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Destinazione Eurovision! – quinta parte

- 25/04/2018


L’Eurovision Song Contest è sempre più vicino!

Con l’articolo di oggi ultimiamo la carrellata delle canzoni dei paesi semifinalisti che si giocheranno il passaggio in finale l’8 e il 10 maggio, nelle serate che noi in Italia vedremo in onda alle 21 su Rai 4. Vi ricordo che l’Italia, in quanto “big”, è già qualificata per la finale e godrà del diritto di voto nella seconda semifinale, quella del 10 maggio. Per recuperare gli altri articoli è sufficiente cliccare sulle rubriche “tv” o “musica” nella barra in alto!

Montenegro

Dopo la separazione amministrativa dalla Serbia, il Montenegro è diventato uno stato sovrano e partecipa all’Eurovision dal 2007. A differenza della Serbia però, non solo non ha mai vinto ma non ha mai collezionato risultati esaltanti, centrando la finale solo in due occasioni (2014 e 2015). Il Montenegro inoltre ha un curioso primato: in 9 partecipazioni si è fatto rappresentare quasi esclusivamente da cantanti di sesso maschile (ad eccezione del 2008).
Quest’anno, la selezione interna ha lasciato spazio a una finale nazionale, “Montevizija 2018”, e a spuntarla è stato Vanja Radovanovic, classe 1982, con una ballad in puro stile balcanico, Inje. Egli è anche autore della canzone.
Il Montenegro gareggerà nella seconda semifinale, in cui l’Italia ha diritto di voto.

 

Ucraina

L’Ucraina è una nazione dal curriculum eurovisivo importante. Capofila delle #finalisteAvita, riesce a calamitare attorno a sé buona parte dei voti dell’ex unione sovietica insieme alla Russia, ma a differenza di questa gode anche di un buon supporto dall’Europa centrale, presumibilmente anche per ragioni politiche avverse a Putin. L’Ucraina ha centrato la vittoria nel 2005, alla sua seconda partecipazione, e nel 2016, in un duello all’ultimo voto contro Australia e, udite udite, proprio la Russia, probabilmente nell’edizione più politicizzata di sempre, quella di Stoccolma 2016. A vincere fu infatti, a breve distanza dall’invasione russa in Crimea, la cantante Jamala con “1944”, intenso brano dedicato proprio alla deportazione dei tatari di Crimea. L’anno dopo (cioè nel 2017), si è assistiti ad un’edizione dall’organizzazione sottotono, in cui l’EBU ha commissariato le fasi preparatorie dell’evento affidandole poi ad un più rassicurante team svedese. Eh, questi sono i rischi dell’Eurovision.
Ad ogni modo sono tante, le canzoni indimenticabili che l’Ucraina ha lasciato ai posteri: da “Dancing Lasha Tumbai” di Verka Serduchka a Gravity di Zlata Ognevic, per non parlare dell’uomo criceto di Marija Jaremcuk e soprattutto la “Wild dancer” Ruslana, una donna-un fiasco di vino, vincitrice del 2005.
A difendere i colori gialloblu della bandiera ucraina quest’anno ci sarà Mélovin, classe 1997 e famoso grazie a X Factor Ucraina, con Under the ladder, brano interessante e pieno di ritmo. E cantanto con un discreto carisma.
Gareggerà nella seconda semifinale, in cui l’Italia ha diritto di voto.

 

Polonia

Poco da dire sulla Polonia, che a parte qualche mignotta non ci ha mai regalato grosse emozioni sul palco dell’eurovision. Ricorderete forse loro, Cleo e Donatan insieme alle tettone impegnate a lavare i panni e a muovere la zangola con espressioni da pornostar consumate.
Ecco, questo fu il grande ritorno della Polonia dopo 2 anni di assenza per mancanza di soldi. Dopo aver proposto la gnocca è sempre riuscita a qualificarsi in finale, peraltro senza grossi meriti. Quest’anno la tv di Stato, seguendo la scia del successo degli ultimi anni (guardando un po’ di tabelle mi è sbucato fuori un assurdo ottavo posto nel 2016, avevo completamente rimosso – e avevo fatto bene – ), ha deciso di organizzare una selezione, Krajowe Eliminacje (Qualificazione nazionale). Hanno vinto Gromee fet Lukas Meijer con Light me up: Gromee (Andrzej Gromala) è un dj, produttore e remixer, vincitore di alcuni premi, mentre di Lukas Meijer non si sa molto, a parte il fatto che sia svedese. Il brano è piuttosto moderno e radiofonico, un po’ à la David Guetta, ma senza una buona performance vocale potrebbe non andare lontano. Ad ogni modo è uno dei più carini proposti dalla Polonia negli ultimi anni.

