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Sudan, stop alla pena di morte per sodomia, ma resta l’ergastolo

- 16/07/2020
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Si apprende da OutRightInternational che, la scorsa settimana, il Consiglio Sovrano del Sudan ha approvato un importante pacchetto di riforme destinate a mitigare la gravità della condizione dei diritti umani nel paese africano

Oltre ad aver confermato l’abolizione delle mutilazioni genitali femminili, annunciato lo scorso mese di maggio, l’associazione Bedayaa, operante nella Valle del Nilo per la promozione dei diritti LGBTQ+, in un report che potete consultare al link qui in basso, ha annunciato la cancellazione del reato di apostasia (che punisce chi abbandona la religione islamica con la morte per lapidazione) e il divieto di fustigazione pubblica.

Altre riforme riguardano l’abolizione della pena di morte contro bambini e persone di età superiore ai 70 anni e il riconoscimento del diritto delle donne di accompagnare i propri figli fuori dai confini della nazione senza richiedere il permesso dei loro padri.

Abolita la pena di morte per sodomia

In aggiunta, la riforma conterrebbe degli importanti emendamenti all’articolo 148 del codice penale del 1991, che punisce la sodomia.

Questo il suo contenuto originario:

(1) Qualsiasi uomo che inserisce il suo pene o il suo equivalente nell’ano di una donna o di un uomo o permette ad un altro uomo di inserire il suo pene o il suo equivalente nel proprio, commette sodomia.
(2) (a) Chiunque commetta Sodomia sarà punito con cento frustate e sarà responsabile di cinque anni di reclusione.
(b) Se l’autore del reato viene condannato per la seconda volta, sarà punito con cento frustate e reclusione per un periodo che non può superare i cinque anni.
(c) Se l’autore del reato è condannato per la terza volta sarà punito con la morte o la reclusione a vita.

In seguito alla riforma la sodomia resterà contro la legge, ma saranno eliminate alcune delle pene più estreme, come le fustigazioni e la pena di morte. Chi sarà giudicato colpevole di sodomia sarà condannato a 5 anni di reclusione al primo reato, a non più di 7 anni al secondo reato e con la “sola” reclusione a vita al terzo reato.

Il vicedirettore esecutivo di OutRight Action International, Maria Sjödin, ha così commentato:

La rimozione della pena di morte per l’intimità tra persone dello stesso sesso in Sudan, tra le altre importanti riforme, come il divieto delle mutilazioni genitali femminili e la lapidazione per l’apostasia, è un passo importante per i diritti umani delle persone LGBTIQ e i diritti umani nel Sudan in generale . È sorprendente che oltre un terzo dei paesi del mondo continui a criminalizzare l’amore per lo stesso sesso e ancor più sconcertante che una manciata prescriva la pena di morte per intimità consensuale tra persone dello stesso sesso. È incoraggiante che da quel momento quel numero sia stato ridotto di uno. Possiamo solo sperare che seguirà la depenalizzazione dell’amore per lo stesso sesso“.

In Africa, tuttavia, la pena di morte per gli omosessuali continua a mietere vittime innocenti in Somalia, Mauritania e Nigeria, mentre in Sierra Leone e Uganda persiste la pena dell’ergastolo.

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Sono nato in Puglia, terra di ulivi e mare, e oggi mi divido tra la città Eterna e la città Unica che mi ha visto nascere. La scrittura per me è disciplina, bellezza e cultura, per questo nella vita revisiono testi e mi occupo di editing. Su BL Magazine coordino la linea editoriale e mi occupo di raccontare i diritti umani e i diritti lgbt+ nel mondo... e mi distraggo scrivendo di cultura e spettacolo!

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