La Corte di giustizia europea si è pronunciata a favore della subordinazione dell’erogazione di fondi europei al rispetto dello stato di diritto da parte di un paese membro.
Il principio dello Stato di diritto o della condizionalità può comportare lo stop ai finanziamenti se uno Stato membro non rispetta i valori fondamentali dell’Unione. Questi includono democrazia, uguaglianza, rispetto dei diritti umani, non discriminazione e giustizia.
“Il rispetto di questi valori non può essere ridotto a un obbligo che uno Stato candidato deve soddisfare per poter aderire all’Unione europea e che potrebbe disattendere dopo l’adesione”, hanno affermato i giudici.
La sentenza, emessa stamattina, apre la strada alla Commissione europea per chiedere il congelamento dei fondi verso gli Stati contestati, un processo che potrebbe richiedere dai cinque ai nove mesi.
“La sana gestione finanziaria del bilancio dell’Unione e gli interessi finanziari dell’Unione possono essere gravemente compromessi da violazioni dei principi dello Stato di diritto commesse in uno Stato membro. Tali violazioni possono comportare, tra l’altro, l’impossibilità di garantire che le spese coperte dal bilancio dell’Unione soddisfino tutte le condizioni di finanziamento previste dalla legge europea“.
Sono inclusi, ovviamente, i diritti lgbt+ e delle minoranze, fortemente compromessi in alcuni stati membri.
Polonia e Ungheria nel mirino
Occhi puntati, dunque, su Polonia e Ungheria, che hanno intentato un’azione legale contro il Parlamento europeo e il Consiglio europeo all’inizio del 2021. Budapest e Varsavia hanno rapidamente condannato la sentenza dopo la sua pubblicazione.
“Dobbiamo difenderci da un attacco alla nostra sovranità, la Polonia deve difendere la sua democrazia dal ricatto che mira a togliere il nostro diritto a decidere su noi stessi“, ha affermato il viceministro della giustizia polacco Sebastian Kaleta.
Il ministro della Giustizia ungherese Judit Varga lo ha definito “un giudizio motivato politicamente” e “la prova vivente che Bruxelles sta abusando del suo potere“.
La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha accolto favorevolmente la sentenza e ha affermato che il suo team incorporerà le conclusioni della corte nella loro strategia.
“Laddove le condizioni del regolamento saranno soddisfatte, agiremo con determinazione. I giudizi di oggi confermano che siamo sulla strada giusta“.
I principali gruppi politici del Parlamento europeo – Partito popolare europeo (PPE), Socialisti e Democratici (S&D), Renew Eurovision e Verdi/ALE – hanno invitato la Commissione ad applicare lo strumento senza ulteriori indugi.
“L’Unione Europea non è un bancomat“, ha affermato il PPE.
Fonte: Euronews
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