 

Israele

Secondo i bookmakers, che sono attendibili ma non troppo, l’anno prossimo voleremo a Gerusalemme. O a Tel Aviv, chissà. Sta di fatto che Netta, con la sua Toy, la entry israeliana, ha raccolto il favore di un pubblico trasversale. Perché Toy è catchy, divertente, e in un festival dove ormai si fa a gara per chi si prende più sul serio perché ormai vincono solo le canzoni DE CONTENUTI (Bulgaria mi senti? Sì, sto parlando di te), Israele è una ventata d’aria fresca.
Netta, che è una specie di Beth Ditto eurotrash, ha vinto il talent show che designa annualmente i cantanti da mandare all’eurovision (prima era Rising Star, adesso si chiama HaKokhav HaBa L’Eurovizion – La prossima stella per l’Eurovision), e sarà assoluta protagonista a Lisbona. A mio avviso non vincerà (la Bulgaria ci tiene troppo a trionfare e quest’anno pare abbia il progetto giusto, con l’avallo dell’EBU), ma sarà sicuramente emozionante vedere una nazione come Israele, che fino all’anno scorso è stata devastata da problemi amministrativi legati alla tv di Stato, e che dal 2011 al 2014 si è presa pesci in faccia, fischi e pernacchie in semifinale, tornare finalmente nel giro delle nazioni che contano.
Per la cronaca, Israele ha vinto tre volte l’Eurovision ed insieme a Spagna e Irlanda può vantare una doppia vittoria di fila (nel 78 e nel 79). Inoltre, Israele nel 2000 è stata la prima nazione a mostrare un bacio gay in diretta mondiale nell’esibizione dei PingPong.
Tra gli autori di Toy c’è Doron Medalie, autore dei brani più recenti di maggior successo all’eurovision per Israele (Golden boy nel 2015 e Made of stars nel 2016).
Go Israel! Gareggerà nella prima semifinale.

 

Ungheria

Ungheria, mistero della fede. Nazione abbonata alle finali, che riesce a raccogliere consensi dalle nazioni più disparate alle volte infilandosi anche di sguincio nella top 10. Nel 2011 avrebbe anche potuto vincere con “What about my dreams” di Kati Wolf, ma proprio in quella calda sera di Dusseldorf la Kati disimparò a cantare, e dovette accontentarsi di un tristanzuolo 22mo posto.
La selezione nazionale ungherese è una delle più seguite in Europa, si chiama “A dal” (Una canzone), e va detto che il più delle volte vede trionfare pezzi del tutto anticonvenzionali: penso al pezzo in dialetto rumeno dello scorso anno, o al funk in ungherese del 2013. Quest’anno, ad esempio, a spuntarla sono stati gli AWS, un gruppo hard rock a tinte metal. Il brano si intitola Viszlát Nyár ed è proprio in lingua ungherese. Boh, avreste mai immaginato il metal dall’Ungheria? Io no.
Gareggerà nella seconda semifinale.

 

Slovenia

Alle soglie della sua venticinquesima partecipazione, i nostri vicini sloveni non sono mai riusciti ad andare oltre un settimo posto. C’è da dire che talvolta si mettono anche d’impegno per proporre qualcosa di buono, ad esempio nel 2015 i con “Here for you”, splendido pezzo di Maraaya, un duo composto da una coppia di artisti neo-soul molto bravi che meritavano ben più di un 14mo posto a Vienna.
Quest’anno, almeno rispetto alle ultime due edizioni, la Slovenia ha proposto qualcosa di più accattivante – perlomeno dal punto di vista del ritmo -: Hvala, ne di Lea Sirk ma dubito possa essere sufficiente per qualificarsi. La tv slovena ha chiesto per la prima volta di proporre solo canzoni in lingua locale. Ed è cosa buona e giusta che si mantenga una certa eterogeneità linguistica.
Gareggerà nella seconda semifinale, in cui l’Italia vota.

