La deputata di Forza Italia Mara Carfagna vuole rendere perseguibile i cittadini italiani che, all’estero, ricorrono alla gestazione per altri.
Stop, quindi, ai viaggi all’estero per le coppie che, impossibilitate a portare avanti una gravidanza, ricorrono a madri surrogate per avere dei figli propri. In Italia, così come in buona parte degli stati comunitari, la gpa è illegale ai sensi dell’art. 12 della l. 40/2004 sulla procreazione assistita, nel quale si prevede che “«Chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600.000 a un milione di euro»“.
Il divieto è stato confermato nel 2017 dalla Corte costituzionale, la quale ha peraltro considerato come la pratica di surrogazione «offenda in modo intollerabile la dignità della donna e mini nel profondo le relazioni umane»
L’obiettivo della Carfagna è quello “estendere la perseguibilità del reato di surrogazione di maternità sulla procreazione assistita anche agli italiani che si recano negli Stati in cui è ancora possibile farlo, con pene che vanno dalla reclusione da tre mesi a due anni e multe da 600mila a un milione di euro“, perché “l’utero in affitto è una pratica aberrante che viola i diritti umani della madre e del bambino“.
Per quanto una certa propaganda politica associ automaticamente la pratica della gpa allo spauracchio delle coppie omosessuali, sono in realtà le coppie eterosessuali a beneficiarne nella stragrande maggioranza dei casi (le % si aggirano tra il 70 e il 90% a seconda delle fonti), per una semplice questione legata al numero di stati che ammettono tale pratica.
Mentre le coppie gay possono rivolgersi solamente in alcuni Stati degli USA (tra cui la California) e del Canada, dove peraltro l’iter per accedere la gpa è lungo e molto oneroso (soprattutto negli Stati Uniti, dove non esiste la sanità pubblica e i costi possono superano i centomila euro), le coppie etero possono rivolgersi in stati più vicini, come Grecia, Ucraina, Georgia, Russia. In questi ultimi tre paesi la legislazione sulla maternità surrogata prevede un margine d’azione molto ampio per la coppia richiedente, ad esempio è richiesto che il nascituro possa essere figlio biologico anche di un solo membro della coppia richiedente.
In altri paesi, come la Gran Bretagna e Israele, è permessa alle sole coppie residenti sposate o unite civilmente.
La GPA può essere una scelta libera e consapevole
Se da un lato è comprensibile che immagini come quella pubblicata dal Messaggero facciano presa sulla sensibilità dei lettori, come ad esempio l‘esercito di culle di bambini nelle cliniche ucraine che non possono essere raggiunti dai genitori adottanti per via del Covid-19, d’altro lato emerge che una regolamentazione è sì possibile, ma deve essere ponderata in base al caso di riferimento.
La gpa non equivale a sfruttamento deliberato del corpo della donna. Vi sono casi nel mondo in cui madri incubatrici effettuano la libera scelta, non lucrativa e incondizionata, di mettere alla luce il figlio biologico di due persone che non possono portare avanti una gravidanza. Una scelta altruistica, non dettata da vantaggi economici, che mette al riparo da fenomeni di sfruttamento e di mercificazione del corpo della donna. In Canada, ad esempio, è vietata in ogni forma la gpa retribuita. In California, invece, una madre surrogata non deve essere alla sua prima gravidanza e deve certificare di essere autosufficiente dal punto di vista economico (pur pagata, quindi, non può trovarsi in condizioni di indigenza) Se ne conviene che è impensabile ricondurre ad un’unica casistica il fenomeno della maternità surrogata.
Se si avverte davvero la necessità di una legge, sarebbe consigliabile partire da questo assunto: capire che l’autodeterminazione di una donna che vuole mettere a disposizione il proprio corpo per portare avanti una gravidanza altrui non può essere condannata.