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“L’inferno è una buona Memoria” di Michela Murgia (Marsilio)


In un pomeriggio brianzolo, non soddisfatto delle mie ultime letture, mi sono recato nell’unica libreria indipendente che esiste e resiste ancora, qui a Vimercate.

Come un rabdomante nel Sahara, cerco tra i titoli nuovi qualcosa che mi stuzzichi l’appetito letterario.

Ammetto che ho fatto uno slalom gigante tra agiografie di Santi paleocristiani ed innumerevoli testi di devoti e papi, quando mi ricordo che è fresco fresco di stampa l’ultimo libro di Michela Murgia.

Lo prendo.

Avete presente quando il vostro cane fa i salti di gioia al vostro rientro e poi, con lo stesso entusiasmo, si piazza davanti alla ciotola del cibo attendendo il lauto pasto, oltre che la gratitudine del padrone?

Ecco, mi sono sentito così… dopo aver letto e divorato L’inferno è una buona Memoria… sto ancora scodinzolando dalla gioia!

PREMESSA

Questo libro é un saggio.

È il primo della collana “Passaparola” edita da Marsilio. Questa collana “pioniera” nasce con l’intento di permettere a scrittori italiani di raccontare le vicende che li legano ad un libro che per loro ha un significato importante.

In questo modo gli autori divengono a loro volta lettori, in un interscambio continuo tra loro e noi e in un intreccio costante tra le loro biografie e quelle di chi è venuto prima di loro.

La prima a sperimentare è la caustica Murgia!

LA TRAMA

Michela Murgia ci conduce nella descrizione e nell’analisi chirurgica di uno dei libri che ha segnato la sua esistenza.

Le nebbie di Avalon” di Marion Zimmer Bradley, romanzo fantasy scritto nel 1983 ed appartiene al “Ciclo di Avalon”.

La penna della Murgia ci descrive la sua evoluzione di lettrice, ma soprattutto di femmina consapevole. Attraverso i personaggi femminili delle gesta di Re Artù & Co. delinea una sorta di “manifesto femminista del tutto personale

Le Morgana, Igraine e Ginevra, eroine oltre il tempo ed oltre lo spazio, sono le maestre e i capisaldi di uguaglianza globale.

LA RECENSIONE.

L’autrice di Cabras (Oristano) è una sicurezza per ogni lettore.

Io ho imparato a conoscerla quando, appollaiata su una sorta di trono nel programma di Corrado Augias, dava consigli di lettura. Ecco, da quel momento ho letto quasi tutti i suoi romanzi e i suoi articoli.

Ha sostituito l’icona della Madonna dei Sette Dolori che campeggiava nella parete di casa mia. Sì, ho un ritratto della Murgia che veglia le mie notti e custodisce quel piccolo lettore dislessico che è in me.

Ecco, L’inferno è una buona memoria potrebbe sembrare un libro per “addetti ai lavori“, per lettori incalliti, per nerd allo stadio terminale: un libro che parla di un altro libro potrebbe generare questa sensazione. Invece è una potenza matematica.

La Murgia fa arrivare al lettore quel brivido che ti dà una bella lettura, una forte speranza, un credo profondo, un’unica passione.

Il libro io l’ho divorato in un pomeriggio e in una sera. Lo stile di Michela Murgia è chirurgico ed asciutto: un dardo potentissimo che accende le idee.

Credo che questo libro abbia una capacità catalizzante di far capire agli uomini e alle donne della nostra epoca che la strada per un’uguaglianza di genere completa non debba farsi a parole, non debba essere un post o un fiocchetto o un cece di mimosa l’otto marzo: servono grandi fatti, grandi azioni che smuovano definitivamente il mondo.

Leggetelo e fatelo leggere!

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Di origine Abruzzese, ma ramingo come un nomade. Di molteplici interessi ogni sabato su Bl Magazine con la rubrica BL LIBRI.

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