DISOBEDIENCE è un dialogo necessario con la nostra coscienza. Un invito a liberarsi dai ruoli che la società ci impone perché si possa essere autentici e felici.
Ronit, appresa la morte del padre, fa ritorno a Londra dove il genitore rabbino era a capo della comunità ebraico ortodossa.
Qui la donna ritrova i suoi amici di infanzia, il devoto Dovid e la remissiva Esti, e si sorprende a scoprirli marito e moglie.
In passato tra Ronit e Esti ci fu un’attrazione che causò malcontento nella comunità e adesso la passione tra le due donne pare destinata a riaccendersi.
Il nuovo film di Sebastián Lelio si apre sull’omelia che pronuncia il padre di Ronit poco prima di morire.
È importante tenerla a mente giacché essa anticipa quello che è il filo nascosto dell’intera vicenda.
DISOBEDIENCE, tratto dall’omonimo romanzo del 2007 di Naomi Alderman, riflette sulla figura della donna all’interno della comunità ebraico ortodossa. Ma è anche uno sguardo universale sui freni posti dalla società e dalle tradizioni e dalla famiglia, freni che limitano aspirazioni e desideri.
Il regista cileno, dopo lo splendido ritratto di una persona transgender nel suo precedente “UNA DONNA FANTASTICA“, torna a guardare all’universo femminile con incredibile sensibilità e attenzione.
I personaggi di Ronit e Esti sono delineati alla perfezione nella loro psicologia. Essi sono resi “tangibili” e credibili grazie alla recitazione di Rachel Weisz e Rachel McAdams. Le due attrici mostrano sul volto ogni incertezza o desiderio trattenuto, i loro corpi e le loro anime esplodono e implodono.
Esse sono autentiche anche nella coraggiosa scena del loro incontro amoroso: la telecamera guarda con dolcezza alle loro lingue e ai loro occhi e alle loro mani che si intersecano, si cercano, si amano.
Ma al di là della splendida parentesi amorosa che coinvolge le due donne, è nelle loro scelte obbligate che ci viene chiesto di confrontarci.
Esti ha tentato di reprimere la sua natura per conformarsi alla comunità in cui è nata e cresciuta.
Ronit, che appare emancipata, è stata però costretta a lasciare quella comunità che la giudicava.
E Dovid (un bravo Alessandro Nivola) pare debba necessariamente perseguire la volontà e soddisfare le aspettative degli altri.
DISOBEDIENCE, a dispetto delle tematiche affrontate e del materiale incendiario, non è un film che vuole essere un’accusa sull’ortodossia di certi culti e religioni. Non vuole scavare nel torbido e nel mero piacere voyeuristico di un amore saffico.
Il film guarda alla natura umana e ai confitti interiori che spesso viviamo sulla nostra pelle quando non assecondiamo ciò che la famiglia o la società si aspetta da noi.
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