Nel mese del Pride, organizzato ormai in tutto il mondo, non potevo esimermi dallo scrivere un pezzo tutto Arcobaleno. A 50 anni dalle proteste di Stonewall, che furono, a mio avviso, i moti di liberazione LGBT+ dell’epoca contemporanea, ho fatto una ricerca nel mio archivio mentale per presentarvi personaggi della letteratura Rainbow precedenti al 1969.
Vi anticipo però che non ho resistito e ne ho inserito uno che a mio avviso entra nel pantheon dei personaggi omosessuali della letteratura e, magari, non ci avevate mai pensato.
Achille
(Iliade, Omero – VI a.C.-)
L’eroe omerico, semidio, guerriero imbufalito, munito di fragilissimo calcagno, probabilmente è il primo personaggio protagonista gay della letteratura.
Ricordo ancora le amorevoli leziose lezioni della Professoressa Antonella Di Cola che, con enfasi teatrale, ci parlava della “MENIN!” del pié veloce. La mia professoressa cortesemente ci introdusse al problema dell’ ”Ira funesta”.
“Cosa mai vi farebbe arrabbiare più d’ogni altra cosa?” ci domandava. Ricordo il giocondo Walter Mucci che rispose “Quando perde il LanGiano, professoré!” … Goliardate a parte, la professoressa Di Cola pose l’accento su un binomio importantissimo: l’amore e l’onore.
Achille tornò in guerra a Troia perché il suo amore era stato barbaramente ucciso. Era incazzato nero e voleva vendicarsi. Di Achei, Troiani, schiave in dono, divinità capricciose e cavalli di legno non gli importava un fico secco: era rimasto vedovo del suo Patroclo. L’unica cosa che lo rendeva felice: il suo compagno a cui aveva affidato tutto, di cui si fidava ciecamente. Patroclo era la sua vita. Probabilmente Achille si sentiva invincibile, forte, sprezzante ma aimè, parafrasando Archiloco, è “l’amore che fiacca le membra che vince sopra ogni altra cosa”, ed una vita senza amore è nulla.
È fenomenale come la prima opera della letteratura occidentale abbia come protagonista un omosessuale cisessuale cui , per secoli, sia stata malcelata la sua palese relazione omoaffettiva. Anni di dittatura letteraria cattobigotta hanno opacizzato una delle più grandi tragiche storie d’amore mai raccontate. Probabilmente però la deformazione della trama centrale deve insegnarci qualcosa: i diritti delle persone LGBT+ sono riconosciuti ad epoche alterne, quindi forse, la lotta per il riconoscimento di esse deve essere costantemente perseguita. Altrimenti, già me lo immagino, le storie continueranno ad essere deformate dalla propaganda.
Virgilio
(Divina Commedia, Dante Alighieri -1314-)
Ammetto che qualcuno potrà trovare non condivisibile la mia scelta , ma le avvisaglie di qualche velata tendenza frociarola del somme vate, il vecchio Dante Alighieri ce le ha lasciate tutte. Innanzi tutto la biografia del poeta-filosofo mantovano era più che nota all’Alighieri. Virgilio, quello storico, non si sposò mai. Le cronache riportano che quando si trasferì a Roma e tentò di fare l’avvocato, durante le sue arringhe, arrossiva e con non troppa nonchalance scheccava nel foro. Virgilio non si sposò mai nonostante fosse ricco, bello, benestante e famoso: praticamente come Gabriel Garko. Nelle sue opere non mancavano pastorelli pederasti ed altri personaggi dalla dubbia sessualità. Nell’antica Roma era la normalità. SPQR: Senatus Populus Queer Romanus. Ecco Dante conosceva benissimo chi fosse stato Virgilio, ma, nonostante fosse ardente cattolico medioevale, non ha mai indugiato nel riconoscere il suo genio.
Tornando alla Divina Commedia: Virgilio è nel limbo. Salva Dante in una selva oscura che tanto fa pineta di Torre del Lago (che esisteva anche all’epoca dell’Alighieri).Salva Dante dalle fiere e lo conduce nelle vie che egli stesso conosce bene: l’Inferno ed il Purgatorio. Praticamente come il Cassero e il Mucca Assassina. Scherzi a parte. Il poeta Fiorentino sceglie Virgilio come guida suprema in questo suo viaggio fantastico di critica feroce alla sua epoca. Probabilmente molti di voi ricorderanno la noiosa nozione da Bignami che vuole che i medioevali vedevano in Virgilio il profeta inconsapevole delle verità cristiane con l’Egloga IV. A me piace immaginare invece Dante come l’amico etero che riconosce virtù e talenti del gaio Virgilio e non lo giudicherà mai. E magari scende in corteo con lui e per lui per riscattare i suoi diritti.
