Si teneva 41 anni fa la “National March on Washington for Lesbian and Gay Rights“, ovvero la prima marcia per i diritti delle persone LGBT+
Furono circa centomila le persone che sfilarono per rivendicare dignità e diritti civili, in un’epoca in cui le persone omosessuali non godevano di alcun riconoscimento e alcuna tutela in nessuna parte del mondo. Prima di quel giorno, tutti i tentativi di realizzare una marcia per i diritti gay erano sempre falliti.
La prima occasione persa risale al 1973, in un clima di grande tensione tra le associazioni lgbt+ e le autorità locali, che costrinse i manifestanti a recedere dal proposito e rimandare l’evento a data da destinarsi. Il secondo tentativo avvenne nel 1978, ma i malumori interni portarono gli organizzatori a optare per l’annullamento.
Fu necessario un evento drammatico come l’assassinio, ad opera di Dan White, dell’attivista del movimento di liberazione omosessuale Harvey Milk, prima persona dichiaratamente gay ad accedere alle istituzioni in USA, che riuscì a ricompattare la comunità arcobaleno. Sulla spinta di questo evento, pochi mesi più tardi si tenne una Conferenza a Philadelphia con delegati provenienti da tutto il paese, che misero nero su bianco cinque richieste che sarebbero servite da punto di partenza per la marcia: tra queste istanze figuravano la fine delle leggi antiomosessuali e una spinta per un divieto di discriminazione nel governo federale basato sull’orientamento sessuale.
La battaglia assunse una portata nazionale, e crebbe in modo esponenziale fino alla grande marcia del 14 ottobre, che raccolse circa 100.000 persone nella capitale del paese.
La National March on Washington for Lesbian and Gay Rights ebbe una notevole risonanza negli Stati Uniti, tanto che la comunità LGBT+ fu invitata a partecipare solo due giorni dopo alla conferenza del Constituent Lobbying Day: in questa occasione, vi fu un primo riconoscimento esterno nei confronti della comunità LGBT+.
Il Comitato Direttivo Nazionale della marcia prevedeva la parità di genere obbligatoria e il 25% di rappresentanza per le minoranze afrodiscendenti, e fu selezionato dai meet up in tutto il paese.
Dal volantino “Why We Are Marching“, diffuso prima della marcia del 1979 su Washington:
“Persone in tutta la nazione si stanno unendo per rendere la marcia su Washington per i diritti di lesbiche e gay un evento stimolante e di successo, un evento così importante che spingerà in avanti la liberazione di lesbiche e gay in un modo che non è stato fatto dai tempi dei Moti di Stonewall. La marcia su Washington segnerà un punto importante nell’evoluzione della forza lesbica e gay: l’incontro di persone e organizzazioni da tutto il paese per lavorare per la prima azione nazionale pianificata dalla comunità lesbica e gay.
“Il 1979 è il decimo anniversario delle rivolte di Stonewall, la storica ribellione che ha contribuito a lanciare l’attuale ondata di liberazione di lesbiche e gay. Quale modo migliore per noi per commemorare questo anniversario che mobilitare le nostre sorelle e fratelli, così come tutti i nostri sostenitori, nella prima marcia nazionale per i diritti delle lesbiche e dei gay. La marcia sarà una celebrazione della nostra solidarietà comunitaria e un segno della nostra forza politica …
… Saremo a Washginton, a costruire un ampio movimento di massa per combattere per la nostra libertà. La nostra manifestazione insisterà sulla libertà per tutte le persone gay e dovrà riflettere la rabbia e l’orgoglio della nostra comunità di fronte all’insensibilità del governo, ai discorsi doppi e all’inazione. Dovremmo marciare su Washington, non implorare il governo di concessioni simboliche, ma chiedere e lottare per la liberazione e la fine delle persecuzioni“.