In occasione dell’inizio dei XXXIII Giochi delle Olimpiade di Paris 2024, prima della partenza abbiamo intervistato Silvia Salis.
Silvia Salis, classe ’85, di Genova. Ex campionessa del lancio del martello, vincitrice di dieci titoli italiani, sei invernali e quattro assoluti. Dal 2021 è Vicepresidente vicario del Coni. Sposata con il regista Fausto Brizzi, da qualche mese mamma di Eugenio. In prima linea in alcune battaglie sui diritti sociali e civili. L’ anno scorso in libreria con il libro: “La bambina più forte del mondo”
Lei è la prima “donna” Vicepresidente Vicario del Coni della storia, la Prof. Laura Lunetta e ‘ la prima Presidente donna di una Federazione Sportiva FIDESM, tante battaglie vinte, è solo un inizio?
Io sono un’ottimista e realista di natura, quindi, sono certa che sia solo l’inizio, anche se molto lentamente il mondo sportivo sta seguendo il trend, stiamo andando verso un aumento della presenza delle quote di genere in ogni ambiente ed è quindi quello che succederà nello sport.
Dal 1° giugno 2022 i nuovi nati possono avere il cognome di entrambi i genitori nell’ordine indicato da essi all’Ufficio Anagrafe al momento della dichiarazione di nascita. I nuovi nati possono essere registrati anche solo con il cognome della madre. In quale momento avete deciso con Fausto di fare questa scelta?
Ci siamo imbattuti in questa notizia per caso e ci siamo entrambi stupiti di come una notizia così, non abbia avuto nessuna risonanza. Insieme abbiamo capito che era importante dare un segnale di cambiamento soprattutto perché deve diventare indifferente l’assegnazione di un cognome rispetto all’altro cioè del padre o della madre. Per secoli è stato un tema di grande discriminazione, avere il cognome della madre voleva dire essere stati rifiutati ed era una vergogna, per cui è giusto secondo me dare un nuovo corso a questa cosa.
Diritti civili e temi lgbtq+, in Italia e nello sport: mi chiedo, a che punto siamo?
Diciamo che in Italia su questo tema non siamo di certo un paese all’avanguardia, già partendo dall’Europa c’è molto ancora da fare. Ci sono molti temi da sviluppare soprattutto sarebbe l’ora di affrontare in maniera serio questo tema senza farlo diventare una questione populistica di una fazione contro un’altra, semplicemente un tema di avanzamento sociale e un tema di stabilizzare l’assetto dei diritti d’Italia.
Il caso che coinvolge l’atleta sudafricana Caster Semenya è uno dei più noti e discussi dell’atletica leggera per quanto riguarda l’iperandrogenismo, ovvero la condizione che si verifica quando il corpo di una donna produce naturalmente alti livelli di ormoni maschili. Un caso unico? E come lo sport si è preparato su questo argomento?
Un argomento molto controverso. Anche qua non va affrontato presi dall’onda emotiva o da atteggiamenti populistici, bisogna mettersi nelle mani della scienza e stabilire dei criteri. Quindi secondo me l’unica soluzione è affidarsi a una scelta scientifica senza interpretazioni.
In “Bellissima”, film con Anna Magnani, ci racconta le aspirazioni di una mamma che spinge la figlia verso la recitazione per crearle un futuro “diverso”. Lo sport è importante sin da piccoli. Dove è il bivio tra l’esigenza dei genitori di avere un piccolo campione in casa e la passione stessa del “giovane”.
Diventata madre da poco, sicuramente mio figlio, farà dello sport perché io proverò a diffondergli i valori dello sport, verificherò se sviluppa la passione per lo sport che è un mondo sano è un mondo dove i giovani crescono bene, crescono nelle regole e nella socialità. Ovviamente senza forzarlo, perché sebbene sia io una ex atleta Olimpica e mio marito sia grande appassionato di sport, siamo sostenitori dello sport nella vita dei giovani soprattutto dei bambini chiaramente poi bisogna seguire l’inclinazione del proprio figlio che è una persona completamente diversa dai genitori. Credo che anche la cosa più bella sia vedere in un figlio, che su tante cose non ti assomiglia, che è una persona a se, ha delle sue abilità, aspirazioni. Questo è il valore più grande lasciarlo libero di sviluppare le sue differenze rispetto all’ambiente, ai genitori e la famiglia.
I “social-media”, gioia e dolori di questa società moderna. Quante ore passa sui social? Cosa fa trasparire di lei, e come demonizzare i social.
I social che io uso normalmente li adopero senza nessuna esagerazione, faccio trasparire quello che sono, non cerco sicuramente di creare una realtà diversa o una realtà parallela. Credo che siano un modo anche per comunicare quello che siamo e se usati in maniera sana non sono assolutamente da demonizzare. Come in tutte le cose vanno adoperate con buon senso e cura.
Se Silvia Salis fosse un’attrice, quale personaggio potrebbe interpretare in un film di Brizzi?
Nella vita ho sempre cercato di interpretare un personaggio che fosse fedele a sé stesso, scherzi a parte, credo che se dovessi essere un personaggio di un film di mio marito, sarei un personaggio sicuramente con un carattere forte ma molto coerente e sincero nei propri sentimenti nelle proprie aspirazioni e nella propria vita di tutti i giorni.
Protagonista di un fumetto sicuramente sì! Cosa è Interstellar Games?
È un progetto al quale ho lavorato insieme a tante altre persone per due anni. Finalmente inizia a breve la stesura della sceneggiatura e dei disegni. È un “cartone” multisport, il primo prodotto in Italia ed è tratto dal mio libro “La bambina più forte del mondo”. Stella, la protagonista del libro e sarà una delle protagoniste del cartone. Ogni episodio vedrà uno sport diverso, i bambini potranno appassionarsi, conoscere le regole attraverso le storie dei protagonisti che sono dei ragazzini superdotati, che di giorno devono nascondere le loro qualità, perché nella vita di tutti i giorni, nel mondo normale non sarebbero accettati e poi di notte si sfidano in un universo parallelo, insieme a tutti i ragazzini con doti fantastiche del pianeta. Sono sfide sportive che riguardano come dicevo ogni volta uno sport diverso e che riguardano soprattutto il tema della squadra dell’inclusione e delle differenze. I poteri “usati” in una gara sono una forza in altre sono una debolezza. Tutti elementi che possano creare interessi nei giovani e soprattutto possano aiutarli a vedersi nelle loro aspirazioni atleti, che poi quella è la prima ambizione che ho con questo progetto, far sì che tantissime bambine e bambini si vedano nei loro sogni degli atleti.