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MADRI SOTTO ACCUSA _ 3 Film Che Non Sapevi di Voler Vedere

- 20/07/2021
Ingannevole è il cuore più di ogni cosa di Asia Argento


La mamma. Una figura da sempre legata ai valori della famiglia e a parole come conforto, amore, sicurezza. Una madre è pronta a tutto pur di proteggere i propri figli. Una madre è sempre lì a donare una carezza o un abbraccio.

Il cinema ha da sempre raccontato di madri coraggiose, amorevoli, uniche, forti e determinate, basti pensare alla Angelina Jolie di CHANGELING di Clint Eastwood o alla tragica figura della madre dell’elefantino diverso in DUMBO . Ma le madri sono prima di tutto donne, esseri umani, creature complesse le cui aspirazioni o volontà spesso collidono con quel ruolo che devono ricoprire e su cui gravano le aspettative della società.

Spesso le madri possono essere invadenti o castranti come quella di CARRIE- LO SGUARDO DI SATANA, o la cui sessualità prevale sul giudizio come quelle di Robin Wright e Naomi Watts in TWO MOTHERS (2013). Fino alle madri complicate e nevrotiche di Xavier Dolan, su tutte quella di MOMMY (2014) o quelle del cinema Almodovoriano.
Ma sono altrettante le figure ambigue e dalle scelte controverse che hanno trovato un loro spazio nel cinema, imponendosi nell’immaginario collettivo per la loro carica sovversiva e/o corrosiva.

In questo speciale di #3filmchenonsapevidivolervedere andremo a scoprire madri la cui moralità e umanità è messa costantemente in discussione dalle loro opinabili e criticabili azioni.

Nella foto: Asia Argento il piccolo Jimmy Bennett in una scena tratta da INGANNEVOLE È IL CUORE PIÙ DI OGNI COSA

Partiamo da un titolo che ha creato scandalo fin dalla sua prima apparizione alla 57esima edizione del Festival di Cannes.
INGANNEVOLE È IL CUORE PIÙ DI OGNI COSA (2004) scritto, diretto e interpretato da Asia Argento in una produzione divisa tra Italia e Stati Uniti.
Il film è tratto dall’omonimo romanzo di J.T.Leroy e segue le vicissitudini del piccolo Jeremiah che viene portato via dalla famiglia adottiva per essere dato in affidamento alla madre naturale, Sarah. La donna però è inaffidabile, dedita al consumo di droghe e la cui vita sentimentale e sessuale è quantomai variegata e popolata da figure inquietanti. Il ragazzino verrà iniziato lui stesso all’uso di droghe e alcolici e verrà abusato sessualmente.
Un film per stomaci forti, una vera e propria discesa negli inferi della natura umana. Asia Argento trova però in questa pellicola la sua massima ispirazione di regista e di attrice. Non certo nuova a vestire ruoli scomodi e moralmente discutibili, è nella figura di Sarah che riesce ad essere credibile come interprete. La regia è sporca ma precisa e affilata come un bisturi e in altri momenti è feroce e brutale come una motosega. Eppure dietro tanto dolore e violenza (psicologica e fisica) più o meno esibita, c’è un grido di dolore e di sconfitta e di pietà difficilmente riscontrabile in altre pellicole. Il film vanta la presenza di volti noti come quello di Ornella Muti, Michael Pitt, Winona Ryder e Marilyn Manson.

Nella foto: Luis Garrel e Isabelle Huppert in una scena tratta da MA MÈRE (2003)

Sempre nel 2004 arriva sugli schermi europei MA MÈRE (2003) film francese per la regia di Christophe Honoré.
Tratto dall’opera incompiuta, postuma e scabrosa dell’autore George Bataille.
Sarà la regia poco ispirata o un’imbarazzante sceneggiatura scomposta o decomposta dello stesso Honoré, ma la storia pare essere un assemblaggio mal riuscito di perversioni e indecenze esibite per solleticare i nostri più bassi istinti voyeuristici o messi lì solo per destare scalpore, disgusto e quindi chiacchiere da salotto.
Un’occasione mancata o forse un’opera infilmabile, fatto sta che il racconto di (de)formazione del 17enne Pierre preso sotto l’ala corrosiva di Hélène, madre degenerata e desiderosa di iniziare il figlio a pratiche sadomaso e incestuose, è qualcosa che avrebbe potuto funzionare nelle mani di registi più navigati come un Kubrik o un Cronenberg o un Lanthimos. Qui precipita nel no sense, ai limiti del barocchismo e del kitsch.
A impreziosire o salvare il tutto dalla rovina c’è la presenza scenica e acerba del giovane Luis Garrel (vedi THE DREAMERS di Bertolucci) e lei, Isabelle Huppert, la sola attrice in circolazione capace di mantenere una propria dignità e un proprio fascino anche nel vestire i ruoli più patetici o negativi.

WOMB (2010)

E chiudiamo questa rassegna con un titolo del 2010 cui sono molto affezionato.
WOMB, per la regia di Benedek Fliegauf, è un film molto particolare, ambientato sulle spiagge desolate e senza tempo del mare del Nord. Ambiente che conferisce al tutto un che di astratto, quasi fosse proiezione di un sogno o un pensiero inconfessabile.
Nel film assistiamo, in un futuro non precisato, al tenero legame che si crea fin dall’infanzia tra Rebecca e Tommy. I due una volta adulti si amano, ma lui viene a mancare dopo un tragico incidente stradale. Rebecca così matura un’idea dai contorni ambigui. Ella decide di farsi impiantare i geni del defunto amante perché possa avere un figlio che ella sa – grazie ai nuovi traguardi raggiunti nel campo della clonazione – un giorno sarà identico al suo amore.
Da qui assisteremo a un rapporto madre e figlio in cui l’amore e la tensione sessuale della donna verso quel piccolo Tommy è qualcosa che viene a destabilizzarci nel profondo fino a quell’epilogo che distrugge ogni confortante certezza.
A vestire il ruolo di questa giovane madre il cui sguardo verrà a turbarci costantemente è quello della sensuale Eva Green.

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Ossessionato dal trovare delle costanti nelle incostanze degli intenti di noi esseri umani, quando non mi trovo a contemplare le stelle, mi piace perdermi dentro a un film o a una canzone.

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