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L’ULTIMA ORA _ Un thriller ecologico che sorprende (recensione)

- 02/02/2021
L'ULTIMA ORA (2018) di Sébastien Marnier


L’ULTIMA ORA (Francia, 2018) è un film che guarda a temi per niente scontati, approcciandoli da un punto di vista altrettanto interessante. Un thriller teso che farà riflettere.

Il giovane professore di lettere Pierre Hoffman viene chiamato come supplente presso un prestigioso collegio dopo che il precedente professore ha tentato il suicidio. Ben presto Pierre si accorgerà dell’atteggiamento quasi ostile di alcuni alunni che sono anche tra quelli più in vista perché più dotati e intelligenti. In particolare sei di questi alunni sembrano essere uniti e disconnessi dal resto dei loro coetanei.

Sébastien Marnier, dopo l’interessante esordio alla regia col suo IRRÉPROCHABLE (2016), decide di ambientare il suo secondo film tra le mura scolastiche, ispirandosi al romanzo di Christophe Dufossé, per tessere un thriller spiazzante e disturbante.

L’ULTMA ORA (2018) di Sébastiene Marnier è stato presentato alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2019

Fin dal principio de L’ULTIMA ORA siamo portati a sospettare che quei 6 ragazzini così arguti e sprezzanti e incapaci di alcuna empatia verso il prossimo stiano nascondendo qualcosa di terribile.

Marnier guarda ai classici del brivido e della tensione ispirandosi alle opere di Lynch e di Carpenter e Polanski e pare che durante le sessioni di riprese abbia invitato i suoi giovani interpreti a guardare e studiare titoli come IL VILLAGGIO DEI DANNATI (1960) e il più recente IL NASTRO BIANCO (2009) di Haneke.

Le atmosfere e i tempi narrativi (salvo qualche lungaggine nel mezzo) sono perfetti per costruire una tensione che diventa via via sempre più tangibile e soffocante.

Il protagonista (un discretamente bravo Laurent Lafitte) intento a scrivere un libro su Kafka ci porta nel suo personale incubo dove non si accontenta di risposte evasive e un quasi totale disinteresse da parte di suoi colleghi. Egli è seriamente preoccupato del destino dei sei ragazzi ed è deciso a scavare nel torbido pur di arrivare alla verità.

Una scena tratta da L’ULTIMA ORA (Francia, 2018) di Sébastien Marnier

C’è un passaggio che è importante evidenziare in cui Pierre, confrontandosi col direttore e una collega, si sente rispondere “quello che accade fuori dalla scuola non ci riguarda“. Ed è questo un atteggiamento tipico dell’animale sociale (noi tutti) che preferisce rimandare le responsabilità agli altri. Ma – evidenzia bene il regista – è qui che risiede la radice del problema: credere che questo non ci riguardi, che non possa toccarci o non possa avere ripercussioni sul nostro (in)quieto vivere.

Ci sono una serie di ingenuità o forzature di scrittura (Marnier ne firma anche la sceneggiatura) che da un lato portano a delineare i ragazzini quasi fossero alieni, tanto ci appaiono freddi e distaccati dal contesto; dall’altra cede all’uso abuso di metafore fin troppo didascaliche come la presenza sempre più invadente di scarafaggi che infestano la casa del giovane supplente. Tuttavia sono elementi per certi versi essenziali perché si costruisca quella tensione che permea l’intera pellicola.

L’importanza di un film come L’ULTIMA ORA risiede nelle riflessioni che da esso scaturiscono: la disillusione delle nuove generazioni, il futuro incerto, il pianeta che sta morendo, le azioni di oggi e le sue conseguenze su di un domani mai così minacciosamente prossimo. Il finale è qualcosa che può piacere o meno, ma è altrettanto significativo in questo senso.

Marnier dissemina questi indizi e ci obbliga a guardare ai disastri, agli atti scellerati, agli omicidi, alle violenze che ogni giorno compiamo verso il nostro pianeta e di conseguenza verso noi stessi, verso i nostri figli e le future generazioni (posto che un futuro per loro possa esistere).

Il dramma che i sei ragazzini portano sulle spalle, che grava sul loro cuore e sulle loro coscienze (intesa come coscienza umana nella sua universalità), li porterà a tutta una serie di gesti via via sempre più estremi che difficilmente sapremo guardare con serenità. Gli assassini e i complici di questo massacro ai danni delle nuove generazioni siamo forse noi tutti.

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Ossessionato dal trovare delle costanti nelle incostanze degli intenti di noi esseri umani, quando non mi trovo a contemplare le stelle, mi piace perdermi dentro a un film o a una canzone.

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