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Tra grassofobia e misoginia: cos’è la Boiler Summer Cup.

- 29/05/2022


Ultimamente sta facendo molto discutere una nuova tendenza su Tik Tok, che ha sconvolto e continua a sconvolgere le persone grasse (e non solo): la Boiler Summer Cup.

La Boiler Summer Cup è una challenge, quindi una “gara” social, in particolare su Tik Tok, in cui gruppi di uomini prendono di mira donne grasse per scopi sessuali con l’intento di deriderle e quindi umiliarle.

Sui social, come anche nei giornali più importanti, se ne parla e se ne discute, faccendo attenzione su quanto questo fenomeno sia aberrante e pericoloso per la salute mentale dei più giovani. Ma davvero è un nuovo trend?

Belle di Faccia, il duo di attiviste che si occupano di Body Positivity (quella vera) e di Fat Liberation, affermano in un loro post su IG che il fenomeno, in realtà, non è una novità.

Un disegno di Belle di Faccia.

Gli antecedenti.

In passato infatti ci sono già state queste gare misogine e grassofobiche, ma che ad oggi è stato dato loro un nuovo nome, appunto Boiler Summer Cup, ma è da più di vent’anni che queste “gare” vengono praticate.

Basti pensare che la stessa challenge, non social, nominata però con “Hogging” compare già nel 2003 su Urban Dictionary, definendola una competizione in cui gruppi di uomini cercano di rimorchiare la donna più grassa del locale o della festa per accumulare dei punti. Il vincitore viene poi raggiunto durante o dopo aver fatto sesso con la vittima grugnendo contro la donna per umiliarla, finché non lascia la stanza o il locale.

Altro nome in cui viene identificato il fenomeno è il Pig Rodeo, che ha sempre la stessa dinamica misogina, ma con la differenza che la vittima viene portata in un hotel per farci sesso e viene filmata dagli amici, cronometrando il rapporto sessuale o comunque il tempo in cui il “vincitore” riesce a trattenere la donna nella stanza (da qui, infatti la parola “rodeo”).

Questo per dire che questi comportamenti tossici e misogini, nello specifico queste gare sessiste e discriminanti, esistevano già dagli anni 2000, in un periodo in cui a malapena avevamo gli sms e i minuti gratis sul nostro cellulare e l’unico social era a malapena Netlog.

Le problematiche di queste challenge.

Il motivo per cui questi uomini praticano queste challange misogine e grassofobiche è proprio quello di voler affermare la loro mascolinità (fragile) ottenendo il maggior numero di incontri sessuali con donne grasse, considerate prede facili perché considerate non conformi allo standard di bellezza e quindi con un disperato bisogno di attenzioni, mandando quindi, tra gli altri, messaggi completamente sbagliati e tossici, oltre che alimentarli.

A parte la grassofobia, e il considerare la persona socializzata grassa un essere umano di serie B, anche il distacco successivo al rapporto sessuale, quindi l’oggettificazione della donna per scopi sessuali, è un altro loro modo per assicurarsi la propria mascolinità, venendo stimati dal branco che alimenta la competizione della gara.

Ma secondo Belle di Faccia, che attenzionano i risultati di alcuni studi e interviste ai carnefici di queste challenge, pare che spesso queste gare siano molto spesso dei tentativi maldestri da parte di questi uomini per mascherare la propria attrazione per le donne grasse, che viene considerata come una deviazione sessuale dai propri “pari” in quanto un corpo grasso non è considerato “bello” dalla norma.

Esistono infatti i “fat admirer“, persone attratte dalle persone grasse e che hanno contribuito, mostrando apertamente il loro interesse sentimentale e sessuale nei confronti delle persone grasse, alla Fat acceptance, senza usare scuse e challange per mascherare la loro fascinazione.

Purtroppo questa attrazione verso le persone non conformi viene visto come un bizzarro fetish, proprio perché è “fuori norma”, come lo è il corpo della persona a cui si è attratti, perché la donna grassa è considerata “meno donna”.

Ed è per questo che spesso gli uomini non si fanno scrupoli nel denigrarle, anche se segretamente provano interesse: per essere accettati dai loro pari.

Se sei grass* non sei degn* di amore.

Come accennato prima, le persone grasse vengono considerate come persone di serie B, perché secondo lo standard la grassezza è un fallimento. E questo comporta una serie di conseguenze: proprio perché grasse, e quindi non conformi, non sono degne di ricevere amore.

Perché grasse, si dovrebbe quindi tollerare ogni violenza che subiscono, e ringraziare ogni qual volta che qualcuno degni loro attenzione sessuale, proprio perché non desiderabili.

Capita troppo spesso, infatti, che una donna molestata non venga creduta perché grassa, perché ritenuta automaticamente non attraente (come se le molestie vengano fatte solo a chi lo è).

In Italia purtroppo questi fenomeni non vengono ancora studiati, ma hanno finalmente iniziato ad avere l’attenzione che meritano, creando una consapevolezza sulle dinamiche delle persone grasse socializzate.

Moltissime persone hanno inveito contro i social, considerandoli la vera causa di questo fenomeno, ma la causa è chiaramente altrove, ed è molto più radicalizzato. La colpa sicuramente non è di Tik Tok, non solo perché questi fenomeni esistevano da prima e i metodi per veicolare queste gare erano le più diverse ma perché la reale responsabilità è il canone di bellezza imposto, il considerare bello e degno di amore solo le persone magre, abili, di bell’aspetto, rendendo strambo l’amore verso a tutt* coloro che invece hanno corpi non conformi e standardizzati.

La magrezza viene troppo spesso considerata una vittoria e la grassezza un fallimento, un qualcosa che toglie loro l’umanità.

Se non capiremo questo non ci sarà censura Tik Tok che tenga. I social sono uno specchio di una società grassofobica e sessista, e rimarrà tale se non si farà cultura femminista, con o senza di essi.

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Classe 1990, Pescarese di adozione. Attivista transfemminista e co-fondatrice del Collettivo Zona Fucsia, si occupa da sempre di divulgazione femminista. È speaker radiofonica e autrice in Radio Città Pescara del circuito di Radio Popolare con il suo talk sulla politica e attualità "Stand Up! Voci di resistenza". Collabora nella Redazione Abruzzo di Pressenza. È infine libraia presso la libreria indipendente Primo Moroni di Pescara e operatrice socio-culturale di Arci.

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