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Oltre le Parole onlus- Teatro civile e sociale

- 20/05/2024


Il nostro viaggio per le associazioni in Italia, prosegue con “Oltre le Parole onlus”, intervistando il direttore artistico Pascal la Delfa, autore, regista e scrittore.

Dove/come/quando nasce l’associazione?

L’associazione ha compiuto 20 anni l’anno scorso, essendo stata fondata nel 2003 a Roma. I fondatori iniziali erano un gruppo di psicologi che intendevano utilizzare l’arte come strumento di relazione soprattutto con persone autistiche (da cui il nome dell’associazione), considerando che agli inizi del duemila l’autismo non era molto conosciuto e affrontato. Abbiamo mantenuto nel tempo il nome, pur essendoci allontanati dall’idea iniziale, perché “oltre le parole” presuppone che seguano anche “i fatti”, oltre ad avere il significato di poter utilizzare strumenti di comunicazione anche non legati al linguaggio verbale

– Perché siete nati? con quale mission/obiettivo?

Dopo qualche anno, l’associazione si è trasformata: da una parte mantenendo l’idea di utilizzare l’approccio artistico in situazioni di fragilità, dall’altra nel farne un punto di forza e specificità: in questi anni non solo abbiamo realizzato attività (laboratori, spettacoli, convegni, cortometraggi…) con e per persone con vari tipi di disagio (dai giovani agli anziani, da cittadini disabili a persone con disturbi psichici, da detenuti a tossicodipendenti, etc.) ma abbiamo anche formato centinaia di Operatori di Teatro nel Sociale: a tutt’oggi, sono quasi mille i professionisti che hanno frequentato i nostri corsi di formazione. Sono artisti, ma anche educatori, insegnanti, assistenti social, psicologi…Professionisti che utilizzano l’arte come mezzo e non come fine, per l’approccio con l’altro.

– Quali attività organizzate per portare a termine i vostri obiettivi?

Appunto, oltre ai corsi di formazione (realizzati nel tempo in 8 regioni italiane, dalla Sicilia al Trentino Alto Adige), le nostre attività spaziano ad ampio raggio, avendo come nucleo principale il Teatro come strumento di relazione, espressività e benessere. Non ci piace usare la parola “teatroterapia” perché l’esperienza ci dice che anziché specificare il nostro lavoro, genera confusione: si pensa infatti che la “teatroterapia” possa essere ricolta a persone con determinati disagi. Preferiamo invece usare il termine “teatro sociale e di comunità”: crediamo che il nostro lavoro infatti comporti un benessere non solo alle persone che incontriamo ma, di conseguenza ai loro ambienti, dalla famiglia, ai quartieri, alla società in generale. Ecco perché il Teatro è sociale.

– Collaborate con altre realtà associative, enti, partiti politici? Riuscite a dialogare con gli enti territoriali a voi vicini? (Leggasi: Avete ricevuto patrocini per le vostre attività?)

Certamente, è indispensabile che questo avvenga, oggi più che mai. Fare rete ed essere moltiplicatori di buone pratiche è sempre stato il nostro obiettivo. Non solo con le realtà locali, ma anche a livello regionale e nazionale. Il valore delle nostre attività è stato riconosciuto anche con finanziamenti a progetti europei. Abbiamo lavorato pre progetti della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Ministero della Cultura, del Dipartimento Pari Opportunità, ma anche con piccole associazioni di quartiere o con Comuni di periferie. A differenza di un certo modo di pensare un po’ “italico” l’idea di coltivare il nostro giardinetto non è mai stato nel nostro DNA. Al contrario, la contaminazione e la moltiplicabilità delle connessioni è un nostro pilastro fondamentale. Siamo per natura inclusivi e non esclusivi!

– Spesso nelle associazioni si trovano difficoltà, soprattutto nel capitale umano, es. a volte si fatica a coinvolgere giovani. Avete trovato delle strategie per lo sviluppo partecipativo di nuovi iscritti?

Questo è un tema che meriterebbe un grande approfondimento. Non possiamo nascondere il fatto che l’universo giovanile è sempre più difficile da coinvolgere, non solo in attività di volontariato laiche, ma anche in interessi specifici ad apprendere delle nozioni, a fare dell’esperienza che non si tramutino in “crediti” scolastici o universitari. Abbiamo creato delle generazioni che misurano l’impegno in quantità anziché in qualità. È necessario una connessione di tutta la comunità educante, che parte dalle famiglie in primis per poi arrivare alle scuole e alle associazioni, per poter invertire la tendenza e fare scoprire ai giovani il piacere, la necessità e l’utilità di potersi “impegnare” anche a prescindere dai ritorni immediati e pratici, e ancor di più oltre i mondi “social”. Ancora una volta, il teatro è campo fertile per creare nuove relazioni, possibilità espressive, conoscenza del mondo “in tre dimensioni” e oltre…

– Come finanziate le vostre attività / trovate risorse?

Innanzitutto tramite la ricerca e la formulazione di bandi pubblici. In questi anni è diventato fondamentale per qualsiasi associazione, dalle più piccole alle più grandi, poter concorrere alle centinaia di fonti di finanziamento che vengono proposte in tutta Italia da strutture pubbliche e private. Purtroppo la burocrazia (paradossalmente complicata dalla digitalizzazione degli ultimi anni) e gli oneri amministrativi e organizzativi sono parecchio aumentati negli ultimi tempi: quello che prima si riusciva a fare grazie al lavoro volontario di alcuni componenti dell’associazione, adesso è diventato un lavoro vero e proprio che richiede professionisti esterni come commercialisti, consulenti del lavoro e altre figure professionali. Questo, sinceramente, influisce non poco non solo nel bilancio delle associazioni, ma anche nella strutturazione delle attività: parte delle risorse economiche e temporali infatti devono essere sacrificate a queste attività.

– Quale tipo di impatto pensate di avere sul territorio? Che risposte ricevete o avete ricevuto con le vostre attività?

La strada da percorrere è ancora lunga, ma non possiamo che essere soddisfatti di quanto ottenuto finora. Il riconoscimento nel registro delle buone pratiche della Regione Lazio, la medaglia del Presidente della Repubblica, i protocolli di Intesa con diverse Università italiane, le collaborazioni con prestigiose istituzioni a livello nazionale e internazionale…Insomma la qualità e i sacrifici del nostro gruppo di lavoro hanno certamente avuto degli importanti riconoscimenti. Siamo pronti a mettere a frutto tutto questo e reinvestire la nostra esperienza e competenza in nuovi progetti e nuove collaborazioni, certi che il futuro sia condivisione e non il crogiolarsi nei propri successi.

sito: Teatro Civile e Sociale – Oltre le Parole Onlus

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Vivo a Roma ma originario della Sicilia. Attivista nel volontariato sociale, mi occupo di pittura, fotografia, scrittura e arte pop: alcune mie opere sono state esposte in diverse gallerie e mostre nazionali.

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