Questa settimana ci occuperemo dell’ultimo libro scritto da Daria Bignardi: “Oggi faccio azzurro” , pubblicato da Mondadori.
L’ultima fatica letteraria di Bignardi ha fortunatamente goduto di un ottimo lancio a livello mediatico. Più volte è capitato di sentirne parlare o di vederlo campeggiare splendente dentro le librerie di tutta Italia. In molti si sono occupati del suo contenuto. Io, invece analizzerò la sorprendente e inaspettata forma narrativa utilizzata per la stesura.
La Trama
«Mi chiamo Gabriele, come l’arcangelo» aveva detto, «ma qui in Germania è un nome da donna. Il tuo invece che razza di nome è?» Galla si chiama così in onore dell’imperatrice Galla Placidia: «Darmi quel nome è stato uno dei pochi gesti coraggiosi di mia madre». Da quando è stata lasciata dal marito, improvvisamente e senza spiegazioni, passa le giornate sul divano a fissare la magnolia grandiflora del cortile, fantasticando di buttarsi dal balcone per sfuggire a un dolore insopportabile di cui si attribuisce ogni colpa. Esce di casa solo per vedere la psicanalista Anna Del Fante o per andare in carcere. «Da quando Doug mi ha lasciata sto bene solo dentro. Canto con altre dieci volontarie in un coro di detenuti tossicodipendenti. Anche io devo disintossicarmi.» Durante il primo viaggio da sola, a Monaco di Baviera, entra per caso in un museo dove è allestita la mostra della pittrice tedesca Gabriele Münter. Galla, che da ragazza studiava arte, ricorda solo che la Münter era nel gruppo del Cavaliere Azzurro con Vasilij Kandinskij. Ma quel giorno le sue opere «così piene di colore e prive di gioia» la ipnotizzano. Da quel momento la voce di Gabriele entra nella vita di Galla: la tormenta, la prende in giro e intanto le racconta la sua lunga storia d’amore con Kandinskij, così simile a quella di Galla con Doug. Mentre il dialogo tra le due si fa sempre più animato, la strada di Galla incrocia quella di altri due pazienti di Anna Del Fante: Bianca, un’adolescente che non riesce più ad andare a scuola, e Nicola, seduttore compulsivo e vittima di attacchi di panico. Le imprevedibili conseguenze di questo incontro potrebbero cambiare le vite di tutti e tre. Una storia irresistibile – a tratti comica e a tratti struggente – che mescola leggerezza e profondità, grazia e tenerezza, esplorando il nostro rapporto con il dolore, che è poi il nostro rapporto con noi stessi.
La Recensione
Tutti abbiamo il diritto ad avere un amico immaginario. Difficile è verbalizzare ad estranei, ammesso che siano psicoterapeuti o curiosi lettori, la loro esistenza.
Ammetto che nell’evoluzione di scrittrice di Daria Bignardi, ad ogni nuova pubblicazione, mi lascia vistosamente sorpreso. Dopo “Storia della mia ansia” mai avrei immaginato che l’autrice reinventasse totalmente il suo stile narrativo.
Il titolo di questo libro è la traduzione letterale di una frase idiomatica tedesca: “Oggi faccio azzurro” significa “passare la giornata bighellonando”. A Roma di usa l’espressione “Oggi faccio sega” oppure dalle mie farti si dice “Oggi faccio lu straccapiazze”.
Il suo romanzo ha un intreccio abbastanza semplice. Galla, la protagonista, viene mollata dal suo uomo Doug. Da annoverare la trovata di cristallizzare questo evento in un momento non scontato della vita casalinga che strappa un sorriso al lettore: Doug decide di mollare Galla seduto sulla tavoletta del wc. Da qui nasce una dirompente spirale angosciante che ruota attorno alla sensazione dell’abbandono della protagonista che sogna di buttarsi giù dal balcone e si dimentica di quelle piccole attività che colorano, con tinte pastello, la sua vita agiata da ex modella. Ad esempio è corista presso il carcere di San Vittore.
Nel momento in cui Galla decide di macellare le sue emozioni incontra Anna, la psicanalista, con cui, finalmente, smembra l’umana paura che attanaglia la sua anima. Il dialogo fra le due è sensazionale, intelligente e frizzante. Ammetto che Bignardi abbia azzardato con l’estremo uso di colloquialità tra i personaggi, ma ne ho apprezzato la velocità narrativa che altrimenti avrebbe potuto infilarsi in ampollose lungaggini. L’utilizzo dei discorsi diretti poco formali ci ha messo al riparo da una narrazione che altrimenti non poteva essere che paludosa. Grazie Daria.
Mentre Galla è immersa fino alla punta dei capelli in questa parentesi analitica, sorge, dirompente, la parte più gustosa di questo romanzo che mi ha fatto appassionare maggiormente. Snocciolando i vari episodi del passato Galla fa riemergere la mostra della pittrice tedesca Gabriele Münter, avvenuta nel suo primo viaggio in solitaria da donna indipendente a Monaco di Baviera.
Ed è proprio in questo passaggio che si anima il romanzo in questi intelligentissimi dialoghi estranianti tra Galla e Gabriele.
Bignardi tratteggia due profili di donne diametralmente opposte che vivono la medesima architettura emozionale andando ad investigare la pluralità del femminile.
Da un lato Galla e i suoi cronici ancoraggi ad un amore che è miseramente finito sulla tazza del cesso e Gabriele che, suo malgrado, ha vissuto un amore talmente intenso quanto accecante facendo in modo che il suo passaggio su questa terra fosse diventato quasi trasparente a causa del suo amato: Vasilij Kandinskij, il genio dell’astrattismo.
Un libro struggente, velocissimo e pregno di ilarità.
La cosa che mi ha colpito di più è la modalità di scrittura. In sole due pagine per “capitolo” Bignardi è riuscita a fotografare e a sublimare la narrazione. Un bellissimo esempio di buona scrittura che da un lato immerge il lettore ad una repentina e affamata voglia di continuare a leggerlo dall’altro, probabilmente, la possibilità di poter leggere “Oggi faccio azzurro” in metropolitana o negli attimi morti della giornata. Ammetto che se non avessi saputo chi fosse l’autrice avrei potuto ipotizzare che questo libro avrebbe potuto scriverlo solo una persona talentuosa di vent’anni o poco più. È proprio vero che la giovinezza è uno stato d’animo. Bignardi, che quest’anno compirà sessant’anni, ne è l’esempio palese.
Libro super consigliato!
Sento il profumo del liquore Strega….