In questi anni i cambiamenti climatici, la miopia umana e le scelte scellerate di industrializzazione delle nazioni stanno portando allo stremo gli ecosistemi. Da diversi decenni associazioni ambientaliste portano avanti programmi di salvaguardia di flora e fauna soprattutto in quelle parti di mondo dove inquinamento e cambiamenti climatici devastano totalmente la biodiversità.
Orsi polari, balenottere azzurre, panda, gli arbusti di Socotra, i baobab e i mogani amazzonici, specie importantissime ma distanti geograficamente dell’Italia fanno sì che le cittadine e i cittadini della repubblica italiana siano ancora troppo tiepidi su questa tematica. Anche la nostra nazione, che vanta innumerevoli microclimi e biodiversità non è assolutamente esente da questo fenomeno riferibile agli effetti devastanti dell’essere umano. Vogliamo presentarvi, settimana, dopo settimana animali e piante a rischio estinzione nel nostro territorio nazionale così da dimostrare, ancora una volta, che questa emergenza riguarda tutti e tutte a qualunque longitudine e latitudine del globo.
Apriamo l’anno con un grande rapace: l’Aquila del Bonelli.
Questo rapace, in Italia, è presente in Sicilia e Calabria. Si tratta di una specie sedentaria e dispersiva ed è diffusa anche in Africa settentrionale, Penisola Iberica, Francia meridionale, Penisola Balcanica, Creta, Rodi, Cipro, Medio Oriente, Turchia, Arabia, Asia sud-occidentale fino all’Afghanistan, Pakistan, India e Cina meridionale. Frequenta ambienti aridi aperti di collina e bassa montagna con presenza di pareti rocciose e scarsa vegetazione arborea sempreverde. Si ritiene che viva in monogamia permanente e la coppia resti unita fino alla morte di uno dei due individui. Ha un volo possente ma agile e veloce, e alterna volteggi a planate. Caccia puntando sempre sulla sorpresa, sia con la tecnica dell’agguato da un posatoio sia con quella del volo esplorativo; spesso i membri della coppia cooperano tra loro. Cattura le prede a terra, ma è capace di ghermire anche uccelli in volo compiendo spettacolari acrobazie. È di indole piuttosto aggressiva nei confronti degli altri rapaci. Si ciba di piccoli roditori, rettili e soprattutto di piccoli uccelli migratori. Negli ultimi cinque anni i flussi delle prede dell’aquila scarseggiano facendo sì che i rapaci, pressoché stanziali periscano.
Il rapido cambiamento non ha permesso a questa specie di adattarsi o di variegare la propria alimentazione. Inoltre la caccia di frodo in Sicilia e Calabria aumenta il rischio d’estinzione di questo splendido rapace mediterraneo. La stagione riproduttiva è annunciata in gennaio-febbraio dai voli nuziali. Il nido di rami secchi intrecciati e tappezzato di foglie e altro materiale viene predisposto su una cengia o nella grotta di una parete rocciosa. Nell’anno compie una sola covata e la deposizione delle uova ha luogo tra fine gennaio e metà aprile. In genere vengono deposte 2 uova che sono incubate quasi esclusivamente dalla femmina per circa 40 giorni. I pulcini sono nidicoli e vengono allevati dalla madre. I giovani sono atti al volo all’età di circa 2 mesi, ma rimangono con i genitori per qualche altra settimana. In molte covate sopravvive fino al momento dell’involo un solo pulcino. Lo status di conservazione nel continente europeo è assolutamente sfavorevole, infatti è ha rischio estinzione. Attualmente sono pochissimi i programmi per conservare questa specie di rapaci e le leggi promulgate in Italia e in Comunità Europea per tutelarne l’esistenza sono vetuste e spesso non vengono rispettate. L’Aquila del Bonelli è specie: nei confronti della quale sono previste misure speciali di conservazione per quanto riguarda l’habitat (Direttiva Uccelli 2009/147/CE, all. I); nei confronti della quale sono richiesti accordi internazionali per la sua conservazione e gestione (Convenzione di Bonn, all. II); rigorosamente protetta (Convenzione di Berna, all. II); particolarmente protetta (Legge nazionale 11 febbraio 1992, n. 157, art. 2).
Ogni anno scompaiono dai cieli della nostra nazione numerose coppie di aquile del Bonelli che, probabilmente, si trasformano in orrendi trofei impagliati di dubbio gusto.