LOVE, VICTOR (2020-2022), è un serial a metà strada tra spin-off e crossover del film TUO, SIMON di Greg Berlanti, distribuito nel 2018.
La serie, nelle sue tre stagioni, affronta e approfondisce temi delicati e universali come l’accettazione, l’omosessualità e il coming out , ma anche il bullismo, l’omofobia interiorizzata, l’essere genitori , i primi amori e il sesso.
Trama _ Victor Salazar si trasferisce a Creekwood con la sua famiglia. Qui, oltre affrontare le difficoltà di inserirsi in un nuovo contesto sociale/scolastico, dovrà far i conti con la propria sessualità.
Dapprima si crogiolerà e si tutelerà nella confortante relazione con la bella e intelligente Mia Brooks, ma poi non saprà sottrarsi all’attrazione che prova nei confronti del dolce e sensuale Benji Campbell.
Presto tra i due ragazzi scoppierà la passione, ma la loro relazione dovrà superare non poche avversità e ostilità, a cominciare dalla stessa madre di Victor, Isabel.
Nuovi arrivi alla Creekwood High School metteranno a dura prova la loro reciproca fiducia, così come anche alcuni segreti del passato (e il presente) di Benji.
Il loro amore saprà superare questi ostacoli? O semplicemente i due ragazzi sceglieranno di prendere strade diverse?
LOVE, VICTOR è una serie ideata da Elizabeth Berger e Isaac Aptaker, stessi autori della sceneggiatura di TUO, SIMON. E la cosa è più che evidente: i toni agrodolci, un umorismo sottile e mai volgare o sopra le righe, la sensibilità con cui vengono trattati certi argomenti e l’attenzione riservata a illuminare i diversi personaggi; sono i medesimi che hanno reso unico il film del 2018.
Ben lontana dalla crudezza e la drammaticità di EUPHORIA, così come distante dalla dissacrante verve comica di SEX EDUCATION, questa serie si può definire unica nel suo genere.
Dapprincipio LOVE, VICTOR doveva esser distribuito su Disney Plus, ma ai vertici dell’impero di Topolino, ci fu qualche perplessità in merito ai temi trattati.
Considerata “troppo matura” si è preferito distribuirla negli States sulla piattaforma di HULU (controllata sempre da The Walt Disney Company), mentre in Europa – e quindi in Italia – è arrivata su STAR ORIGINAL, compreso nel pacchetto DISNEY +.
LE TRE STAGIONI DI “LOVE, VICTOR” (con Spoiler)
Se nella prima stagione (la migliore a mio parere) ci si concentra sul coming out di Victor e quindi la sua presa di coscienza, i danni collaterali che le sue decisioni comportano, il fiorire dall’amore tra lui e Benji; nella seconda stagione ci si concentra sulle reazioni che quel coming out comporta, sopratutto nelle dinamiche di una famiglia credente, già messa in crisi dalla recente separazione di Armando e Isabel, genitori di Victor.
Se il protagonista troverà un appoggio da parte degli amici e così anche dal padre e dalla sorella; le cose non andranno bene con la madre.
Molto legata agli insegnamenti della Chiesa, Isabel troverà quasi impossibile accettare l’omosessualità del figlio e ancora meno la presenza e il ruolo che ha Benji in tutto questo. Attuerà così -coscientemente o meno – tutta una serie di atteggiamenti e azioni che da una parte allontaneranno suo figlio da lei e dall’altra saboterà la precaria serenità della loro stessa famiglia.
A complicare le cose arriverà poi l’affascinante ed estroverso Rahim, di origini iraniane, amico di Pilar , che porterà Victor a dubitare dei suo sentimenti per Benji, che nel mentre è preso dall’affrontare i fantasmi del suo passato.
Nella terza e ultima stagione quanto accaduto nella precedente porterà i suoi strascichi. Ci sarà un ribaltamento di situazioni e relazioni tanto per mettere un po’ di pepe, snaturando però la credibilità di alcuni personaggi. Siamo inoltre all’ultimo anno di liceo che coincide con la maturità emotiva dei protagonisti che dovranno tirare le somme sulle rispettive relazioni e le direzioni da prendere.
Nel complesso LOVE, VICTOR è una serie che consiglio vivamente a tutti, giovani ma soprattutto genitori e familiari, perché con delicatezza riesce a veicolare messaggi molto importanti.
