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Per affrontare il lockdown arriva il “compagno di coccole”

- 26/11/2020


Ci avevano promesso che saremmo diventati più buoni, più pazienti, più malleabili.

Ci avevano predetto che una pandemia così violenta, come mai negli ultimi anni, avrebbe solo aiutato le persone a diventare più morbide con il prossimo, più collaborative avendo vissuto tutti la stessa situazione di disagio. Quel senso di abbandono che abbiamo provato e stiamo provando, quel senso di solitudine che ci ha salvaguardato, quella voglia di contatto fisico che per il nostro benessere è stata soppressa, avrebbe solo dovuto aumentare la nostra sensibilità. Aumentare il valore del rapporto col prossimo e valorizzarlo.

Invece no.

Le persone sono più cattive. Più esasperate. Più scortesi, più screanzate.

Nessuna comprensione, nessuna dimostrazione di pazienza, nessuna tolleranza per l’errore. Forse ancora meno di prima, come se dovessero far scontare, a chi si trova loro davanti, una condizione di disagio come fosse stato lui a imporgliela. Forse tutta questa agitazione, paura e incertezza derivano anche da una totale assenza di rapporti col prossimo.

Necessità di affetto. Necessità di contatto fisico. Necessità di abbracci. 

Gli abbracci infatti, presi un po’ sottogamba, in realtà hanno diversi effetti benefici sul nostro organismo. Si può ricevere o dare un abbraccio per affetto, amore, amicizia, ma anche per salutare, per confortare e per dare fiducia. Quello che è provato, anche  scientificamente, è che, in ogni caso, un abbraccio può farti sentire davvero meglio, infatti abbassa la pressione sanguigna, allevia l’ansia e lo stress, mette di buon umore e aumenta l’autostima. Fa sentire il respiro dell’altro, l’odore, e il calore umano che calma e tranquillizza.

Ecco perché in Belgio hanno ideato il knuffelcontact ossia il “compagno di coccole”.

Ebbene si, oltre al cibo anche le coccole a domicilio. Nonostante i circa 500 mila casi e i circa i 13 mila deceduti, in pieno lockdown di “sconfinamento” e non di “isolamento”, il Belgio ha introdotto questa figura. Tutti potranno averne uno a testa e i single due (vivessi in Belgio sarei sistemata).

Di questa persona, incaricata a fare le coccole, però non ne potranno abusare, infatti il “regolamento” prevede che per famiglia se ne possa invitare soltanto uno per volta, pur avendone a disposizione uno a testa, anche i single, nonostante gliene siano affidati due dovranno comunque alternarne la presenza. 

In Italia funzionerebbe? Voi lo fareste entrare uno sconosciuto per farvi coccolare? (non come si fanno coccolare su Tinder o altri portali di incontri, si parla di vere e proprie coccole). La cosa, per quanto sensibile e “tenera” mi suona un po’ bizzarra coi tempi che corrono. Purtroppo, per la paura del prossimo che si sta sviluppando sempre più anche iniziative come questa rischiano di perdere di valore e significato.

L’abbraccio è una unione emotiva, e per quanto noi single possiamo trovare “compagnia” sulle chat di incontri, con lo scopo di fissare un incontro sessuale non erto di coccolarsi emotivamente, ci manca tutta quella parte fisica delicata del contatto di intimità.

Anche il Regno Unito qualche tempo fa aveva istituito il “support bubble” ossia la bolla di sostegno che veniva ospitata dalle famiglie. Tutti si sono adoperati per sopperire questa mancanza, per colmare quel vuoto di emotività che situazioni pandemiche ci hanno portato a vivere.

Sentimento di solitudine accentuato anche dalla stagione detta “cuffie season”, la stagione del divano. La voglia del calore di un abbraccio davanti alla tv per guardare un film insieme e scambiare due parole, viene accentuata dal clima freddo e dal periodo delle festività.

Quindi oltre a scambiarsi due parole online, cercando compagnia, condivisione e conforto per questo periodo in alcuni paesi ci sarà anche questa figura che dovrebbe aiutare in un momento di difficoltà a sentirsi meno soli, e a prevenire così problemi di natura emotiva di salute mentale e di depressione.

Abbiamo bisogno di 4 abbracci
al giorno per sopravvivere.
Di 8 per sostenerci.
Di 12 per crescere.


(Virginia Satir)

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