Stiamo assistendo al degrado culturale. Sì, così incisive devo essere le parole se c’è gente che, come la nuova fiamma del web Angela Chianello, riesce a spopolare e macinare milioni di followers al minuto.
Chiara Ferragni trema, il dialetto palermitano rischia di farti le scarpe!!
Angela, con la sola frase “non ce n’è coviddi”, ha fatto BOOM.
Una semplice intervista a deridere un virus, sminuendo quello che è stato il lockdown per il mondo e l’inferno che è stato per i medici. Una battuta fatta per avere 5 minuti di notorietà, che le ha portato però anche insulti, minacce e improperi. Una frase detta inconsapevolmente che ha scatenato un tornado sul web.
A che prezzo, quindi, diventare famosi? A cosa siamo disposti a rinunciare? Una risata, una battuta su una mascherina, una frase in dialetto che ha trasformato una madre di famiglia, al mare Mondello, in una influencer o addirittura in una “testimonial” dei negazionisti del virus.
Fama e followers nati da una semplice intervista di Barbara D’Urso, inviti a talkshow e dirette sui Social, ecco la ricetta per diventare una icona del web.
I controsensi si sprecano perché, dopo quella uscita “infelice”, la nostra Angela si è lamentata di messaggi e minacce alla sua famiglia e a sua figlia. Tuttavia non ha evitato di esporsi. Non ha chiesto scusa. Non ha spiegato perché rideva chiedendo la mascherina al marito. Non si è sentita umiliata e in imbarazzo. No. Si è esposta ancora di più rimettendosi al giudizio della gente che, si sa, non vede l’ora di fare da boia.
Una frase uscita male? Un voler sminuire un qualcosa per la paura che in realtà aleggia nei nostri cuori? Una battuta ironica detta in modo scorretto? Una frase che ha fatto in pochi attimi il giro di internet e ha trasformato una giornata al mare, anzi “ammare“, in palco di esaltazione ma al tempo stesso di condannata.
I commenti ai post sono vari e spaziano da gioia a insulto in un batter d’occhio: “Qui un po’ di Coviddi ce n’è“, “E anche oggi vince il grottesco. Vince l’ignoranza. Vince la mediocrità”, “Una volta l’ignoranza si nascondeva per pudore, ora si sfoggia come fosse un vanto“, “altro che Chiara Ferragni”. Pareri discordanti fra chi la vede come un mito a chi la vede come l’ennesima dimostrazione di quanto il web purtroppo alimenti questo tipo di comunicazione.
Insomma, tutto fa per arricchire lo Sturm und Drang del 2020.
Un tempo i tormentoni erano gli strafalcioni grammaticali, come nel 2010 dalle spiagge di Ostia di Romina Olivi e Debora Russo spopolavano con il famoso «me so pijata er calippo e na bira», «vado a fa la doccetta perché pizzica tutto», (fecero oltre 1 milione di visualizzazioni su Youtube).
ANSA, il Corriere della Sera, il Messaggero, Repubblica: tutti che parlano di lei, del suo “Coviddi” e dei suoi “strinsciotti” (screenshot detto in dialetto palermitano) di insulti. Un tartassamento continuo. Una costante invasione dell’immagine di questa persona che fino a ieri era sconosciuta e, per come è diventata famosa, poteva anche restare tale come tanti altri.
Una donna che preso un po’ troppo alla leggera un virus, che ha schernito la possibilità di dover tornare tutti in casa, che ha sottovalutato la gravità della cosa, che ha mancato di rispetto ai medici e infermieri e operatori socio sanitario che si sono chiusi negli ospedali per salvare vite umane. Non si ride su queste cose. Non si scherza su un virus che ha mietuto vittime.
La condivisione di “una giornata ammare”, remix di “non ce n’è coviddi“, Meme, GIF animate e chi più ne ha più ne metta: Angela è il personaggio feticcio del momento, fino a quando qualcun’altro deciderà di apparire e far parlare di sé. Tanto oramai il web è facilmente conquistabile, basta mettersi nudi o gridare uno strafalcione per ammaliare le masse. E la cultura intanto piano piano si avvia sul viale del tramonto.