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La genitorialità omosessuale in Italia: cosa dicono esperti e giurisprudenza

- 14/07/2021


Prendendo spunto dall’approvazione della riforma della Legge Francese sulla bioetica del 29 Giugno 2021, si ritiene opportuno fare un piccolo riassunto di quella che attualmente è la normativa italiana sulla genitorialità delle coppie omosessuali.

Figli di due madri

La Corte Costituzionale con la pronuncia n. 237 del 15 Novembre 2019 ha dichiarato inammissibile la questione di costituzionalità delle disposizioni in materia di formazione dell’atto di nascita che impediscono l’indicazione in esso di due madri, l’una per aver donato l’ovulo e l’altra per aver condotto a termine la gravidanza e aver messo al mondo il figlio.

Tale decisione è stata assunta tenendo conto della circostanza che l’articolo 5 della Legge n. 40/2004, Norme in materia di procreazione medicalmente assistita, non consente alle coppie dello stesso sesso di accedere alle tecniche di PMA.

La Corte ha ritenuto che l’esclusione delle coppie formate da due donne non è fonte di discriminazione basata sull’orientamento sessuale.

Tuttavia con l’approvazione della Legge Cirinnà qualcosa è cambiato.

Oggi, pertanto, sebbene non sia ancora possibile ricorrere alla PMA (procreazione medica assistita) e non possa essere inserita nel certificato di nascita la doppia maternità, sempre più sentenze consentono la trascrizione degli atti di nascita o di adozione formatasi all’estero.

Questo cosa comporta?

Determina, in buona sostanza, un controsenso giuridico poiché le coppie italiane omosessuali, come quelle eterosessuali che non rientrano nei casi previsti dalla Legge 40/2004, che sono determinate nella volontà di avere un figlio, devono recarsi all’estero per poi vedere trascritto in Italia l’atto di nascita o di adozione!

Omogenitorialità

Il grande cambiamento si auspicava arrivasse con la Legge Cirinnà, ove pareva possibile affrontare il “discorso” adozioni, ma sin da subito la sola idea ha scatenato un fortissimo, per non dire violentissimo, dibattito politico.

Le famiglie omosessuali ancora oggi sono definite “nuove famiglie” (quando vengono riconosciute!) e purtroppo molte volte questa definizione implica un giudizio, pregiudizio, negativo.

Il concetto di “nuove famiglie” è posta in contrapposizione con quella che è definita “famiglia naturale” e questo perché il dilemma sotteso, che è terrificante almeno a parere di chi scrive, è il seguente: una famiglia omosessuale può essere parificata ad una famiglia eterosessuale? Una persona omosessuale è in grado di fare il genitore?

Ebbene, occorre domandarsi, perché nessuno mai se lo chiede, se una persona eterosessuale sia in grado di fare il genitore. Questo clima influisce negativamente sull’approvazione di nuove leggi che tutelino le famiglie omosessuali e consentano alle stesse, qualora lo volessero, di avere un bambino.

Il clima impedisc, altresì che in Italia vengano assunte decisioni forti e promulgate Leggi che disciplinino la PMA, la maternità surrogata o anche le adozioni in maniera uniforme al contesto europeo.

Fortunatamente alcuni cambiamenti, peraltro molto importanti, provengono dalla giurisprudenza che ha fatto propria una conclusione basata su studi psicologici.

Cerchiamo di spiegare meglio.

In una recentissima sentenza, sentenza n. 9006/2021 delle Sezioni unite civili della Corte di Cassazione, infatti, è stato chiarito che non esiste prova del fatto che un bambino riceva o possa ricevere un danno dal crescere in una famiglia con genitori omosessuali.

Tale intervento, si ribadisce, apre la strada a un nuovo dibattito, anche in tema di adozioni, posto che la decisione della Corte di Cassazione rileva non solo perché è stata presa dalle Sezioni Unite, il che comporta la composizione del contrasto giurisprudenziale sviluppatosi sul punto, ma anche perché tale decisione si basa su numerosi studi psicologici.

Nel 2011 l’Associazione italiana di psicologia (AIP), in un comunicato, ha ricordato che «i risultati delle ricerche psicologiche hanno da tempo documentato come il benessere psicosociale dei membri dei gruppi familiari non sia tanto legato alla forma che il gruppo assume, quanto alla qualità dei processi e delle dinamiche relazionali che si attualizzano al suo interno. In altre parole, non sono né il numero né il genere dei genitori – adottivi o no che siano – a garantire di per sé le condizioni di sviluppo migliori per i bambini, bensì la loro capacità di assumere questi ruoli e le responsabilità educative che ne derivano. In particolare, la ricerca psicologica ha messo in evidenza che ciò che è importante per il benessere dei bambini è la qualità dell’ambiente familiare che i genitori forniscono loro, indipendentemente dal fatto che essi siano conviventi, separati, risposati,single, dello stesso sesso. I bambini hanno bisogno di adulti in grado di garantire loro cura e protezione, insegnare il senso del limite, favorire tanto l’esperienza dell’appartenenza quanto quella dell’autonomia, negoziare conflitti e divergenze, superare incertezze e paure, sviluppare competenze emotive e sociali».

Posizioni ribadite anche in un comunicato del 2014, in risposta alle dichiarazioni rilasciate dall’allora Ministro della salute, Beatrice Lorenzin, nel corso della trasmissione Porta a porta andata in onda su Rai 1 il 17 settembre 2014.

Per giustificare la propria contrarietà all’adozione e al ricorso alla fecondazione eterologa per le coppie omosessuali, il ministro Lorenzin aveva dichiarato che «tutta la letteratura psichiatrica, da Freud in poi, riconosce l’importanza per il bambino di avere una figura paterna e materna per la formazione della propria personalità».

L’AIP è intervenuta dichiarando che tali asserzioni sono prive di fondamento empirico e disconoscono quanto appurato dalla ricerca scientifica internazionale e quanto espresso dalle più rappresentative società scientifiche a livello mondiale, invitando i responsabili delle istituzioni politiche a tenere in considerazione i risultati che la ricerca scientifica ha prodotto e messo a disposizione della società, in modo che si facciano promotori del rispetto delle persone e della corretta divulgazione scientifica, evitando di esprimere asserzioni infondate che hanno il solo risultato di rinforzare i pregiudizi e danneggiare le famiglie mono-genitoriali, le coppie omosessuali e, soprattutto, i loro bambini.

Nel 2014, anche il Consiglio nazionale dell’Ordine degli psicologi (Cnop), sempre in risposta alle affermazioni del ministro Lorenzin, ha ribadito che la valutazione delle competenze genitoriali deve essere fatta senza pregiudizi rispetto all’orientamento sessuale ed affettivo degli individui e che «è necessario garantire la tutela dei diritti delle famiglie omo-genitoriali al pari di quelle etero-composte, senza discriminazioni e condizionamenti ideologici».

Il riferimento agli studi psicologici ed all’AIP è stato estratto dal seguente Link: https://www.questionegiustizia.it/rivista/articolo/il-punto-di-vista-della-psicologia-su-famiglie-genitorialita-omogenitorialita-quali-domande-_656.php

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Non faccio l'Avvocato ma lo sono. Calabra di nascita e "fiorentina" per adozione.

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