Romanzo Finalista al PREMIO JOHN FANTE.
Lo abbiamo letto per voi in anteprima!
Di tante storie che sentiamo raccontare, quelle più aderenti al reale ci fanno tremare il cuore non poco: è il caso di INOX, esordio letterario di Eugenio Raspi.
Raspi ci racconta “il mondo prima” di diventare scrittore. Tra le pagine del romanzo emerge la sua esperienza personale , vissuta sulla sua pelle non tanto tempo fa, quella che ha visto decimare migliaia di lavoratori a causa della piangente Elsa Fornero con le sue riforme e l’Abolizione dell’Articolo 18.
Camminando in questa Londra infuocata da una inaspettata estate mediterranea, mi sono messo a riflettere su quali fossero le dinamiche per scegliere i luoghi simbolo di una città. Qui c’è il Big Ben, il London Eye, Tower Bridge e tanti altri simboli distintivi. Poi penso a Roma, elencarli sarebbe banale quanto esercizio lunghissimo; anche le piccole città di provincia hanno i loro simboli.
Ad esempio Chieti col Guerriero di Capestrano, Bolzano con la Mummia del Similaun Ötzi, Andria col Castello Ottagonale di Federico II e così via… Poi penso a Terni. La piccola Terni. Nonostante sia ubicata nella terra dei Santi e dei Salami ha solo un simbolo distintivo: l’Acciaieria.
LA TRAMA
La storia gira attorno alle dinamiche della Famiglia Asciutti. Due fratelli molto diversi che condividono la stessa realtà ma con modalità differenti. Sergio è il figlio proletario. si sporca le mani negli altiforni, e segue da vicino le vicende lavorative dell’Acciaieria: dentro e fuori. Claudio, l’uomo degli uffici, il ricco il fratello altolocato.
Tra i due il rapporto è congestionato da diversi conflitti atavici. Sergio veste stretto il suo cognome, quello del padrone, mentre Claudio ha profonda invidia per la famiglia che il fratello operaio ha. Sono figli dell’Ingegner Asciutti che ormai malato e concausa di altri conflitti tra i fratelli.
Un po’ come lo Ying e lo Yang di una saga familiare.
La protagonista principale, però, di questa storia è lei: l’Acciaieria. No, non è lo sfondo del romanzo, ma è proprio lei che con i suoi meccanismi ordisce le trame della storia. La causa e l’effetto delle sorti di una intera comunità. La crisi economica ne decreta la spaventosa chiusura e le manifestazioni di protesta vissute da Sergio e i compari della squadra C sono l’esempio lampante di quanto senza lavoro l’uomo si estingua verso l’oblio.
LA RECENSIONE
Il libro inizia bene: corale, affiatato con il magistrale uso della prima persona plurale. Quasi quasi pensi anche tu di essere lì a Terni, nell’Acciaieria. Raspi gioca bene con le emozioni facendo trapelare l’empatia messa insieme per poter scrivere INOX. Emerge che lui stesso, in prima persona abbia vissuto tutta la vicenda, da vicino, nell’anima.
Eugenio Raspi, infatti, prima di essere scrittore è stato operaio nelle Acciaierie.
Le vicende degli Asciutti colpiscono molto, ma forse la dicotomia del fratello benestante e dello “sfigato” sul carroponte, sia un po’ troppo azzardata: difficilmente, se vieni da una famiglia agiata ed industriale, finirai a sporcarti le mani e a vivere un’esistenza in conflitto con la famiglia stessa.
Inox ci racconta una storia dell’Italia di provincia. Uno spaccato storico degli ultimi decenni, costellato di rinunce, vane manifestazioni e dictat dei governi che si sono succeduti. Inox è una capsula storica di un territorio decentrato, una storia di provincia che racconta l’Italia, senza se e senza ma, con la crudezza di quello che è stato.
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