L’episodio delle scritte a contenuto omofobo nei confronti di uno studente dell’Istituto Alberghiero di Brindisi, qualche giorno fa, ha smosso le coscienze dei compagni di scuola del ragazzo, preso di mira e additato come “frocio” con tanto di nome e cognome.
Attraverso un flashmob, centinaia di ragazzi hanno tappezzato i muri della scuola con striscioni e cartelloni per esprimere la propria solidarietà nei confronti del compagno bullizzato: #SiamoTuttiFroci è stato il tema ricorrente della manifestazione, che si è colorata di messaggi come “Love is Love”, “Combatti l’odio con l’amore”, “Stop Omofobia”.
Il flashmob ha coinvolto anche docenti e studenti delle altre scuole della città. I rappresentanti d’istituto hanno sottolineato come “questo episodio testimonia quanto siano ancora radicate, proprio tra noi giovani, l’ignoranza, la paura del diverso e l’intolleranza“.
Le scritte omofobe sono state fatte immediatamente rimuovere dal Preside Vincenzo Antonio Micia, che ha dichiarato “Questa scuola costruisce ponti e non permetterà l’omofobia“.
Anche il ragazzo vittima delle offese, minorenne, si è esposto pubblicamente rilasciando una dichiarazione agli organi di stampa: “Io sono fortunato, ho accanto la mia famiglia e i miei amici, oggi la vostra vicinanza mi fa sentire più forte in questo mio percorso di vita“.
Stando a quanto dichiarato dalla testata brindisioggi.it, ieri sera il governatore della Puglia Michele Emiliano ha telefonato al preside Vincenzo Antonio Micia, confermando la volontà di incontrare gli studenti,
già espressa in un post su facebook qualche giorno fa, che con grande senso civico si sono opposti all’odio e all’intolleranza. L’incontro è stato fissato per il prossimo 21 febbraio.
Oggi, inoltre, sulle pagine di ILikePuglia è intervenuto il garante regionale dei minori Ludovico Abbaticchio, che ha così commentato l’episodio:
Cosa possono tutte le politiche, i pensieri, le censure le discriminazioni contro l’esempio, contro la vita, i desideri, e la realtà. Nulla può l’imbrattare i muri e scale esterne di una scuola superiore di Brindisi con insulti omofobi rivolti a un ragazzo minorenne, di cui hanno scritto anche il nome e cognome, quando i suoi compagni di scuola lo difendono con un flash mob, tappezzando la facciata dell’istituto con striscioni sui quali c’era l’hashtag «#siamotuttifroci»”.
“Essere gay non è un’offesa. Nessun dolore esibito nessuna presa di posizione eclatante ma la semplice verità […] essere gay non è un insulto. Come l’essere biondi, neri, rossi, gialli, è la natura. L’omosessualità non è una malattia e chiunque dichiari il contrario diffonde odio, pregiudizio e violenza prive di qualsiasi fondamento scientifico. […] La vera malattia è l’omofobia, la vera malattia è l’ignoranza”.
In questo momento politico in cui l‘intolleranza si esprime nelle sue forme più triviali, legittimata inoltre dall’incosciente utilizzo dei social network e dei mass media da parte delle più alte cariche dello Stato, la strenua e disinteressata difesa di questi giovani verso il proprio compagno di classe è un esempio di resistenza civile, e di come il tema delle manifestazioni d’odio riguardi non solo le minoranze, ma anche tutti coloro che non si riconoscono nel propagarsi di un’insofferenza collettiva ormai degenerata su più livelli sociali.