Se anche in maniera edulcorata (disneyana, potrei dire) riflette e fa riflettere sul sistema ormai consolidato e silente di una mascolinità tossica che mette i suoi semi già nel contesto familiare per poi crescere e rafforzarsi tra le dinamiche sociali di un sistema educativo/scolastico e tra studenti che in certi ambiti diventa quasi elitario o gerarchico: ai vertici ci stanno gli atleti e le più popolari della scuola, quindi i gruppi di nerd o appassionati di qualcosa che li unisce. Chi non si confà a questi modelli viene necessariamente tagliato fuori, tacciato come diverso o sfigato e quindi soggetto ad atti di bullismo.
I PERSONAGGI E LE LORO DINAMICHE
Victor (un bravo Michael Cimino) all’inizio porta in sé una sorta di omofobia interiorizzata: abituato a mettere la serenità degli altri davanti alla propria, sceglie di soffocare le sue naturali inclinazioni per non dar pensiero alla sua famiglia. E nel suo goffo tentativo di far la cosa giusta, sbaglierà più volte, prendendo in giro Mia (Rachel Hilson), la ragazza più ambita e ammirata della scuola. In lei Victor vede un’opportunità: quella di aver trovato una brava ragazza che a lui piace, ma che piace soprattutto alla sua famiglia e quella di essere visto dai suoi compagni come un leader e quindi essere accettato da tutti.
Altrettanto importante è l’attenzione posta sul personaggio di Isabel (Ana Ortiz), la madre di Victor, e tutto il suo percorso di “redenzione” che ella farà per superare certi suoi pregiudizi e quindi diventare una brava madre libera dalle catene di certi arcaismi legati al credo religioso, così come lo svincolarsi dai giudizi legati all’omosessualità.
Attorno alla vicenda amorosa di Victor, ruotano poi altri personaggi secondari, ma minuziosamente e genuinamente delineati e quindi valorizzati.
Splendida, ad esempio, la sua amicizia col suo vicino di casa, Felix Westen (Anthony Turpel), ragazzo logorroico e impacciato, che nella sua invadenza nasconde il desiderio di essere visto come normale e la sua difficoltà nel convivere con la depressione e le manie compulsive della madre.
Ben scritta è anche l’amica di Mia, Lake Meriwether (Bebe Wood), nonché amore corrisposto di Felix (sono di fatto la coppia più bella della serie), che a un primo sguardo può apparire superficiale e viziata, ma lei pure alle prese con un rapporto tossico con una madre oppressiva e invadente.
La donna puntualmente evidenzia i difetti fisici e caratteriali della figlia, ponendola sotto una lente di ingrandimento deformante che fanno sentire Lake sempre fuori posto o non meritevole di nulla. Spinta a dare sempre il massimo, non ha il tempo di capire quali siano i suoi reali desideri o quello di cui ha bisogno. Non a caso solo nella terza stagione scoprirà di essere attratta anche dalle ragazze.
Meno incisiva la presenza del palestrato Andrew Spencer (Mason Gooding) che nella prima stagione pare essere un bullo, per poi rivelarsi il fidanzato perfetto e amorevole, follemente innamorato di Mia.
Peccato che nella terza stagione Mia manchi della sua consolidata sicurezza e Andrew ci appaia quasi una marionetta, privo di una propria identità se non votato al benessere della sua ragazza.
Carini anche Rahim (Anthony Keyvan), alle prese lui pure con una famiglia estremamente religiosa, ma dall’indole eccentrica e solare; e Pilar (Isabella Ferreira), sorella di Victor, dal temperamento fumantino e sempre pronta a far la scelta sbagliata.
Se poi nella seconda stagione le ragioni che portano Victor a lasciare Benji (lui ha omesso di avere problemi con l’alcol) ci appaiono un pretesto narrativo davvero gestito male, messo lì giusto per movimentare l’azione e inserire Rahim nel triangolo amoroso; quelle stesse ragioni nella terza stagione saranno approfondite con la dolcezza e la semplicità che contraddistinguono la serie, così da ridare dignità al personaggio di Benji (George Sear)
C’è da evidenziare come la terza e ultima stagione risenta di certi cliché tipici di tanti serial giovanili in cui tutti si lasciano e si mettono con altri per poi tornare (quasi sempre) sui loro passi. Giusto per confondere le carte. Un passo falso evitabile, a mio parere.
Se nelle prime due stagioni c’è un interessante legame narrativo tra la serie e il film da cui trae ispirazione (Victor, chatta e scrive e si confronta sempre con Simon, protagonista di TUO, SIMON, tanto che nella prima stagione ci sarà anche un cameo dell’attore); questo elemento viene completamente ignorato nell’ultima stagione.
Tuttavia il finale al Luna Park e la scena sulla ruota panoramica chiudono idealmente e romanticamente questa magica e silente connessione tra film e serie.
ADORABILE!
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