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Chiamami col tuo nome – Il Llibro


 

                                                                                                                                                                                                                    Avevo perso quasi memoria del libro che qui sotto mi sono apprestato a rileggere e recensire per BL Magazine, e, devo dire che, nonostante siano passati undici anni o quasi, il mio giudizio in merito è rimasto invariato, quanto “bipolare”.

Andrè Aciman scrisse nel 2007 “Call me by your name” (“Chiamami col tuo nome” per i puristi della lingua di Dante) tornato alla ribalta grazie alla trasposizione cinematografica del regista siciliano Luca Guadagnino, portabandiera del Bel Paese alla Notte degli Oscar 2018.

Avete già visto il film? Bhè, il libro ovviamente è tutt’altra cosa. Lasciatevi scivolare l’idea di una fugace estate padana di connubi con figoni americani e scoperte archeologiche lacustri… nulla di tutto ciò… il film vi è sembrato bello ma lento? A confronto, le pagine del nostro Aciman sono un’ ulteriore discesa nella lentezza spaziotemporale del visionario Elio, adolescente ebreo che passa la sua lunghissima estate in Liguria. Lunghissima, ma veramente lunga, quasi come le vicende del suo popolo nell’intero Deuteronomio. Quasi a stento si vede la fine.

Ma non voglio essere oscuro e vile nella descrizione di questo romanzo dalla trama semplice, anche perché, André Aciman, da buon insegnante ed acuto osservatore dei giovani sa per certo che la percezione del <tempo che scorre> per un adolescente è assolutamente diverso a quello di un adulto. Non ricordate forse quanto tempo c’è voluto per compiere diciotto anni? E poi da lì al primo pelo bianco ed ai sabato sera sul divano: è stato un attimo!

Ecco, Elio, il protagonista, vive proprio la fase del “ma quando cavolo arriva la vita?” quasi come il buon vecchio Oblomov sdraiato sul divano in un romanzo russo ottocentesco. La differenza però è che qualcosa accade. Una scoperta. Una novità. Come il nuovo gusto di gelato: dolce ed un po’ salato, Elio rimane colpito dal dottorando, studente “adottivo” del padre, Oliver: il gran stallone a stelle e strisce molto più consapevole di Elio.

Si può riporre enorme aspettativa voyeuristica tra le pagine, aspettando che prima o poi qualcosa di sostanzioso accada, qualcosa di piccante e peccaminoso si materializzi nel manoscritto… nulla di tutto ciò. Eccezion fatta per la pesca, sì il frutto, che vogliamo immaginare enorme, gargantuesca, una Tabacchiera del felliniano “Amarcord” ,che viene scavata e privata del suo osso per diventare singolare pertugio per il buon Elio che, in mancanza di glutei, sceglie la drupacea succosa per affondare le sue nuove esplorazioni erotiche.

La lettura non è del tutto scorrevole: frasi e periodi girano attorno alle ipotetiche. Per più della metà del libro ci rendiamo conto che i “Forse” ed i “Se” monopolizzano tutti i ragionamenti del protagonista e del lettore che, se nostalgico, farà proprie le ipotesi le paure e le contorte masturbazioni mentali del ragazzino alla scoperta della propria sessualità; ma se, invece , il lettore, fosse un indomabile cinico, probabilmente potrebbe chiedersi “Se” sia stata una buona idea acquistare questo libro o se “Forse” sarebbe stato meglio leggersi l’opera omnia di Stephen King in Khmer , investendo lo stesso tempo di lettura di “Chiamami col tuo Nome”, non solo nella lettura dei romanzi horror ma anche nell’apprendimento della lingua ufficiale della Cambogia.

La luce nel libro però c’è: una coppia genitoriale che accetta di buon grado la natura del figlio. Il romanzo è ambientato nel 1987. In Italia. Impensabile per l’epoca il dialogo propostoci dallo scrittore tra il padre ed il figlio: tutto ciò che forse avremmo voluto sentirci dire a diciassette anni…. e, scherzi a parte, fa si che il libro si trasformi in Letteratura.

Ecco. È tutto… o quasi. Duecentosettanta pagine di romanzo che, nell’epoca delle app da imbrocco suino, all’affermazione “Chiamami col tuo nome” un po’ tutti saremmo tentati di rispondere: “A o p?”

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Di origine Abruzzese, ma ramingo come un nomade. Di molteplici interessi ogni sabato su Bl Magazine con la rubrica BL LIBRI.

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