Ambrosio
(Il Monaco, Matthew Gregory Lewis -1796-)
Nel mio passato ho attraversato anche un periodo dark, ascoltavo i The Cure e leggevo moltissima letteratura gotica. Ricordo questo romanzo del ‘700 dalla trama contorta ed avvincente. Il protagonista era un monaco santissimo di Madrid: Ambrosio. Uomo che pregava di continuo. Circonfuso di pietà cristiana, donava alla popolazione misericordia e bontà estrema. L’unico suo vezzo era quello di pregare sotto ad un quadro di una stupenda Madonna, molto simile, per descrizione, alla Ciccone, più distante dall’immaginario collettivo della Maria Santissima. Accadde che un giorno arrivò in convento Rosario, giovane novizio. Prega oggi, prega domani, l’ascetico Ambrosio cadde nel peccato mentale nella Cappella. Insomma, con la fantasia, tra un Ave Maria ed un Gloria al Padre, sognava la “liturgia dei ceri pasquali incrociati” col giovane Rosario. Ma non finisce qui! Ambrosio, proprio quando aveva deciso di fare coming out scopre che Rosario in realtà è Matilde, una ragazza travestita da frate. Il romanzo spinge il lettore credere che forse il prelato si rincuori della cosa, ma invece appare deluso. Insomma avrebbe preferito sperimentare l’incastro della pala d’altare piuttosto che la beltà della giovinetta mascherata. È proprio vero: l’abito non fa il monaco. La storia di Ambrosio si contorce non poco tra le parole di Lewis, sta di fatto che descrive perfettamente la condizione latitante di molti uomini omosessuali, anche contemporanei, che malcelano la loro devozione al Santo Palo, all’attributo d’Adamo, alla verga divina: il mondo sottaciuto delle doppie vite e dell’autostigmatizzazione.
Gerda
(La regina delle nevi, Hans Christian Andersen – 1844-)
Forse una delle più celebri storie dello scrittore danese. Questo racconto ha ispirato anche la Disney con l’ormai classico Frozen. Ecco, nella storia originaria, divisa in sette parti, un troll, che non apparirà mai più, crea uno specchio malvagio che rompendosi corrompe tutta l’umanità con i suoi virulenti frammenti. Sta di fatto che in uno sperduto villaggio svedese, due ragazzini silenziosamente innamorati, Gerda e Kay, vengono coinvolti in un orribile rapimento. La Regina delle Nevi, apparsa per caso su una folgorante slitta, limona in pubblica piazza Kay e gli fa perdere la memoria. In un lampo lo rapisce. Gerda, incavolata nera, decide di andare a recuperare il suo platonico amato. Nel tragitto accade che la maggior parte delle fattucchiere, guerriere e donnacce della scandinavia si innamorino di lei e la costringono a rallentare la ricerca. La prima è la Strega delle Rose. Questa donna incanta Gerda e lei, quotidianamente annusa, lecca e coccola il roseto della strega. Insomma Grignani con la sua Aiuola non si è inventato nulla! Gerda trova il modo di riprendersi e fugge via, prima in un regno dove viene accolta molto bene, poi viene assalita dai briganti. Fortuna vuole che tra i lestofanti, la figlia del capo Brigante, quando vede Gerla, si scioglie e inizia ad imbastire con lei una profondissima amicizia di polpastrello. Dopo un po’ le due si lasciano e Gerla raggiunge la Lapponia e la corte della regina Milf delle nevi. L’amato Kay, in preda a colpi apoplettici inflitti dagli incantesimi della regina, ritrova la memoria soltanto nel momento il cui la saffica Gerla, istruita a dovere dalle precedenti antagoniste, lo bacia profondamente. Kay e Gerla gridando salvinianamente “Bacioni!” alla regina delle Nevi e tornano nel villaggio.
Dopo aver letto questa favola ho capito perché l’aggettivo “svedese” riferito a film o a ragazze ha quella accezione semantica…
Albus Silente
(Saga di Harry Potter, J.K. Rowling -1997/2019 )
Tutti o quasi si saranno resi conto che il celebre preside della scuola di magia più famosa del mondo non è il prototipo di maschio casa e famiglia. Solitario ed apprezzato da tutti, della vita di Albus Percival Wulfric Brian Silente si sa poco o nulla. Di certo è proprietario di una scintillante fenice e non indossa i pantaloni. Ha una collezione di quadri incantati kitsch e una passione smodata per la mise en place coreografica della mensa di Hogwarts. Nelle ultime interviste la Rowling ha confessato che Albus Silente si innamorò di Gellert Grindelwald. Siamo tutti in attesa di leggere e vedere il nuovo capitolo della saga dove si narreranno tutte le vicende adolescenziali del grande Mago. Sta di fatto che forse è la prima volta che, palesemente, in una favola per bambini, uno dei personaggi principali sia un gay dichiarato e per giunta uno dei personaggi più potenti e saggi.