In queste settimane di quarantena, oltre a stare a casa e rispettare le regole, abbiamo cercato di capire COSA potesse aver scatenato la nascita e il diffondersi del COVID-19. Stando alle ricerche degli esperti, il virus sarebbe nato e si sarebbe diffuso da un Wet Market di Whuan, in Cina. Per queste e altre ragioni, l’ONU vorrebbe che vengano chiusi questi tipi di agglomerati di merce, e virus infettivi.
Cos’è un Wet Market
Letteralmente significa “mercato bagnato” o “mercato umido”, un genere di mercato molto diffuso in oriente, soprattutto in Cina. La sua particolarità è che la vendita di carne di animali macellata sul momento. Infatti, l’umido a cui si fa riferimento sono il sangue e le viscere che colano sui pavimenti, oltre l’acqua che serve per lavarli.
Anche se può sembrare un metodo barbarico e poco igienico per vendere carne (e in effetti lo è), la sua funzione ha un’origine culturale molto radicata sul territorio orientale, soprattutto rurale.
Data l’assenza di frigoriferi e strumenti di conservazione nelle zone più isolate, si pensa che la carne macellata sul momento sia più fresca e affidabile di quella venduta attraverso i supermercati, appositamente pulita e sottoposta a tecniche di conservazione “sterilizzanti”.
Collegamenti con il COVID-19
Il COVID-19 fa parte delle zoonosi, cioè “una malattia infettiva che può essere trasmessa dagli animali all’uomo, direttamente o indirettamente”.
Nel corso della nostra storia ci sono state altre ondate di malattie che ci hanno colpito, e molte di loro ha la stessa origine: il mondo animale.
A causa di questo, si crea un legame intrinseco tra sfruttamento del mondo animale e nascita delle epidemie. Abbiamo già analizzato gli effetti degli allevamenti intensivi sull’inquinamento, ma non ancora gli effetti sulla salute e le malattie.
L’ONU scende in campo
L’ONU si è espressa a sfavore dei wet market, riaperti recentemente, tanto che qualche settimana fa ha lanciato una petizione per bandirli e chiuderli definitivamente.
Per quanto sembri una realtà lontana dalla nostra, non lo è più di tanto, considerata l’epidemia nata da uno di essi e diffusasi a livello mondiale.
Chiudere i wet market significherebbe ridurre drasticamente il potenziale “salto di specie” di virus e batteri pericolosi per l’uomo e gli animali stessi.