 

Svezia

Dulcis in fundo, arriva la nazione regina dell’Eurovision, perlomeno in questo periodo storico: la Svezia. I primi della classe, i mattatori, quelli che ne sanno sempre una più del diavolo. Sì insomma, i secchioni. Ma non quei secchioni brutti, gobbi e magari somiglianti a ranocchie, no. La Svezia fa parte di quella categoria di secchioni che sono anche belli, affascinanti, bravi nello sport, i perfettini. Una rottura di c***o infinita, soprattutto per noi italiani che siamo sempre caciaroni e affrontiamo ogni cosa con spirito decoubertiniano.
Potrei aprire un discorsone sulla Svezia lungo venti post, pertanto mi limito a rimandarvi alle pillole eurovisive che vi regalerò a partire dal 9 maggio, e nelle quali parlerò – anche – dell’eterna rivalità Italia – Svezia, e vi parlo dell’ultima, fighissima entry svedese, Dance you off di Benjamin Ingrosso, che dal cognome tradisce proprio origini italiche (di cui va molto fiero!). La solita sbobba psichedelica che rielabora melodie già trite e ritrite e le propone in forma cool, appiccicandoci sopra il bellone di turno vagamente intonato.
La Svezia, come spesso fa, propone il nulla ma lo infiocchetta a dovere: è questo il segreto. Le performance plasticose di Ikealandia, però, hanno molto successo in Europa. Tantissime nazioni, un po’ per ruffianeria e un po’ per timore reverenziale, stravotano la Svezia senza una ragione comprensibile, finendo per regalarle sempre delle importanti top 5 (pensate che è dal 2013 che la Svezia non si piazza più in basso del 5 posto!). Vabbè, tutta invidia la mia. Anche a me piacerebbe vivere in una nazione che se decidesse una mattina di vincere l’Eurovision, lo farebbe senza problemi. Pensate che l’ultima volta che gli svedesi non hanno passato la semifinale, nel 2010, lo sconcerto dilaniò gli eurofans e la nazione affrontò giornate di lutto laico, e la cantante coinvolta, Anna Bergendahl, da quel momento si è praticamente ritirata dal mondo della musica per la vergogna, ma anche perché non aveva più un pubblico disposto a sostenerla.
C’è poi da dire che la Svezia è a quota 6 vittorie (le ultime due sono datate 2012 e 2015), e nelle intenzioni del Pippo Baudo del Melodifestivalen (ovvero il Sanremo svedese), Christer Bjorkmann, c’è ovviamente quella di raggiungere e superare l’Irlanda. Ma si sa, l’Eurovision va per cicli. Decenni fa spadroneggiavano le francofone (con Francia e Lussemburgo), poi è stata la volta di Regno Unito e Irlanda… e adesso è la volta della Svezia. Chissà se dopo il mitico Toto Cutugno tornerà mai il nostro turno…
Vabbè, godetevi questa entry. Gareggerà nella seconda semifinale e se vorrete, potrete votarla.

 

Queste erano le 37 canzoni semifinaliste! La prossima settimana chiuderemo il cerchio con le 6 nazioni già qualificate per la finale: le big 5, cioè Francia, Germania, Regno Unito, Spagna e ovviamente Italia, e la nazione ospitante, il Portogallo.

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Sono nato in Puglia, terra di ulivi e mare, e oggi mi divido tra la città Eterna e la città Unica che mi ha visto nascere. La scrittura per me è disciplina, bellezza e cultura, per questo nella vita revisiono testi e mi occupo di editing. Su BL Magazine coordino la linea editoriale e mi occupo di raccontare i diritti umani e i diritti lgbt+ nel mondo... e mi distraggo scrivendo di cultura e spettacolo!

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