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I trattori sbagliano bersaglio

- 16/02/2024


La protesta degli agricoltori è giusta, ma sceglie l’obiettivo errato

Gli addetti del settore primario hanno buone ragioni per protestare, perché in questi ultimi anni quello dell’imprenditore agricolo non è più un lavoro con una certezza di reddito. Infatti gli agricoltori non determinano il prezzo a cui viene venduto il loro prodotto, dovendo fronteggiare forti squilibri di filiera in cui le grande aziende di distribuzione organizzata definiscono i prezzi di acquisto. Di conseguenza, queste ultime schiacciano i produttori, che sono costretti a vendere dei prodotti, per la maggior parte dei casi deperibili, ad un prezzo deciso da altri.

Remunerazione produttori agricoli
Solo il 5,1% della spesa per un prodotto agricolo remunera gli addetti della filiera agroalimentare, nella quale ci sono gli imprenditori agricoli. Il restante 94,9% fa guadagnare altri soggetti.

Gli agricoltori però sbagliano bersaglio: protestano contro L’Unione Europea, contro il Green Deal e le relative imposizioni di vincoli, che in realtà sono stati in gran parte ritrattati. Salgono sul trattore e bloccano le principali città perché, ad esempio, partendo da una condizione di reddito basso, viene loro imposto di mettere a riposo il 4% della superficie coltivata, oppure di ridurre la quantità di fitofarmaci che andrà a incidere sulla produzione. Si scagliano contro le politiche verdi, ma sono quelli che più scontano e che più subiranno gli impatti della crisi climatica.

Quest’ultima sta avendo un impatto importante sulle loro produzioni, basti pensare alle grandinate distruttive del Nord Italia della scorsa estate o alla siccità severa che sta colpendo la Catalogna, con un calo di produzione e un calo di reddito. Tuttavia, essi continuano a ritenere che le normative e i vincoli che la Commissione Europea sta portando avanti siano troppo stringenti e sanzionatorie nei loro confronti.

La protesta è stata strumentalizzata in vista delle elezioni europee

Si delinea così uno scollamento tra le visioni di breve periodo e quelle di lungo periodo: in realtà dovrebbero essere accompagnati dalla politica verso la definizione di un nuovo modello agricolo, verso una transizione ecologica che non vada a loro svantaggio, ma li aiuti a fronteggiare il cambiamento climatico già in atto. 

Al contrario, la politica appare debole all’approssimarsi dell’appuntamento elettorale europeo: sui trattori sembra che tutti vogliano salire, senza che nessuno sappia, in realtà, dove si stia andando.

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