ne fossimo stati chiamati a testimoni, probabilmente non si sarebbe discusso a lungo di quella tematica, di un modo radicato che tende a sminuire e svalorizzare le donne.

Posso bene affermare che anche questo genere di cose ci risulta utile per poter aggiustare il tiro.

Altro punto saliente della tua lettera è il richiamo ad un mondo intellettuale più ricco, nel quale gettare fondamenta per qualcosa di più concreto e più alto. Anche qui mi ritrovo in sintonia con quello che mi riporti.

Ho avuto modo di sperimentare on the road quel momento in cui alcuni insorgono contro lo sfacelo dei buoni costumi, si scagliano a difesa di contenuti di spessore, ma senza mai apportare nulla di sostanziale alla lotta di cui si fanno paladini!

Non voglio generalizzare, per fortuna non tutto si muove secondo regole fisse, ma ho notato una sorta di atteggiamento snob anche io rispetto ai sopracitati fenomeni. Conosco anche io quelli che <la tv non la guardano più da una vita> ammettendolo con una punta di orgoglio, quelli che te lo dicono con quel fare un po’ schifatino, come se la tv offrisse solo mediocrità e spettacoli di bassa levatura.

Ti dirò, mio buon amico, che io sono una di quelle persone che ama vedere il mondo per quel che è , mi piace pensare che oscurandone le difformità si possano partorire solo informazioni falsate!

Ad ogni modo non mi piace una mentalità che vorrebbe scindere l’umanità idioti e sapienti, o vorrebbe assimilare la leggerezza alla stupidità! Si può essere leggeri senza essere superficiali, si può ridere di un personaggio che urla e parla di sé in terza persona senza umiliare la persona stessa, e chiedendosi se sia giusto in virtù del suo essere fastidiosa e provocatoria che venga bullizzata e aggredita fisicamente e verbalmente.

In sintesi, vorrei dire a tutti quelli che si prendono troppo sul serio, che nulla è assolutamente stupido o assolutamente intelligente se non approcciato con la giusta dose di spirito e di discernimento, e che qualora avessero voglia di rimodellare un determinato ambito occorre solo che si rimbocchino le maniche e propongano, anziché gridare allo scandalo. Diciamo che sono per un approccio di tipo assertivo.

Ti abbraccio e ti ringrazio per la bella lettera.

Michelangelo

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