Secondo lo storico Juan Granados, quando l’erede al trono Isabella II di Borbone, allora sedicenne, scoprì che la ragione di Stato non le dava altra scelta che sposare suo cugino Francesco d’Assisi di Borbone, avrebbe escamato disperata “Non con Paquita!“.
Gli intrighi di palazzo avevano consegnato alla storia della prima e unica Regina regnante di Spagna, donna dura e indipendente, uno sposo che tutti, perfino il popolo, riconosceva essere omosessuale. Quando parlava della sua prima notte di nozze, Isabella commentava sarcastica “Cosa potevo aspettarmi da un uomo che indossava più merletti di me?“.
Per la chiacchierata sessualità del suo consorte, imposto per ragioni politiche, Isabella è ricordata oggi come la de los Tristes Destinos o la Reina Castiza (Casta Regina). Castità confutata da prove inequivocabili come dodici gravidanze che portarono a 5 figli sopravvissuti, verosimilmente frutto di relazioni con numerosi amanti (tra cui quella celeberrima con il generale Serrano) di cui raccontano gli storici dell’epoca, che ribattezzarono Isabella come “ninfomane” per minare la sua credibilità di monarca e delegittimarne la discendenza.
Doña Paquita
Francisco, vero protagonista di questa storia, era il primogenito di Don Francisco de Paula, l’infante ritratto nell’opera di Goya nel 1800, e dell’intrigante infanta Luisa Carlota, una delle principali artefici del triste matrimonio reale.
La figura di Francisco ci giunge oggi come “piccola, magra, con una gestualità educata, voce acuta e passo da una bambola meccanica“. In privato, la corte si rivolgeva a lui Paquita, Doña Paquita, Paquita Custard o Paquito Mariquito. Gli piacevano i bagni, i profumi, i gioielli, i tessuti pregiati e le arti. Fu proprio il suo carattere disinteressato alle trame di palazzo e alla politica, la personalità malleabile e l’atteggiamento remissivo a convincere il governo spagnolo che potesse essere il Re consorte più adatto in quel periodo storico: non aveva grandi nemici né velleità che non fossero artistiche o estetiche, pertanto si prefigurava come un buon partito all’ombra di una moglie dal lignaggio così ingombrante.
Una personalità così in vista, tuttavia, non poteva rimanere immune dallo scherno collettivo. Paquita era vittima di maldicenze tanto quanto sua moglie. Dalle vili stampe pornografiche a stampa in cui il re e la regina erano rappresentati nelle scene più oscene dei periodici dell’epoca, a componimenti di ogni sorta, sia in rima – Gran problema es en la Corte / averiguar si el Consorte / cuando acude al escusado / mea de pie o mea sentado (Un grande problema è a Corte / scoprire se la Consorte / quando va in bagno / piscia in piedi o piscia seduto” – che sotto forma di canzone (Paco Natillas es de pasta y flora, y mea de cuclillas como una señora, ossia Paco Natillas è fatto di pasta e fiori, e piscia accovacciato come una signora)”, la coppia, che visse un matrimonio infelice e un regno tumultuoso, non trovò mai pace.
Si racconta però che i problemi riferiti alla minzione di Francisco fossero dovuti all’ipospadia, cioè una malformazione dell’uretra che faceva sì che il foro di uscita non fosse sul glande, ma sul tronco del pene. La questione non fu mai approfondita, ma secondo molti contribuiva ad alimentare il disinteresse sessuale di Francisco verso la sua sposa.
Una vita vissuta nella discrezione
Della vita privata di Francisco è giunto poco al giorno d’oggi, ma ciò che è certo è che fosse un uomo di grande cultura e con molti interessi. Non appena lui e Doña Isabella giunsero al loro sfortunato esilio in Francia, in seguito alla “rivoluzione gloriosa” del 1868, di fronte al denaro che scarseggiava entrambi posero fine alla loro convivenza: lei si stabilì nel Palacio de Castilla a Parigi e lui nelle residenze pertinenti, nelle vie parigine di rue des Écuries d’Artois e rue Lesueur, in compagnia del suo fratellastro Duca di San Ricardo e del suo caro amico, e secondo molti amante, Antonio Ramos de Meneses.
La natura della relazione tra i due uomini non è mai stata rivelata con certezza, e all’epoca passò invero piuttosto inosservata grazie alla discrezione di Francisco. Insieme, i due uomini viaggiarono per l’Europa (al re consorte piaceva molto l’Inghilterra), almeno fino alla morte di Antonio pochi anni più tardi.
Quando la monarchia fu restaurata in Spagna nel 1875 da Alfonso XII, suo figlio, Francisco si ritirò in un palazzo nella cittadina francese di Épinay-sur-Seine. Rispettato da tutti, e lontano da scandali e intrighi, nella sua vecchiaia seppe riprendere un buon rapporto fraterno con la moglie, la regina, che nell’aprile del 1902 non esitò a venire ad assisterlo nel suo letto alla vigilia del la sua morte. Colpito da una grave congestione polmonare, morì all’età di 80 anni proprio a Épinay, dove era molto amato dalla popolazione locale, all’alba del 17 aprile alla presenza delle sue figlie, le infante Isabel, Paz ed Eulalia.
A Madrid fu decretato un mese di lutto, gli furono conferiti gli onori di re e il suo corpo fu trasferito in Spagna per la sepoltura nel pantheon reale del monastero di El Escorial. Sua figlia Eulalia dirà di lui alcuni anni dopo: “Mio padre, il re Francisco, educato in Francia e tanto istruito quanto illuminato amante delle arti, rifiutò sempre ogni intrigo e non volle mai impegnarsi in politica o confondersi in ciò che riguardava solo il sovrano: la regina“.
Cade quest’anno il bicentenario della sua nascita.
fonti: Vanitatis, El Español, Ruta con historia
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