A più di quarant’anni dall’elezione della prima donna Presidente della Camera, scopriamo insieme la storia di Nilde Iotti, figura di primo piano dell’Italia repubblicana.
Meglio stare con i preti che con i fascisti
Leonilde Iotti nasce all’inizio degli anni ’20 in una famiglia laica e socialista. Nonostante ciò, quando fu ora di iscrivere la figlia a scuola, il padre ne scelse una cattolica, secondo la convinzione: «È meglio stare con i preti che con i fascisti». Fascisti che lo avevano perseguitato fino ad arrivare a fargli perdere il lavoro, a causa delle lotte sindacali portate avanti negli anni.
Nilde si distinse sin da subito negli studi e quando il padre morì, lasciando la famiglia in grandi ristrettezze economiche, riuscì comunque ad iscriversi all’università grazie ad una borsa di studio.
Nel 1942 Nilde Iotti si laureò in lettere e filosofia presso l’università Cattolica di Milano.
Da insegnante a resistente
Da insegnante presso un istituto tecnico industriale di Reggio Emilia, dove era rientrata una volta conclusi gli studi, e iscritta quindi obbligatoriamente al Partito Fascista, condizione per poter esercitare la professione, con l’armistizio dell’8 settembre 1943 decise di unirsi ai gruppi di combattenti che si erano iniziati a formare nell’Italia del nord occupata dai nazisti.
Prese forma qui il suo impegno politico. Si iscrisse Partito comunista italiano e si unì alla Resistenza, prima come staffetta, portando volantini, farmaci, viveri, e poi ai Gruppi di difesa della donna, importante formazione antifascista del partito.
La carriera politica
Nel 1945, l’Unione Donne Italiane le affida subito l’incarico di indagare le condizioni delle famiglie più bisognose, prima tappa della carriera politica della Iotti, prima eletta come consigliera comunale di Reggio Emilia e poco dopo all’Assemblea Costituente.
A soli 26 anni, Nilde Iotti fece parte della Commissione dei 75, coloro che si occuparono della redazione della bozza della Costituzione italiana che noi tutti oggi conosciamo. In particolare, la Iotti contribuì alla stesura degli articoli 29-30-31 sulla famiglia.
«Dal momento che alla donna è stata riconosciuta, in campo politico, piena eguaglianza, col diritto di voto attivo e passivo, ne consegue che la donna stessa dovrà essere emancipata dalle condizioni di arretratezza e di inferiorità in tutti i campi della vita sociale e restituita ad una posizione giuridica tale da non menomare la sua personalità e la sua dignità di cittadina».
Tre anni dopo, Nilde Iotti venne eletta per la prima volta alla Camera dei deputati. Fu deputata parlamentare per più di cinquant’anni e si dimise soltanto nel 1999, per problemi di salute. In tutti quegli anni si spese a favore di innovative proposte di legge, quali la pensione e l’assicurazione per le casalinghe; fu un prima linea nella battaglia del 1974 per il referendum sul divorzio e nel 1978 contribuì all’approvazione della legge sull’aborto.
La Presidente
Il suo impegno politico e l’amore per le istituzioni vennero completamente ripagati il 20 giugno 1979 quando Nilde Iotti venne eletta Presidente della Camera dei deputati, prima donna nella storia italiana.
“Comprenderete la mia emozione per essere la prima donna nella storia d’Italia a ricoprire una delle più alte cariche dello Stato. Io stessa – non ve lo nascondo – vivo quasi in modo emblematico questo momento, avvertendo in esso un significato profondo, che supera la mia persona e investe milioni di donne che attraverso lotte faticose, pazienti e tenaci si sono aperte la strada verso la loro emancipazione.”
Nilde verrà riconfermata per altre due legislatura, ricoprendo la carica per tredici anni. Oggi la sua foto è presente nella Sala delle donne di Montecitorio, insieme alle fotografie di tutte coloro che hanno fatto parte delle Istituzioni. Con lei, Irene Pivetti e Laura Boldrini, le altre due uniche donne che hanno ricoperto la sua stessa carica, e Maria Elisabetta Alberti Casellati, eletta il 24 marzo 2018 prima Presidente del Senato.
Due foto mancano. La Presidenza del Consiglio dei Ministri e la Presidenza della Repubblica, ancora in attesa di vedere una donna eletta e per questo motivo sostituite da due specchi in cui guardarsi e capire che “Potresti essere tu”.
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