1.001 views 6 min 0 Comment

“Conversazione su Tiresia” di ANDREA CAMILLERI (Sellerio)


Siamo tutti, o quasi, in pena per la sorte del grande scrittore siciliano Andrea Camilleri.

Non entrerò nel merito delle assurde vicende social che lo vedono coinvolto dato che, ad oggi, Camilleri è attaccato ad un tubo per respirare ,e, la sensibilità dei bulli da bar si commenta da sola.

Andrea Camilleri è uno dei grandi scrittori europei: di questo nessuno può commentare negativamente la cosa. È un dato oggettivo. Di certo si è reso famoso per il suo celebre Commissario Montalbano, ma Camilleri è un grafomane: la quantità di opere che regala annualmente ai lettori è come acqua agli assetati.

Mi ha colpito molto una delle sue ultime pubblicazioni “Conversazione su Tiresia” edito da Sellerio.

Il libretto nasce dopo la messa in scena di uno stupendo spettacolo teatrale svoltosi nel teatro greco di Siracusa.

LA SINOSSI

«Chiamatemi Tiresia. Per dirla alla maniera dello scrittore Melville, quello di ‘Moby Dick’. Oppure Tiresia sono, per dirla alla maniera di qualcun altro. Zeus mi diede la possibilità di vivere sette esistenze e questa è una delle sette. Non posso dirvi quale. Qualcuno di voi di certo avrà visto il mio personaggio su questo stesso palco negli anni passati, ma si trattava di attori che mi interpretavano. Oggi sono venuto di persona perché voglio raccontarvi tutto quello che mi è accaduto nel corso dei secoli e per cercare di mettere un punto fermo nella mia trasposizione da persona a personaggio. Ho trascorso questa mia vita ad inventarmi storie e personaggi, sono stato regista teatrale, televisivo, radiofonico, ho scritto più di cento libri, tradotti in tante lingue e di discreto successo. L’invenzione più felice è stata quella di un commissario. Da quando Zeus, o chi ne fa le veci, ha deciso di togliermi di nuovo la vista, questa volta a novant’anni, ho sentito l’urgenza di riuscire a capire cosa sia l’eternità e solo venendo qui posso intuirla. Solo su queste pietre eterne». La “Conversazione su Tiresia” scritta e interpretata da Andrea Camilleri è stata messa in scena per la prima volta al Teatro Greco di Siracusa i giugno 2018 nell’ambito delle rappresentazioni classiche realizzate dall’Istituto Nazionale del Dramma Antico.

LA RECENSIONE

Il libretto è la sceneggiatura dello spettacolo. Indi per cui, cari lettori, credo sia opportuno e giustissimo che voi vediate in sreaming lo spettacolo. Cliccando qui potrete vederlo.

Tornando al Libro di Camilleri. Tiresia è sempre stato un personaggio controverso del mondo della letteratura. Partendo dalla tragedia greca, fino ai giorni nostri. Tiresia dice la verità, sempre. Molto meno viene creduto: è una sorteche accomuna tutti i saggi. Alla luce di quanto accaduto nella scorsa settimana (penso alle affermazioni di un Vittorio Feltri qualunque) Andrea Camilleri ha senz’altro scelto bene il suo alter ego personale.

Ho trascorso questa mia vita ad inventarmi storie e personaggi. L’invenzione più felice è stata quella di un commissario conosciuto ormai nel mondo intero. Da quando Zeus, o chi ne fa le veci, ha deciso di togliermi di nuovo la vista, questa volta a novant’anni, ho sentito l’urgenza di riuscire a capire cosa sia l’eternità` e solo venendo qui posso intuirla, solo su queste pietre eterne.”

Camilleri-Tiresia ci propone un viaggio a cavallo della storia: con le sue orrende nefandezze di cui lui è stato spettatore e profeta. Il tutto nasce da una prima “conversazione sul sesso”. Da lì nasce tutto: il concetto di piacere e la figura della donna. Tenacemente Camilleri analizza in modo a dir poco sensazionale l’umanità, senza cadere nel tranello di sembrare superbo. Continui richiami a scrittori e registi cesellano la figura di Tiresia.

A tratti sembra quasi un elogio alla cecità: solo a quella visiva. Camilleri, infatti ammette, che senza vista “si vedono meglio le cose”.

Toccante è la parte della conversazione con se stesso che dedica a ciò che non è riuscito a prevedere. L’olocausto e l’orrore di aver assistito attonito alla più bieca delle barbarie umane.

Vorrei veramente concludere con Primo Levi, il quale, in un suo libro intitolato “La chiave a stella”, mette un racconto dedicato a me, intitolato appunto “Tiresia”. La narrazione riguarda un suo amico: come nell’orrore bestiale del campo di concentramento nazista egli ha rischiato una metamorfosi ben peggiore della sua. Era la trasformazione da uomo a bestia l’intento dei nazisti: “Io, Tiresia, non riuscii a prevedere quell’orrore…

Personalmente credo che “Conversazione Su Tiresia” sia una eredità immateriale che Andrea Camilleri dona alle generazioni. La descrizione precisa della sua esistenza di uomo mortale su questa terra che, grazie al suo talento, ha reso indelebile.

<hr>Condividi:
- Published posts: 533

Di origine Abruzzese, ma ramingo come un nomade. Di molteplici interessi ogni sabato su Bl Magazine con la rubrica BL LIBRI.

Twitter
Facebook