Ambiente. Clima. Ecosistema. Sono parole che – come tutte le parole -hanno un significato e un proprio valore. Ma per quanto distanti dal nostro Io, dovrebbero esserci care quanto lo sono i nostri affetti o i nostri “tesori”.
Abbiamo letto quotidiani e ascoltato i telegiornali dove spesso i titoli allarmanti gridavano: “Il pianeta è malato” o “Specie animale estinta” o ancora “I ghiacciai si stanno sciogliendo” ma se ancora oggi le cose non sono cambiate, è evidente che non abbiamo fatto abbastanza.
Cineasti più o meno conosciuti si sono fatti portavoce di questo malessere che colpisce il nostro pianeta terra, la nostra casa. Nel corso degli anni sono stati tanti i film, ma sopratutto tanti i documentari che si sono proposti di sensibilizzare l’opinione pubblica sulle tematiche dell’ambiente.
Se nella storia del cinema alcuni titoli mainstream hanno suggerito o accolto questo messaggio, basti pensare al film di animazione WALL.E (2008) della Pixar o all’ipertecnologico AVATAR (2009) di James Cameron o alla rilettura delle sacre scritture in NOAH (2014) di Darren Aronofsky, in questo speciale di #3filmchenonsapevidvolervedere andremo a scoprire titoli che invito a recuperare, forse meno conosciuti.
Partiamo con un titolo del 2009 di rara bellezza.
THE COVE-La Baia Dove Muoiono I Delfini è un documentario statunitense diretto dal fotografo Louie Psihoyos che ha l’obiettivo di denunciare l’annuale pesca di delfini che avviene sulle coste del parco nazionale di Taiji, in Giappone.
Le riprese sono state fatte in grande segreto per cinque anni e proprio per questo è stato poi censurato dal governo di Tokyo.
Le immagini che questo documentario ci riporta sono forti ed emozionanti e non solo ci mostrano le conseguenza di una scellerata caccia che frutta in soli sei mesi oltre 23 mila cetacei, destinati a finire nei parchi acquatici di tutto il mondo o sulle tavole giapponesi; ma evidenzia anche l’alto tasso di mercurio presente nelle carni dei delfini. Il 7 Marzo 2010 il film ha vinto l’Oscar al Miglior Documentario.
Passiamo a un problema che ci tocca più da vicino, tra i più spinosi della nostra storia contemporanea: il dramma dell’Eternit.
UN POSTO SICURO (2015) è il primo film che guarda a questa problematica ed è un film italiano, diretto da Francesco Ghiaccio.
La trama: 2011, Casale Monferrato. Luca (Marco D’Amore) e suo padre Edoardo (Giorgio Colangeli) non si frequentano da anni. Edoardo ha passato una vita a lavorare come operaio all’Eternit, lontano dalla famiglia. Poi Luca scopre che suo padre sta per morire per aver contratto in fabbrica il mesotelioma, un tumore causato dall’esposizione alle fibre dell’amianto.
Film sobrio e scarno voluto fortemente da Francesco Ghiaccio che ha realmente vissuto nelle zone raccontate dal film. Grazie a una fotografia perfetta, UN POSTO SICURO riesce a evidenziare un malore causato dalla negligenza umana e alle disastrose conseguenze. Come le polveri di amianto che si insinuano nei polmoni, questo film a poco a poco entra nel cuore dello spettatore fino a fargli male. Un esordio registico (quello di Ghiaccio) e uno da sceneggiatore (quello di Marco D’Amore) non privo di difetti, ma che merita di essere incoraggiato. Toccante e amaro.
E chiudiamo questa rassegna con un titolo che recentemente era nella rosa dei candidati all’Oscar per il Miglior Film Internazionale.
HONEYLAND (2019) è un film documentario diretto da Tamara Kotevska e Ljubomir Stefanov, qui al loro esordio nella regia di un lungometraggio.
Ci troviamo nei montuosi e difficili paesaggi del nord della Macedonia. Hatidze Muratova vive in un villaggio abbandonato con l’anziana madre, Nazife, malata e con problemi di vista. La donna si prende cura della madre e delle loro coltivazioni di api. La vita delle due donne viene però ravvivata dall’arrivo di nuovi vicini. Il capofamiglia con moglie e sette figli, guarda ai guadagni di Hatidze con la vendita del miele e decide di imitarla, mettendo però a rischio l’equilibrio dell’ecosistema locale.
Una storia che parla di sostenibilità ambientale e che evidenzia come anche la più piccola azione fatta con noncuranza possa avere danni irreversibili su di un ecosistema. Supportato da una fotografia che incanta il film documentario guarda con rispetto e amore sia il suolo e i suoi frutti, sia gli esseri umani che spinti da proprie fragilità o necessità non sempre operano nel modo migliore. Educativo.