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IO SPERIAMO CHE ME LA CAVO a cura di M. D’Orta #10DaysOfHumanRights


In occasione della maratona sui Diritti Umani di BL MAGAZINE, anche la rubrica BL LIBRI darà il suo contributo per seminare spunti e, ovviamente, letture opportune.

L’articolo della Dichiarazione Universale dei diritti della Donna e dell’Uomo che affronteremo è l’Articolo 26. Il Diritto Universale ad avere un’ Istruzione.

  • Ogni individuo ha diritto all’istruzione. L’istruzione deve essere gratuita almeno per quanto riguarda le classi elementari e di base. L’istruzione elementare deve essere obbligatoria. L’istruzione tecnica e professionale deve essere messa alla portata di tutti e l’istruzione superiore deve essere egualmente accessibile a tutti sulla base del merito.
  • L’istruzione deve essere indirizzata al pieno sviluppo della personalità umana ed al rafforzamento del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Essa deve promuovere la comprensione, la tolleranza, l’amicizia fra tutte le nazioni, i gruppi razziali e religiosi, e deve favorire l’opera delle Nazioni Unite per il mantenimento della pace”

E quale libro poteva calarci totalmente in questa tematica?

“Io speriamo che me la cavo” a cura di Marcello D’Orta edito da Mondadori.

La Trama

«Quanti temi avrò letto nei miei dieci e più anni come maestro elementare di Arzano? Non lo so, ne ho perso il conto. Ma non li ricordo perché ordinati o disordinati, tristi, giocosi e persino polemici, tutti hanno sempre detto e a volte dato qualcosa. Tanto che alcuni li ho conservati e ora ho voluto raccoglierne una sessantina tra i più ameni e sorprendenti. Credo che valga la pena di conoscerli. Colorati, vitalissimi, spesso prodigiosamente sgrammaticati e scoppiettanti di humour involontario, di primo acchito possono far pensare a una travolgente antologia di “perle”. Ma, per chi sa guardare, sotto c’è qualcosa di diverso e di più. Una saggezza e una rassegnazione antica, un’allegria scanzonata e struggente nel suo candore sottoproletario, una cronaca quotidiana ilare e spietata che sfocia in uno spaccato inquietante delle condizioni del nostro Sud.» (Marcello D’Orta)

Recensione

Con molta probabilità questo libro è in moltissime case italiane, dato che dalla prima stampa, ha venduto più di 2 milioni di copie. Ad ogni modo è di una attualità disarmante. Marcello D’Orta, negli anni in cui ha insegnato nell’hinterland napoletano, ha raccolto i temi e i pensierini dei suoi alunni e, attraverso le loro parole, è facile definire quanta urgenza d’istruzione ci sia ovunque. Infatti, anche se sono passati trent’anni e l’autore del libro ha collezionato i testi di alunni di un posto specifico (Arzano e i comuni limitrofi) questo libro rimane di una attualità disarmante. Gli alunni di D’Orta, non sono solo piccoli campani, possono rappresentare gli occhi vivi e veri di tutti i bambini che con la loro elementare decodifica del mondo, riescono a spiazzare chiunque. La semplicità con la quale fenomeni come la prostituzione, camorra, contrabbando, abbandono scolastico e povertà vengono riportati nei temi è il valore aggiunto di questo libro che dipinge in maniera reale la Napoli degli anni Ottanta/Novanta. Qui il link Amazon.

Io speriamo che me la cavo” è un’antologia a tutti gli effetti. Una splendida antologia da utilizzare, nel futuro, come capsula temporale. Una vera e propria fonte storica che però ha come autori delle piccole persone che, malgrado tutto, raccontano la loro inquietante realtà. Il Coraggio di Marcello D’Orta di non compiere alcun editing sui testi, ma, anzi, lasciando intatti errori ortografici, grammaticali e regionalismi, amplificano di pathos il testo. Una antologia tragicomica che fa riflettere il lettore sull’urgenza sacrosanta e mondiale di ricevere un’istruzione adeguata per poter far sviluppare un popolo, una comunità, una regione, una nazione. Un bisogno imprescindibile per far evolvere l’umanità tutta. Quest’anno bislacco, abbiamo testato con mano cosa significhi non avere nel tessuto sociale la Scuola. Inoltre ha amplificato enormemente il divario sociale tra famiglie ricche e povere. Uno dei danni della pandemia è sicuramente questo. La nostra nazione può vantare, malgrado tutto, l’avere un sistema scolastico pubblico capillare in tutto il territorio. Rileggere oggi “Io speriamo che me la cavo” sicuramente darà uno spunto in più a tutti gli adulti per comprendere che non bisogna mai dare per scontato un servizio, anzi investimento, grosso come la Scuola. Augurandovi buona lettura, vi dedico un Tema scelto aprendo a caso il libro di D’Orta.

Qual è l’animale che preferisci?

Io, l’animale che io preferisco, è il porco!

Il porco è un maiale che vive nel porcile, è sporco, si gira e si rigira nel fango e nelle schifezze, si fa il solletico da solo. Al porco gli piace, il letame! La sua famiglia è composta dal cinghiale che ringhia e dall’ippopotamo. Io quando guardo l’ippopotamo rido. Per il maiale l’inverno è una brutta stagione. A Gennaio, quando è diventato ben grasso, suona la sua ultima ora. Lui è come se sentisse una voce nell’aria che gli dice: «Ti vogliono scannare! ti vogliono scannare!», e allora punta i piedi a terra come gli asini, e cerca di non farsi scannare. Però l’uomo viene lo stesso, e lo trascina, lo batte, gli storzella la coda, e alla fine lo uccide. Dopo che lo ha ucciso, neanche è contento! Lo taglia in mille parti, e lo trasforma in salcicce, prociutto, lardo, còtena, soprassata, piede di porco, sanguinaccio, strutto, persino spazzolino da denti. A me per questo l’animale che preferisco è lui, il porco, perchè da lui si ricava tutto!

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Di origine Abruzzese, ma ramingo come un nomade. Di molteplici interessi ogni sabato su Bl Magazine con la rubrica BL LIBRI.

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