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Il carcere duro: alla scoperta del 41-bis. Cos’è e quando si applica

- 30/05/2022


In questi giorni sta tornando al centro del dibattito sulle carceri il tema del 41-bis, a seguito della decisione della Cassazione di non concedere il permesso di acquistare CD sigillati a un boss condannato al carcere duro.

Proviamo oggi a fare chiarezza su questa norma. Quando nasce la legge sul carcere duro? Quanti sono i condannati al 41-bis? Quanti istituti in Italia ospitano questi detenuti? Cosa implica ricevere tale condanna?

Il Covid-19 e le carceri italiane - Ius in itinere

La legge Gozzini

La norma sul cosiddetto carcere duro venne introdotta con la legge Gozzini nel 1986. Il suo promotore, senatore della sinistra indipendente eletto con il PCI, Mario Gozzini ideò uno speciale regime di detenzione all’interno della riforma dell’ordinamento penitenziario del 1975.

«In casi eccezionali di rivolta o di altre gravi situazioni di emergenza, il ministro di Grazia e Giustizia ha facoltà di sospendere nell’istituto interessato o in parte di esso l’applicazione delle normali regole di trattamento dei detenuti e degli internati. La sospensione deve essere motivata dalla necessità di ripristinare l’ordine e la sicurezza e ha la durata strettamente necessaria al conseguimento del fine suddetto». 

La norma venne poi estesa ai detenuti per crimini di mafia a distanza di due settimane dalla strage di Capaci. L’8 giugno 1992, venne approvato il decreto legge: anche i mafiosi poteva essere condannati al carcere duro, impedendo loro comunicazioni con l’esterno e rendendo la vita il più dura possibile. In questo modo, si provava ad incentivare il mafioso a diventare collaboratore di giustizia, ottenendo così benefici e misure alternative in cambio di informazioni veritiere.

C'è un 41 bis speciale molto più duro del 41 bis – Il Dubbio

La legge, d’emergenza e di carattere temporaneo con una durata di tre anni, venne poi prorogata varie volte negli anni fino a quando, nel 2002, divenne di carattere permanente. Sul tema vi è un dibattito che viene portato avanti in cui si dividono i sostenitori del 41 bis che vedono nella norma un fattore determinante per il contrasto alla mafia e coloro che vedono la sua applicazione non costituzionale poichè rappresenterebbe un trattamento «contrario al senso di umanità» e che non tende «alla rieducazione del condannato»

I dati

Oggi si trovano 749 persone al 41 bis, divise in 12 istituti penitenziari italiani e con una sola sezione femminile: sono 13 le donne condannate al carcere duro. Il 35% dei detenuti appartiene alla Camorra, seguiti da affiliati a Cosa Nostra e ‘Ndrangheta. Nel febbraio 2021, 3 detenuti al 41-bis lo erano per motivi di terrorismo di matrice islamica.

La destinazione del detenuto prende in considerazione l’area geografica di operatività della sua organizzazione di appartenenza. Inizia così il suo isolamento, destinato a durare all’interno del carcere. Tutti coloro destinati al 41-bis sono obbligatoriamente inseriti in celle singole con due ore al giorno di socialità, con un massimo di quattro persone.

Quante persone al 41 bis ci sono in Italia? - Il Riformista

Come evidenziato dall’ XVIII rapporto sulle condizioni di detenzione di Antigone, “nel 2020 sono stati applicati 118 nuovi decreti di disposizione del “carcere duro” a cui si aggiungono 20 riapplicazioni di persone che sono tornate in quel regime, un calo consistente rispetto al 2019, quando i nuovi decreti erano stati 161. Tale calo viene però compensato dalle proroghe, che sono state 610 (erano state 552 nel 2019)“.

L’estrema durezza del 41 bis ha richiamato più volte l’attenzione della Corte dei Diritti Umani di Strasburgo: lo Stato non può imporre il carcere a vita ai condannati solo sulla base della loro decisione di non collaborare con la giustizia. Il nostro paese doveva entro il 10 maggio recepire le modifiche dettate dalla Corte costituzionale. La data di scadenza è stata rinviata all’8 novembre 2022.

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