Staffetta femminile al John Fante Festival.
Terza mattinata del festival tutta al femminile.
Quattro “Donne in transito” che si passano il testimone presso la mediateca John Fante.
Apre Francesca Cosentino che, da remoto, dialoga con l’amica e collega Roberta e Sibona intorno al proprio romanzo “Stella Benson, la cacciatrice di parole” (Morellini, 2023).
Il libro accosta elementi biografici a invenzione narrativa su una scrittrice dei primi del Novecento esempio di emancipazione ma misconosciuta ai più. Stimata (e temuta) persino da Virginia Wolf a cui l’accomunava la ricerca di una solitudine creativa, patì una fragilità fisica controbilanciataricercatrice e da una spiccata forza interiore che le permise di ricostruire le sue radici lontano dal proprio ambiente aristocratico, prima nei quartieri poveri di Londra e successivamente in luoghi remoti della Cina.
Sotto la guida di Oscar Inaurato, dagli sconfinati spazi asiatici torniamo in Italia e facciamo il nosteo ingresso in casa Manzoni. Il testimone passa a Matilde Tortora, ricercatrice e sceneggiatrice, autrice di “Il cenacolo delle donne” (Graus, 2024) in cui immagina di far dialogare fra loro i personaggi femminili de “I promessi sposi“. Sono donne dell’oggi, che, incontrandosi dopo duecento anni, possono dire cose rimaste inespresse all’interno del romanzo. Queste donne siamo noi che viviamo fra desideri estirpati (come per la Monaca di Monza) e progetti caparbiamente realizzati (Lucia). Un messaggio universale che Manzoni fa germogliare su “quel ramo del lago di Como” ben piantaro sulle sue radici.
Paola Migliacci, counselor bioenergetica, presenta la sua ultima opera, una storia al margine, violenta e cruda, ambientata nel trevigiano ai tempi del fascismo: “Grano Nero” (Another Coffee Stories, 2022). Protagonista è Alice, una bambina che viene abbandonata dalla madre in un manicomio, dove troverà la maniera di sopravvivere e restare umana in un ambiente in cui sarebbe facile perdere la cognizione della realtà. Con uno stile ricercato e personale, l’autrice esplora l’universo delle emozioni in un contesto di a affettività.
La staffetta viene chiusa “Con cura” (Book a book, 2024) da Virginia Spinelli, poeta della periferia pescarese di etnia rom che, attraverso la cultura, ha trovato la sua luce. Per lei la scrittura poetica è una necessità, un processo di guarigione che implica il rompersi in piccole schegge per poi ricomporsi. Perché, come dice lei stessa “io non mi sono mai lasciata da sola.”